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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 7 giugno 1996
SCURE DI BRUXELLES SULLE FLOTTE: FISSATE LE RIDUZIONI FINO AL 2002

Sole 24Ore inserto Europa, pag.2

articolo di Elisabetta Carli

Il campanello d'allarme per l'aringa del Mare del Nord suona già da qualche anno. E mentre il salmone potrebbe definitivamente sparire da tutti i bacini europei, le speci ittiche di piccole dimensioni si avviano a subire la stessa sorte.

A rischio di rendersi impopolare, il commissario europeo alla Pesca, Emma Bonino, ha deciso di ascoltare seriamente queste minacce e di correre ai ripari, prima che sia troppo tardi. Per evitare, da un lato, altre clamorose uscite di scena come quella del merluzzo, ora introvabile nelle acque canadesi, e dall'altro, un crollo improvviso dell'industria della pesca per autodistruzione, il commissario ha proposto tagli drastici alle flotte di tutti i mari europei, dal 1· gennaio del 1997 alla fine del 2002.

Sei anni durante i quali la Commissione di Bruxelles (che ha fatto propria la proposta Bonino) intende diluire gli interventi in un delicato equilibrismo, nel dilemma se privilegiare le esigenze della scienza - imperativi di salvaguardia biologica affermati dagli studiosi delle profondità marine - o quelle socio-economiche di chi dall'industria del mare trae il proprio sostentamento.

Tagli duri quindi - è la ricetta di questo quarto programma di orientamento pluriennale (Pop IV) - da infliggere al 40% delle flotte che pescano a strascico speci gravemente in pericolo: i demersali nel Baltico e nel Mare del Nord, di Kattegal-Skagerrat (tra Svezia e Danimarca), nella Manica, in Scozia, nel Plateau Sud, il pesce spada e il merluzzo al largo della Spagna e del Portogallo e, indistintamente, tutti gli stock di pesce nel Mare d'Irlanda particolarmente impoverito. Mentre per il salmone è previsto ovunque un dimezzamento delle imbarcazioni.

Meno urgente appare il bisogno di ristabilire la fauna marina nel Mediterraneo dove i piccoli pelagici non corrono alcun rischio: (e quindi non si prevedono tagli, mentre i demersali, il pesce spada e il tonno rosso la riduzione ipotizzata è del 30% della flotta). Un dato che, tuttavia, potrebbe essere rivisto al ribasso una volta discusso con le autorità nazionali, come è avvenuto in Italia nel precedente Pop (1992-'96). E che comunque non fa stare allegri i 44mila pescatori dei 280mila europei e neppure i restanti 26mila occupati nell'acquacoltura, nella trasformazione e nel commercio dei prodotti ittici del Bel Paese. Perché, fra l'altro, in tutti i mari anche per le speci in equilibrio biologico dovranno essere messe in conto riduzioni del 12% nei sei anni del piano. Questo in virtù del fatto che solamente a causa del progresso tecnico l'aumento dello sforzo di pesca è de 2% all'anno.

Questa riduzione comunque non verrà sola. Il commissario Bonino intende chiedere un aumento del budget comunitario destinato al settore - 3100 milioni di Ecu, 6200 miliardi di lire per il '94-'99 - di cui all'Italia vanno rispettivamente 734 miliardi di lire per lo Sfop, strumento finanziario di orientamento per la pesca, e 67,4 miliardi di lire per il programma pesca. Aumento che servirà ad attenuare le conseguenze sociali della ristrutturazione del settore tramite contributi per prepensionamenti e premi forfettari individuali per chi lascia.

Tutto questo avrà serie conseguenze per alcuni Paesi, tra cui la Gran Bretagna, che ha già accumulato pesanti ritardi nello smaltimento della flotta previsto in passato.

In Italia - dove il settore si concentra soprattutto in Sicilia (Mazara del Vallo), lungo l'Adriatico, in Liguria, Toscana e nel litorale pugliese che fruttano una produzione ittica di 704mila tonnellate annue di cui il 70% proveniente dal Mediterraneo e il 22% dall'acquacoltura - il programma di Bruxelles andrà a toccare in modo non lieve la flotta di 16.434 unità costituita per lo più da piccole imbarcazioni.

Ma risolleverà sapere che la pesca costiera, che assicura un gran numero di posti di lavoro anche nel nostro Paese, sarà comunque risparmiata dalle riduzioni. Il programma comunitario si innesta su una situazione italiana afflitta da sovra-capacità della flotta, da imprese della pesca molto indebitate, da una crescente domanda cui si fa fronte con una forte dipendenza dai prodotti ittici di importazione che hanno prezzi molto competitivi.

E dopo l'enunciazione dei principi, il 10 giugno il testo verrà discusso nei dettagli pratici per essere approvato al Consiglio probabilmente in ottobre. Dopodiché, entro dicembre, la Commissione lo trasformerà in 13 decisioni, una per ogni Paese comunitario parte in causa del programma.

 
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