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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 29 marzo 1996
L'Umanità pag. 1 EMMA BONINO: »UN'EUROPA SOCIALE

Si apre oggi la Conferenza di Torino

Emma Bonino, commissario italiano dell'Unione europea, ha risposto alle nostre domande sui lavori della Conferenza intergovernativa che si apre oggi a Torino. Nelle sue parole il disegno di quell'Europa dei cittadini che è impegno di tutti attuare.

D. Jacques Delors denuncia il diffondersi in Europa di una schizofrenia politica che deriva dalla rincorsa all'applicazione del trattato e al raggiungimento dei requisiti imposti da Maastricht. Un esempio la finanziaria '96 non potrà essere inferiore ai 70 mila miliardi (almeno stando a quanto ha affermato - anche se ora ha ritrattato per motivi elettorali - Lamberto Dini). E' anche questo un esempio di "schizofrenia politica"?

R. »Credo che Jacques Delors quando parla di schizofrenia politica dell'Unione europea faccia riferimento a qualcosa di diverso. Lui dice che il Trattato di Maastricht, al cui varo ha contribuito, ha un elemento intrinseco di disarmonia e di contraddizione, in quanto è estremamente preciso e vincolante circa la creazione dell'unione monetaria ma non rafforza con uguale efficacia le istituzioni politiche.

Il rimedio suggerito da Delors, che io sottoscrivo pienamente, non è tuttavia lo smantellamento dell'unione monetaria e la rinegoziazione dei criteri di convergenza, ma il rafforzamento delle istituzioni politiche con il preciso scopo di dare un "tetto politico" all'unione economica.

Per quel che riguarda l'altro problema evocato, vale a dire la misura della manovra economica necessaria per rispettare le scadenze dell'Unione monetaria, non voglio avventurarmi nell'aggiungere nuove cifre al dibattito. Quel che è certo è che prima risaneremo i nostri conti meno dolorosa sarà l'operazione e meno gravi saranno le conseguenze negative sul nostro sistema economico. Certo, un risanamento di vasta portata non può essere fatto senza il consenso e la fiducia della gente. Ma occorre essere chiari: con o senza Unione europea la strada del risanamento è obbligata e non esistono scorciatoie .

D. Oggi a Torino si apre la Conferenza intergovernativa dei 15 Stati membri dell'Ue. Potrebbe essere l'occasione per fissare una nuova conferenza: di vera revisione del trattato di Maastricht. Non si rischia così di dare l'addio all'Europa unita? e se così fosse, cosa ci aspetta? Il terzo mondo?

R. »Bisogna intendersi bene sul significato e sulla portata della Conferenza intergovernativa destinata a procedere alla revisione dell'attuale Trattato istitutivo dell'Unione. Quando, nel febbraio 1992 i rappresentanti dei diversi Stati membri procedettero a Maastricht alla firma dell'attuale trattato, essi convenirono di rivedersi di lì a quattro anni, vale a dire nel 1996, per esaminare alla luce dell'esperienza acquisita quali fossero le modifiche da apportare per consentire un miglior funzionamento delle istituzioni europee. Non si tratta quindi di smantellare l'esistente o di rimettere in discussione oltre quarant'anni di integrazione ma, al contrario, di rafforzare l'Unione europea per metterla in condizione di affrontare nel modo migliore le sfide dei prossimi anni ed in particolare l'allargamento ai nuovi Paesi.

Per quelli che, come me, hanno in mente una certa idea dell'Europa, la Conferenza intergovernativa è anche l'occasione per progredire verso la creazione di un'Unione europea che sia allo stesso tempo più forte, più democratica, più solidale ed in cui il cittadino e non il mercato sia posto al centro del processo di integrazione.

Se passo dagli auspici alle previsioni devo ammettere che, se si tiene conto delle prese di posizione contrastanti e talora ambigue di alcuni leader politici europei, non è facile prevedere se l'Europa, in questo fine di secolo, riuscirà a fare un vero salto di qualità dandosi istituzioni realmente forti ed efficienti. Ciò che si può tuttavia affermare con sicurezza è che l'Unione europea di fine secolo non sarà l'Unione che tutti noi oggi conosciamo.

La difficoltà e la complessità dei problemi da affrontare e la sfida dell'ampliamento ai Paesi dell'Est e del Sud pongono l'Europa di fronte a un bivio: fare un salto qualitativo accelerando l'integrazione politica - magari con un primo nucleo di Paesi - oppure accettare la diluizione e l'inevitabile declino e la perdita di peso politico ed economico del Vecchio continente sulla scena internazionale.

 
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