»LA PAZZIA NON E' DELLE MUCCHE, SONO GLI UOMINI CHE STANNO IMPAZZENDO
Il ministro inglese della sanità tenta la controffensiva, ma le mucche pazze ormai sono scappate. Il bando resta
Allarme gonfiato, pochi rischi
Bruxelles. L'allarme per l'ipotetica trasmissibilità all'uomo del morbo della "mucca pazza", l'encefalopatia spongiforme bovina, è gonfiato. "I rischi sono paragonabili al rischio di vivere - dice Emma Bonino, commissario dell'Unione europea per la tutela dei consumatori - ed è più sicuro proporre un decalogo, invitando a evitare cervello e midollo, piuttosto che ingigantire le paure e le fobie dei cittadini. La scienza non è univoca, non ci aiuta, procede per bandiere commerciali piuttosto che per certezze: basti pensare che su quindici veterinari a Bruxelles solo, guarda caso, quello inglese ha votato contro il bando alla carne inglese". Una maggioranza sospetta.
Ieri John Major, il premier britannico, ha orchestrato senza risultati apprezzabili la contro-campagna. A Londra pesa l'imminenza delle elezioni (autunno 1996 secondo tutti gli osservatori) e la eterna querelle tra europeisti e antieuropeisti, alla vigilia della Conferenza di Torino. Il bando però è stato confermato, e stavolta il veto inglese non funziona più. Erano stati gli inglesi stessi, per bocca del ministro della sanità, Stephen Dorrell, a stabilire mercoledì scorso la "possibilità" che il morbo umano Creutzfeld-Jacob (un morbo raro, rarissimo) potesse essere causato dal suo corrispettivo bovino: Pensavano di scrivere un nuovo capitolo di profilassi in una vecchia storia di igiene bovina, e invece si sono ritrovati contro l'embargo mondiale, la chiusura armata delle frontiere con l'Irlanda (uno spiegamento di forze che non si vedeva dal 1967, secondo la Reuters), una vigorosa e cattiva reazione degli allevatori francesi, spalleggiati dal governo e consacrati dal timbro "viande francaise", il sequestr
o di una nave carica di capi bestiame a Porto Torres, una infilata di critiche da parte degli esperti tedeschi ("E' chiaro che gli inglesi non hanno saputo mettere sotto controllo l'epidemia, ci sono 24 mila casi di morbo dopo le misure prese nell'89"), e persino il tradimento delle catene di Fast food e delle linee aeree britanniche, che hanno tolto il "top sirloin" dal menu.
Una epidemia dopo l'altra
Ora Stephen Dorrell grida che "non sono le mucche a essere pazze, sono gli uomini che stanno impazzendo", ma i consumatori inglesi replicano duramente ai suoi appelli "contro l'isteria". "Non ci date certezze, lasciateci almeno proteggere noi stessi e i nostri bambini". Pochi organi di stampa in Europa (il Tg5, le agenzie internazionali) hanno sottolineato il fatto che negli anni scorsi allarmi simili sono stati cagionati dal morbo africano Ebola, dal virus "listeria" presente nel latte non pastorizzato di alcuni formaggi francesi, dalle sostanze tossiche nel succo di mela inglese, dagli agenti carcinogeni (tracce di benzene) della Perrier (acqua minerale), dalla salmonella nelle uova inglesi, dalle sostanza tossiche nel vino australiano, fino alle tragedie dell'olio spagnolo (400 morti) e del morbo del "piede e della bocca" che investì prodotti bovini brasiliani, greci e, ancora una volta, inglesi.
Un tranquillo funzionario italiano
In realtà, ci racconta un tranquillo e serio funzionario italiano, Mario Valpreda, direttore veterinario della regione Piemonte, "la storia è vecchia di 200 anni". Tutto parte dalle "scrapie", una virosi non convenzionale delle pecore inglesi. Gli integratori proteici usati negli allevamenti britannici (una farina di carne e ossa provenienti dai residui di macellazione) sono diventati rischiosi negli anni '80, quando sono stati lavorati a temperature più basse. I primi casi di encefalopatia spongiforme bovina sono stati riscontrati nell'86. Una proteina attiva, chiamata prione e definita come causa del morbo nel 1982 dal neurologo e biochimico californiano Stanley B. Prusiner, uno scienziato a cui nessuno ha dato retta per tanto tempo, si comporta come un virus o un batterio, pur non essendolo, e provoca questo disordine degenerativo nel cervello. Dal 1988 i mangimi sospetti sono stati proibiti, e un sistema complesso di screening e di macellazione differenziata è invalso nel Regno Unito. "Gli inglesi devono
aver sottovalutato il problema sanitario posto loro dall'encefalopatia", dice Valpreda, "ed è probabile che siano stati infranti sia i divieti all'uso di certi mangimi sia a quello di mangiare cervello, midollo, timo e milza. Comunque in Italia i controlli sanitari funzionano. Due casi di encefalopatia bovina si sono registrati a Trapani, nel '94 tra bovini appena importati dall'Inghilterra. Tutti gli animali in sospetto, prima della macellazione, sono selezionati e il cervello è mandato agli istituti zooprofilattici. non è stato mai trovato nulla".