INTERESSI SENZA SEGRETI
Bruxelles vuole modificare la direttiva 87/102 estendendola anche a ipoteche e leasing. Previste misure contro l'usura
Secco no della Federazione bancaria europea: »La revisione non è necessaria .
Alla fine degli anni '80, bastava regolare il settore delle vendite a rate, fissate dal negoziante con il cliente. Da allora, però, il credito al consumo ha visto lo sviluppo di nuove formule e in particolare il boom dei fidi bancari e delle carte. Così, le due direttive ad hoc approvate tra il 1987 e il '90 sono rapidamente "invecchiate". Bruxelles le vuole rivedere. E si è data un limite: entro la fine dell'anno bisogna procedere a nuove norme. Che non si annunciano facili, visti i divari in merito tra consumatori e operatori finanziari.
in realtà, un primo passo è già stato fatto. La Commissione ha elaborato un progetto di direttiva che modifica la 90/88 e che, se sarà approvato dai Quindici, porrà fine alle deroghe previste dal testo comunitario. La direttiva 88 del 1990 ha introdotto il Taeg, il Tasso annuo effettivo globale, che dà immediatamente al consumatore un'idea delle spese da sostenere per strappare il suo credito. Ma al tempo stesso permetteva ai Paesi con un loro sistema particolare di calcolo di mantenerlo, almeno fino al primo gennaio di quest'anno: Francia e Germania e poi anche la Finlandia hanno approfittato di questa deroga. Adesso, con il nuovo progetto di direttiva, la Commissione elimina questa possibilità e generalizza per tutti lo stesso tipo di formula matematica per il calcolo del Taeg.
Ma la questione più importante da risolvere è un'altra: la modifica della direttiva 87/102, che fissa determinate regole per la protezione del consumatore nel credito al consumo e in pratica anche il campo di applicazione della Taeg successivamente introdotto. »La direttiva prevede già una serie di diritti, come quello al rimborso anticipato dei crediti - ha dichiarato Emma Bonino, il commissario responsabile della Politica dei consumatori, in un convegno organizzato sul tema a Milano - ma le garanzie dei consumatori vanno ampliate . D'accordo il commissario Mario Monti, responsabile dei servizi finanziari, anche se, allo stesso incontro, si è rivelato più cauto: »Una regolamentazione eccessiva potrebbe rendere più difficile l'accesso al credito - ha osservato - e una tutela eccessiva dell'utenza potrebbe aumentare il rischio a carico delle istituzioni finanziarie, così da generare prezzi più elevati .
Ma quali sono i punti in discussione? La direttiva si applica ai singoli consumatori: La Commissione, invece, sta valutando se estenderla anche ai crediti alle piccole e medie imprese. Inoltre, sono esclusi i crediti ipotecari, il leasing e le carte di credito: anche questi potrebbero essere inglobati, con tutti gli obblighi previsti dalla legge comunitaria, Taeg compreso. Inoltre, uno degli obiettivi di Bruxelles è anche intervenire nella lotta all'usura e al sovraindebitamento: la direttiva 87/102 impone all'articolo 12 agli Stati membri di adottare misure di controllo o di sorveglianza a priori o a posteriori nei confronti degli operatori presenti sul mercato. Ma niente di più.
La modifica, probabilmente mediante una nuova direttiva, potrebbe essere già pronta entro qualche mese. E ora sono in corso le trattative di Bruxelles con gli operatori del settore. Un negoziato difficile: »La revisione non è necessaria - osserva Diane Iannucci, della federazione bancaria europea, di cui fa parte anche la nostra Abi - se bisogna rafforzare il dovere di informazione reciproco degli operatori finanziari e, sottolineiamo, anche dei consumatori, non credo che per questo ci voglia una nuova direttiva . Su tutte le novità "nell'aria" viste sopra, niente da fare. In particolare l'estensione al credito commerciale: »Nel Regno Unito - si legge in un documento della Federazione - la definizione di consumatore è stata ampliata per includervi le piccole e medie imprese, per cui i professionisti si sono visti rifiutare facilitazioni prima loro riservate: non a caso è stato presentato un emendamento, allo scopo di ritornare alla definizione più restrittiva della direttiva 87/102 .
Del resto gran parte dei Paesi, come individuato dalla Commissione l'anno scorso, sono andati già al di là di quanto stabilito dalla 87/102: ad esempio in Italia, come sottolineano all'Abi, la legge di recepimento 142/1992 ha fissato un'applicazione più ampia delle norme rispetto al testo della direttiva, non i crediti fino ai 40 milioni ma fino ai 60.
E i consumatori? Sono su posizioni diametralmente opposte. Sì all'estensione agli altri tipi di credito e alle carte. E ancora di più: »La direttiva sul credito al consumo va modificata nel senso di ampliare la protezione minimale, anche perché il contenuto della 87/102 viene disatteso in molti Paesi - ricorda Anna Bartolini, presidente del Comitato difesa consumatori - bisognerebbe comprendere anche i mutui per l'acquisto della casa, i prestiti forniti dai datori di lavoro e quelli che non superano i 200 ecu. Inoltre bisognerebbe prevedere un ripensamento di sette giorni per tutti i casi di credito al consumo .