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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 11 aprile 1996
Informazioni imprecise, denuncia Emma Bonino

Il Salvagente, pag.11

A interessarsi al caso delle "mucche pazze" e ai riflessi che potrebbe avere sulla salute dei consumatori c'è anche la Commissaria della Comunità europea Emma Bonino. Un ruolo di frontiera, quello della responsabile della politica dei consumatori, a far da tramite con le associazioni di tutto il Continente nel tentativo mai cosi' difficile come in questi giorni di informare correttamente i cittadini.

Allora ecco che proprio dalla Bonino viene la proposta di mettere in piedi una "task force", una cellula di crisi simile a quella che opero' in occasione del caso del vino al metanolo. Una rete da cui escano messaggi chiari e un vero e proprio decalogo per il consumatore con tutte le cautele da prendere per evitare di correre rischi e gli alimenti su cui, invece, non esiste l'evidenza di pericolo.

La Commissaria nei giorni scorsi ha anche auspicato che al comitato scientifico venissero aggregati esperti delle associazioni dei consumatori per realizzare un codice di comportamento che non venga in alcun modo influenzato da pressioni politiche e einteressi economici.

E che l'isteria collettiva si autoalimenti soprattutto in mancanza di informazioni precise, la Bonino ha tenuto a dirlo con chiarezza anche facendo alcuni esempi precisi. Esistono, infatti, alcuni alimenti che dovrebbero essere ritenuti tranquilli e sui quali invece dilagano i dubbi. Per la commissaria tra questi ci sono gli ovini, sospettati da molti in questi giorni con esiti che in vicinanza di Pasqua potrebbero essere dramamtici per l'economia degli allevatori. Questi animali, affetti dalla "scrapie" un morbo del tutto simile alla Bse non avrebbero dimostrato alcun potere infettante per l'uomo, anche se sono stati all'origine dei casi di malattia nei bovini.

Il latte e i formaggi, poi, che molti consumatori europei hanno messo in discussione e che dovrebbero invece entrare nel decalogo come assolutamente sicuri.

Intanto, man mano che passano i giorni, aumenta la lista di prodotti che potrebbero essere ritenuti sospetti e parallelamente il lavoro per le équipe di tecnici che a bruxelles devono classificare i rischi. Di pochi giorni fa, per esempio, l'assicurazione dei rappresentanti europei dell'industria cosmetica di non ricorrere più a placente e derivati bovini per belletti e rossetti. Ma che ne è di quelli in commercio? E qual è il grado effettivo di pericolo in questi casi? Su questo aspetto sono chiamati a intervenire gli scienziati dell'Unione europea, dopo l'esame della documentazione che dovrebbe pervenire dai produttori.

E chi si esprimerà apertamente sui farmaci a base di cervello bovino, come il Croniassial ritirato dal commercio oramai da qualche tempo o il Sigen, sparito dalle farmacie solo pochi giorni or sono?

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella proposta dalle associazioni di consumatori di tutta Europa: prevedere nelle etichette dei prodotti a base di carne bovina l'informazione chiara sulla loro provenienza. Un'accortezza non irrealizzabile che eviterebbe l'attuale allarme generalizzato, ma si rivelerebbe sicuramente utile nei rischi sanitari che dovessero scoppiare in futuro in qualunque altro Stato membro.

 
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