Messaggero pag. 14, foto Bonino
Il commissario Ue avverte che l'Italia sottovaluta gli impegni richiesti dalla futura unione monetaria
BRUXELLES - Non risparmia né il Polo né l'Ulivo. Dice che, sull'Europa, hanno entrambi delle "posizioni sterili, prive di slancio e di passione politica". Ma, chiunque vinca le elezioni ""dovrà fare i conti con l'Europa", perché è nel confronto coi partner dell'Unione che si giocano le sorti dell'Italia. Delusa per "l'assenza totale" dei temi europei dalla campagna elettorale, Emma Bonino guarda con preoccupazione agli impegni che attendono il futuro governo. L'eurocommissaria responsabile per la politica dei consumatori, gli aiuti umanitari e la pesca è appena rientrata da una avventuroso viaggio in Africa. Durante la tappa a Chisimaio, in Somalia, la protagonista di tante battaglie per i diritti civili è stata coinvolta in un conflitto a fuoco tra fazioni rivali. Come lei stessa conferma in un'intervista al "Messaggero", era riuscita ad evitare il peggio solo grazie alla prontezza di riflessi dell'autista. Ma è acqua passata. Non sono invece acqua passata, per Emma Bonino, l'"illusione tecnocratica" e l'eu
ropeismo "superficiale e privo di idee" della classe politica italiana.
D. Come spiega la disattenzione dei leader del Polo e dell'Ulivo verso l'Europa?
R. »L'Europa è stata espulsa dal dibattito perché non paga elettoralmente. Nessuno meglio di noi radicali sa bene che la politica estera non toglie e non porta voti. Ma oggi, alla vigilia di importanti decisioni sulla moneta unica e sulle istituzioni dell'Unione, questa lacuna mi sembra particolarmente grave .
D. Non salva nessuno?
»Le eccezioni sono rarissime. Centro-destra e centro-sinistra eludono entrambi un elemento indispensabile per valutare quale sarà il nostro futuro. Preferiscono dedicarsi a controbattere gli evidenti strafalcioni separatisti di Bossi, piuttosto che spiegare agli elettori che le sorti dell'Italia si giocano in Europa. Sono due posizioni sterili, prive di slancio e di passione .
D. Vuol dire che i nostri politici sottovalutano il ruolo dell'Europa nell'economia e nello sviluppo del Paese?
R. »Non abbiamo chiaro né quale Europa vogliamo, né cosa dobbiamo fare per starci. Ma sono più arrabbiata che disperata. E questo perché l'Europa è fortunatamente una strada obbligata per l'Italia. Non appena risolti i nostri problemi contingenti, torneremo in carreggiata e l'Europa sarà di nuovo la nostra bussola .
D. E' uno scenario che potrebbe richiedere parecchio tempo...
»Sono convinta che chiunque vincerà le elezioni del 21 aprile dovrà fare i conti con l'Europa. A parte la manovrina di maggio, in giugno o luglio bisognerà presentare la finanziaria per il '97. Vedremo in quella occasione se il nuovo governo e la nuova maggioranza vogliono portare l'Italia verso la moneta unica, oppure no .
D. Lacrime e sangue in altre parole?
R. »E' scontato che dovremo fare una rigorosa politica di bilancio. Non c'è via d'uscita. Però, attenzione, il risanamento della finanza pubblica è indispensabile ben al di là dei vincoli imposti da Maastricht per realizzare l'Unione monetaria .
D. Converrà che non è una prospettiva esaltante. Se è difficile far capire che i sacrifici sono dettati dalla mondializzazione dell'economia, neppure un'Europa in crisi d'identità sembra giustificare le "stangate" in arrivo.
R. »Paghiamo l'errore tragico commesso dieci anni fa, a Milano, quando i governi e lo stesso Jacques Delors accantonarono il progetto di Altiero Spinelli per un'Europa federale. La scelta di allora, che definirei un'illusione tecnicistica e intergovernativa, pesa ancora adesso. Solo la Germania di Kohl offre qualche barlume di speranza. Dell'attuale vuoto pneumatico la classe politica italiana porta anch'essa la responsabilità che non c'è .
D. Cosa propone per invertire la tendenza?
R. »Solo una forza politica organizzata ma che sia esterna ai partiti può riuscire nell'impresa. Gli italiani sono quelli che dovrebbero avvertire di più questa esigenza. D'accordo che un'iniziativa del genere non è possibile in un paese che è in campagna elettorale permanente dal settembre '94, ma se dalle elezioni uscirà un assetto politico stabile si potrebbe tentare, trovando una sponda nel Cancelliere tedesco. In fondo, la Conferenza intergovernativa è appena cominciata e sarebbe un errore darla per persa .