Stop a quella condita con olio di palmaL'Unità pag. 10
ROMA. Occhio alla cioccolata. Se a Bruxelles dovesse passare la linea »liberista , potremmo trovarci tra le mani - e in bocca - un qualcosa che con la cioccolata vera, quella fatta con cacao e burro di cacao, poco zucchero e ancor meno latte, non avrebbe molto da spartire. Alcuni paesi dell'Unione europea, soprattutto Gran Bretagna e Danimarca, vorrebbero ottenere la possibilità di esportare i loro »GUERRA EUtenenti olio di palma al posto del burro di cacao, anche in quei paesi, tra cui l'Italia, che non ne consentono la produzione né l'importazione. Lo scontro è aperto, e la proposta liberalizzatrice del commissario europeo all'Industria, Martin Bangemann, ha spaccato a metà la commissione. Un primo tentativo di far approvare la direttiva è andato a vuoto, grazie anche all'opposizione della commissaria italiana Emma Bonino. Ma oggi Bangemann ci riproverà, e non è detto che anche questa volta debba incassare un »no .
Un problema forse minore in un periodo di »mucche pazze e più ancora di quote di produzione che spesso penalizzano la produzione agroalimentare dei paesi meno forti, come appunto l'Italia, per non parlare della tragedia di un'ineguale distribuzione delle risorse che condanna alla morte per fame centinaia di milioni di esseri umani in molte aree del pianeta. Ma che coinvolge da un lato corposi interessi economici, e dall'altro il diritto dei consumatori ad avere prodotti genuini, il cui contenuto corrisponda a quello che c'è scritto sull'etichetta. O quanto meno a poter scegliere sulla base di quanti dichiarato, appunto, in etichetta.
La materia del contendere, del resto, è in buona parte proprio questa: tra chi (gli inglesi e i danesi, appunto, ma non solo loro) vorrebbe piena libertà di chiamare »cioccolata un prodotto a base di olio di palma limitandosi a indicarne la presenza tra gli ingredienti - di solito scritti a caratteri microscopici sulla confezione - e chi (l'Italia, ma anche il Belgio e l'Olanda, produttori di cioccolata di alta qualità) chiede che almeno l'indicazione »all'olio di palma sia riportata ben visibile sull'etichetta. Insufficiente, del resto, viene giudicata la »concessione , in cambio del via libera all'olio di palma, del permesso di richiedere una denominazione speciale per la cioccolata Doc. Una scelta che finirebbe molto probabilmente per aprire la porta all'immissione sul mercato di ogni tipo di surrogato dei più diversi prodotti alimentari senza renderlo distinguibile in modo chiaro e immediato.
Che la partita sia tutt'altro che di poco conto, del resto, lo testimonia anche il fatto che nel nostro paese - ma probabilmente le cose non vanno granché diversamente nel resto d'Europa - il consumo di dolci di tutti i tipi, cioccolata compresa, è in continua crescita. Le ultime stime parlano di un consumo annuo medio di oltre venti chili di dolci a testa. Ma potrebbero essere anche di più: il dato è basato su stime delle aziende produttrici di dolci, e non tiene un consumo ann in via molto approssimativa, né potrebbe probabilmente essere altrimenti - della produzione artigianale, tanto che c'è chi ritiene addirittura che in Italia si sia ormai realizzato di fatto, almeno tra i giovani, il »sorpasso dei dolci sul pane, il cui consumo è andato costantemente diminuendo negli ultimi decenni.