EUROPA PRIMA NEL MONDODai 227 miliardi di lire del 1990 per aiuti umanitari ai 1400 del '95
COOPERAZIONE E SVILUPPO, pag.1, foto Bonino
di Fabrizio Artissi
- Commissaria Bonino, le hanno affidato tre competenze - l'aiuto umanitario, la pesca, le politiche dei consumatori - che non potrebbero essere più diverse tra loro. Ci si chiede come sia possibile stabilire una gerarchia fra queste responsabilità ma, prima ancora, come faccia lei ad affrontarle tutte insieme.
- Lavorando tutti i giorni, tutto il tempo necessario, insieme al mio gabinetto e ai servizi della Commissione. No, nessuna gerarchia fra i vari portafogli, nessuna rigida priorità. Nè sarebbe possibile, d'altra parte. All'inzio della mia esperienza da commissaria pensavo che l'aiuto umanitario, per la sua stessa natura di intervento d'emergenza, avrebbe 'invaso" facilmente gli altri settori. E' accaduto qualche voIta il contrario. Tutti ricordano la crisi improvvisa fra Unione Europea e Canada, agli inizi del mio mandato, nei primi mesi del '95, che per svariate settimane non mi permise quasi di occuparmi d'altro. Non è stato facile nemmeno il negoziato di pesca con il Marocco. E le politiche dei consumatori? E' bastata la vicenda delle "mucche pazze" per trasformare anche questo campo di attività, tradizionalmente tra i più quieti, in una trincea.
- A proposito di "mucche pazze". Che cosa consiglia ai consumatori?
- Continuo a pensare che siamo tutti esposti a un rischio che non sembra possibile quantificare e definire con certezza. I pareri scientifici sono assai discordanti. Detto questo, bisogna aggiungere che nè il panico nè gli allarmismi infondati sono buoni consiglieri. Sommando qualche certezza scientifica al buon senso, dovremmo poter arrivare a una sorta di "istruzioni per l'uso" che aiutino i consumatori europei ad affrontare questo rischio allo stesso modo in cui certi consigli igienico-sanitari aiutano chi soggiorna in regioni tropicali o equatoriali a evitare la malaria, I'ameba, il colera: non bere acqua corrente, non mangiare verdura cruda, attenzione alle zanzare e così via.
Ho già chiesto che vari servizi ed esperti della Commissione ci aiutino a mettere insieme il maggior numero possibile di certezze e consigli da "girare" ai consumatori: sui prodotti o le parti di prodotto veramente a rischio; sulla differenza ammesso che esista, fra cotto e crudo, fra fresco e surgelato e così via. Anche il silenzio delle autorità può disorientare la gente e produrre conseguenze tanto incalcolabili quanto il panico.
- Parliamo di aiuto umanitario. L'impressione è che la crescita esponenziale degli aiuti d'emergenza sottragga risorse agli aiuti allo sviluppo. Intravede un'inversione di questa tendenza?
- L'avvio di un processo di pace, peraltro assai complesso e vulnerabile, nella ex Jugoslavia è l'unica buona notizia che il 1995 ha portato alle maggiori agenzie umanitarie e ai maggiori paesi donatori. Da qui la necessità di essere molto prudenti. Forse è utile ricordare che l'Europa è oggi il principale fornitore di aiuti d'emergenza nel mondo. Echo, I'Ufficio Umanitario della Comunità europea di cui sono responsabile, agisce stabilmente in oltre 60 paesi di tutti i continenti attraverso circa 150 partner, fra agenzie Onu,organismi internazionali come la Croce Rossa e organizzazioni non governative. Fra il 1990 e il '95 lo sforzo finanziario sostenuto dall'Unione Europea è passato da 227 a circa 1400 miliardi di lire. L'obiettivo più difficile rimane quello di superare le emergenze e tornare a intervenuti di riabilitazioni-ricostruzioni miranti a uno sviluppo equilibrato, sostenibile e democratico. Ma bisogna anche dire chiaro che l'azione umanitaria non può accollarsi da sola questo compito e meno ancora
quello di risolvere i conflitti che si affronta piuttosto con gli strumenti della politica e della diplomazia. E l'esperienza ci insegna che si possono spegnere solo quei conflitti (vedi Mozambico, Cambogia, Bosnia) i cui protagonisti, per dirla in maniera semplice, "sono stanchi di guerra".
- Che pensa la federalista Emma Bonino del dibattito in corso sulla revisione del trattato di Maastricht?
- Il Trattato di Maastricht non è certo perfetto ma non è nemmeno quel pasticcio che qualcuno vuole far credere. E' stato il frutto di un lungo lavoro a 12 che non bisogna sottovalutare. Maastricht non ha risolto i problemi di funzionamento e democratizzazione delle istituzioni comunitarie? Certo,ma è altrettanto vero che quel trattato ha creato la nozione di cittadinanza europea, che ha accresciuto (non ancora abbastanza) il ruolo del Parlamento Europeo, che ha dato vita ai meccanismi che consentiranno ai paesi membri - se lo vorranno - di costruire una politica estera e di sicurezza comune. Non ho dubbi sul fatto che Maastricht abbia segnato una tappa rilevante del processo di costruzione europea. Con la Conferenza Intergovernativa aperta a Torino si è avviata una nuova fase, i cui risultati dipendono da tutti noi.
- C'è chi accolla a Maastricht e ai suoi criteri di convergenza il dilagare della disoccupazione in Europa...
- Io penso che la disoccupazione sia piuttosto figlia di fenomeni come la globalizzazione dell'economia, le innovazioni nei processi produttivi, I'andamento dei cicli economici. A ben guardare sono proprio i paesi più lontani dai "criteri", con maggiore debito pubblico e deficit di bilancio che registrano i tassi più alti di disoccupazione. E sono gli effetti parzialmente derivanti dall'elevato debito pubblico inflazione, svalutazione, crescita dei tassi d'interesse che colpiscono i settori più deboli della popolazione.
- Non ha paura dell'Europa a due velocità?
- Non molta, perchè questa famosa Europa a due velocità si fonda su tempi diversi di attuazione, ma in una cornice istituzionale e normativa comune. In campo monetario e in materia di apertura delle frontiere, d'altra parte, stiamo già andando a due velocità. Abbiamo obiettivi comuni, traguardi che qualcuno raggiunge prima, altri dopo. Quello che mi preoccupa, semmai, è il versante più politico del processo di costruzione europea, I'assenza di una visione comune dell'Europa definibile in poche parole chiare, comprensibili per tutti i cittadini.