SERVIZI PUBBLICI DA LIBERALIZZARE PER I CITTADINI
Vantaggi dalla deregulation
Negli ultimi anni la Ue ha portato avanti un processo di liberalizzazione dei servizi essenziali nella vita quotidiana di ognuno di noi, quali il telefono, i trasporti, l'energia elettrica e le poste. Già da adesso i cittadini europei sono liberi di scegliere quale compagnia aerea utilizzare per spostarsi all'interno dell'Unione. Tra meno di due anni sarà possibile utilizzare British telecom o France telecom per telefonare da Roma a Milano. Per altri servizi (energia, poste, trasporti ferroviari) l'introduzione della concorrenza è ancora agli inizi ed è in parte ostacolata da contrasti politici tra Stati membri e interesse contrapposti.
Tale processo è la coerente applicazione del Trattato di Roma e della sua ispirazione decisamente liberista. La filosofia di fondo è che l'eliminazione degli ostacoli alla circolazione di merci, persone, servizi e capitali, così come l'applicazione delle regole di concorrenza portano ad una migliore allocazione delle risorse nell'interesse di tutti. E' dunque naturale che la Commissione europea elimini progressivamente tutti quei monopoli statali non giustificati da ragioni di interesse economico generale i quali, violando le regole di libera circolazione dei servizi, appaiono in contrasto con la logica della costruzione comunitaria.
Tuttavia, l'applicazione delle norme liberiste del Trattato si scontra con ostacoli politici. Tra questi c'è il conflitto latente tra le diverse concezioni del ruolo dello Stato nell'economia a seconda dei Paesi membri. Ci sono, poi, gli interessi concreti di chi vede nella liberalizzazione comunitaria una messa in discussione dello Stato sociale, o una minaccia di privilegi corporativi e di categoria: sindacati, funzionari, manager pubblici, uomini politici. Gli avversari delle liberalizzazioni si servono spesso di argomenti di carattere emotivo, fomentando nell'opinione pubblica l'idea che le liberalizzazioni porteranno allo smantellamento dello Stato sociale e a perdite di impiego.
Un ampio dibattito sulle ragioni della politica di liberalizzazione europea. Dal dibattito della Commissione europea è emersa nettamente la volontà politica di continuare questo processo. Difatti, per garantire ai cittadini/consumatori servizi di qualità a prezzi abbordabili senza aumentare le tasse non c'è altra via che l'apertura dei mercati alla concorrenza. A dettare questa scelta sono: la sempre maggiore internazionalizzazione dell'economia; il rapido sviluppo tecnologico, come nelle telecomunicazioni; la necessità di accedere ai finanziamenti privati, stante la crisi delle finanze pubbliche.
Ma liberalizzare non vuol dire rinunciare a quegli obiettivi di coesione sociale, di rispetto dell'ambiente e di tutela del consumatore presenti nel Trattato. L'esperienza ha dimostrato che il pluralismo e l'efficienza del mercato, se accompagnati da un quadro regolamentare e da sistemi di controllo effettivo, sono pienamente conciliabili con l'accesso universale a servizi di qualità a prezzi ragionevoli. E ciò vale anche per le categorie di cittadini/consumatori economicamente più deboli o situati in regioni periferiche o con ritardo di sviluppo. Nel momento stesso in cui l'Europa chiede agli Stati di ritirarsi dalla gestione esclusiva dei servizi di pubblica utilità, li invita ad assumere il ruolo di regolatori e a porre in essere quei correttivi necessari affinché le forze spontanee del mercato divengano uno strumento efficiente per perseguire l'interesse generale.
Al di là delle considerazioni di politica comunitarie vi è poi un'altra buona ragione per proseguire nel processo di liberalizzazione. In alcuni Paesi e, specialmente nel nostro, la gestione privatistica dei servizi di pubblica utilità è attualmente l'unico modo per rompere (o comunque allentare) il pericoloso legame tra potere politico e gestione di importanti settori dell'economia, spesso fonte di inefficienza, corruzione e alterazione dei meccanismi della democrazia. Anche alla luce degli ultimi sviluppi del dibattito europeo sulle liberalizzazioni, penso che in Italia sia giunto il momento di aprire un confronto serio sul ruolo dello Stato nell'economia e sul modo migliore di fornire ai cittadini/consumatori servizi di qualità a prezzi abbordabili, facendo cadere una volta per tutte i dogmi e gli schematismi per cui pubblico è uguale a solidarietà e mercato è sinonimo di egoismo e discriminazione sociale.