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Conferenza Emma Bonino
Commissione Europea Letizia - 7 giugno 1996
Colloque européen en hommage à Altiero SPINELLI
(31 août 1907 - 23 mai 1986)

"Du projet de traité du Parlement européen

à la révision du traité sur l'Union européenne"

Sono sinceramente lieta di poter aprire questo Convegno organizzato in onore di Altiero Spinelli a dieci anni dalla sua scomparsa.

Sono convinta che le vostre discussioni confermeranno che le idee, il progetto ed il metodo di questo grande artigiano dell'Europa restano di straordinaria attualità e che molte delle soluzioni utilizzate nel progetto di trattato adottato dal Parlamento nel febbraio del 1984, e da lui ispirato, possono fornire utile spunto di riflessione per i negoziatori dell'attuale Conferenza intergovernativa.

Per quel che mi riguarda, avendo avuto la fortuna di frequentare Spinelli e di condividerne alcune battaglie, vorrei limitarmi in questa breve introduzione a tracciare alcuni dei tratti essenziali di questo grande personaggio che ha avuto la capacità di attraversare il nostro secolo senza deflettere, conservando intatte le proprie convinzioni ed i propri ideali.

Di Spinelli vorrei ricordare essenzialmente tre aspetti: l'uomo; il politico; il visionario.

L'Uomo

Dire di Spinelli che era un uomo dal carattere forte e dallo spirito indipendente è quasi dire una banalità, tanto la cosa è risaputa ed accettata da tutti. Allo stesso tempo non è possibile parlare di Spinelli senza ricordare questi dati essenziali della sua personalità che hanno fortemente marcato la sua azione politica.

Senza voler indulgere ad una beatificazione laica (che di certo Spinelli non avrebbe gradito) voglio molto sinteticamente ricordare alcuni episodi della sua storia personale che mostrano come l'uomo sapesse essere indipendente ed integro. Arrestato nel 1927 per attività clandestina contro il regime fascista, Spinelli si vede infliggere diecianni di carcere e sei di confino. Alla pesante condanna molto contribuì l'atteggiamento fiero, scevro da ogni ombra di pentimento, che Spinelli mostrò, anzi ostentò, dinanzi al Tribunalespeciale. Ma non è tutto; nel 1935, in un momento in cui il fascismo è all'apice della sua popolarità (sono gli "anni del consenso") ed in cui i suoi compagni di prigionia sono prevalentemente dei comunisti come lui, Spinelli, pur restando antifascista, abbandona il partito comunista e rimette in discussione, almeno in parte, quegli ideali che lo avevano portato a subire una così pesante condanna. Non furono molte le persone capaci di avere una tale forza d'animo.

Ancora, nell'estate del 1941, nel momento in cui Hitler aveva invaso quasi tutta l'Europa e riversava i propri eserciti sulle pianure russe, ecco Spinelli con Ernesto Rossi, in esilio a Ventotene, redigere "quasi di getto" (come lui stesso amava raccontare) il Manifesto federalista passato alla storia come il "Manifesto di Ventotene". Solo dei pazzi, o dei visionari avrebbero potuto in quel momento immaginare per l'Europa un futuro fatto di unità e di istituzioni democratiche.

Non voglio qui continuare la biografia di Spinelli, ma credo che gli episodi appena ricordati mostrino, più di ogni possibile descrizione, quale fosse la tempra dell'Uomo e quale la fermezza di cui sapeva fare prova.

Certo, chi lo ha conosciuto di persona lo sa bene, Spinelli non era proprio quello che si dice un personaggio facile, al contrario; ma tutti, amici come avversari politici, hanno sempre riconosciuto in lui un uomo leale, non fazioso, sempre pronto ad esporsi ed a pagare di persona.

Il Politico

La fermezza di carattere ed una solo apparente mancanza di duttilità non gli impedirono di essere eccellente politico nel senso più nobile del termine. Spinelli era un uomo inflessibile nelle sue convinzioni ma che sapeva allo stesso tempo valutare con esattezza i rapporti di forza per poi modificarli a suo vantaggio o meglio a vantaggio delle idee in cui credeva. Egli era abilissimo nell'aggregare le persone, al di là delle tradizionali divisioni di parte, sulla base di idee forza e di progetti precisi.

Basti pensare all'attività da lui svolta nella creazione e nell'animazione del Club del Coccodrillo o al ruolo fondamentale svolto nel favorire l'adozione del progetto di trattato sull'Unione da parte del Parlamento europeo agli inizi degli anni'80.

Se si vuole individuare il suo modo di essere politico si può dire che egli era, e sentiva di essere, una sorta di apostolo, di predicatore laico che non cessa di fare appello alla ragione ed a quegli uomini disposti a fare uso del proprio cervello senza pregiudizi o preclusioni.

Spinelli ha infatti spesso ripetuto di aver considerato, fin dal Manifesto di Ventotene, che la linea di divisione fra forze di progresso e forze di conservazione non sarebbe stata più quella tradizionale fra sinistra, più o meno socialista, e destra, più o meno liberale; ma quella nuovissima fra chi si sarebbe proposto di adoperare il potere di cui avesse disposto per promuovere l'unificazione europea e chi di quel potere voleva servirsi per promuovere la restaurazione della sovranità nazionale. Ed aggiungeva di aver maturato la convinzione di dover mantenere un atteggiamento di indipendenza da qualsiasi partito nazionale, restando tuttavia pronto ad impegnarsi accanto a chiunque si fosse schierato, o fosse stato da lui indotto a schierarsi, sulla linea di battaglia politica costituita dal perseguimento dell'integrazione europea.

Ricordo ancora con emozione l'intervento accorato di Spinelli al Congresso del Partito Radicale nel novembre 1985, pochi mesi prima della sua scomparsa. Ricordo il suo entusiasmo, la sua passione civile, la volontà di convincere tutti noi a continuare la sua battaglia per costruire quell'unità europea da lui considerata indispensabile giacché, come amava ripetere "non c'è grande problema che possa essere affrontato seriamente con criteri e strumenti nazionali".

Il Visionario

l'aspetto certamente più affascinante ed a mio avviso più significativo della personalità di Spinelli.

Spinelli ha lui stesso raccontato in maniera "colorita" quanto fosse stata importante per lui la "conversione" all'idea federalista all'epoca di Ventotene: "ero allora nel mezzo del cammin di nostra vita, nel più preciso senso dantesco di questa espressione, cioè non solo fisiologicamente per il fatto di avere 34anni, ma anche perché la redazione del Manifesto costituì la cesura fondamentale della mia vita. Tutto quello che avevo fatto, pensato, subito fino a quel momento, si riduceva a mia preistoria, la mia storia vera e piena essendo quel che da allora ho cominciato a pensare, a dire, a scrivere, a fare, a subire".

Ed aggiunge di aver capito fin da allora che: "il compito di realizzare l'unità europea non spetta a un'imprecisabile generazione di un imprecisabile futuro, ma spettava alla nostra generazione e che mi sarei quindi impegnato per essa d'ora innanzi, come al compito centrale della mia vita politica"

Benché visionario Spinelli non fu un astratto idealista; al contrario, fu, come ho accennato, un politico accorto. In più ebbe quella lucidità che solo i visionari sanno avere.

Recentemente in Italia sono stati pubblicati i suoi scritti degli anni quaranta sul federalismo: sono un modello di lucidità e di capacità di guardare al futuro al di là delle mode e dei problemi contingenti. Così come i suoi scritti degli anni cinquanta (Dagli Stati Sovrani agli Stati Uniti d'Europa); degli anni sessanta (L'Europa non cade dal cielo) o settanta (L'avventura europea). In quest'ultimo libro, "L'avventura europea", del 1972, Spinelli parla tra l'altro di moneta unica, dell'importanza della politica regionale, di politica industriale, di ricerca e di ambiente, dimostrando così, se ce ne fosse stato bisogno, di essere un visionario estremamente concreto e realista.

Conclusione

Concludo, venendo agli anni ottanta ed al progetto di trattato sull'Unione europea adottato dal Parlamento europeo nel febbraio 1984. Fu anzitutto una sua creatura; qualcosa che egli volle fortemente, battendosi contro mille difficoltà. anche, probabilmente, l'eredità più immediata che lascia a noi tutti.

I negoziatori dell'attuale Conferenza intergovernativa farebbero bene a farvi costante riferimento, perché quel progetto di trattato rappresenta un mirabile esempio di delicato equilibrio tra utopia e realismo, tra sogno e concretezza.

In esso si possono trovare spunti estremamente interessanti su temi essenziali quali i meccanismi di voto e di maggioranza in seno al Consiglio, la flessibilità o le relazioni esterne.

Allo stesso modo dovremmo noi tutti meglio riflettere su quanto Spinelli, fervente sostenitore del ruolo costituente del Parlamento europeo, non si stancava di ripetere: "L'Europa deve essere fatta dagli Europei e non dalle burocrazie, non dalle diplomazie. La gente dirà sì o no, ma capirà quando dice sì e quando dice no".

L'insegnamento e la fede europea di Spinelli restano per noi tutti, federalisti convinti, un punto di riferimento imprescindibile ed un richiamo al senso profondo delle cose, soprattutto nel momento attuale in cui l'irragionevolezza degli uomini sembra fare a gara con la pazzia delle mucche.

Il prossimo vertice dei Capi di Stato e di Governo di Firenze, che dovrebbe rilanciare la Conferenza intergovernativa, rischia di essere compromesso dalla vicenda delle mucche o da altre amenità, mentre sarebbe più che mai necessario, di fronte ad un'opinione pubblica sempre più frastornata e scettica sul futuro dell'integrazione politica del nostro continente, lanciare messaggi politici forti e comprensibili.

In tale situazione ci è ancora una volta di conforto l'insegnamento di Altiero Spinelli, il suo esempio e la convinzione profonda che, malgrado tutte le difficoltà, lui avrebbe continuato a predicare, a battersi ed a confidare, magari a torto, nella ragionevolezza degli uomini.

 
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