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Conferenza Emma Bonino
Donvito Vincenzo - 14 giugno 1996
Vertice sulla Bosnia a Firenze
intervento di Emma Bonino

P.I.C. - Peace Implementation Council

Firenze, 13 /14 giugno 1996

Sessione 2 - Humanitarian Affairs

Intervento di E.Bonino, Commissione Europea, del 13 giugno

Signor Presidente,

mi consenta anzitutto di ringraziare Sadako Ogata ed il Rappresentante del C.I. Croce Rossa per l'esposizione sobria sullo stato d'avanzamento del "volet" umanitario degli accordi di pace, e del realismo di cui hanno dato prova. Tengo inoltre - su un piano più istituzionale - a ringraziare l'Ufficio dell'Alto Commissario ed il Comitato Internazionale della Croce Rossa, ambedue partners operativi insostituibili dell'Ufficio Umanitario della Comunità Europea (ECHO), non solo per l'opera svolta nel quadro delle specifiche e rispettive attribuzioni previste dagli accordi di Dayton, ma anche, piu' in generale, per la preziosa cooperazione prestata su tutti i grandi teatri umanitari.

C'e' materia di riflessione per tutti in questa sala, nell'analisi severa delle difficolta' che tuttora si frappongono ad un rimpatrio piu' massiccio dei rifugiati e degli sfollati ed alle prospettive di risoluzione a breve scadenza della crisi umanitaria nella regione.

Per le Parti, innanzitutto, a cui incombe la responsabilita' fondamentale di onorare in buona fede gli accordi sottoscritti in materia di rifugiati. E' un dato di fatto che la messa in evidenza di "ostacoli alla liberta' di movimento", soprattutto per quanto riguarda i gruppi di popolazione "minoritari" in certe aree, costituisce una rappresentazione eufemistica di una realta' in cui persino delle visite temporanee di nuclei sparuti di rifugiati vengono sistematicamente negate o impedite dalle autorita' o dalla popolazione locale, con ogni mezzo.

Non e' piu' tempo di recriminare sull'origine e sulle responsabilita' della grave situazione in cui si trovano tuttora tutti i gruppi di popolazione costretti dalla guerra ad abbandonare le proprie dimore. E' tempo di pace, e di lavorare insieme per una pace durevole in cui la coabitazione, la coesistenza pacifica e la cooperazione sono gli unici obiettivi ragionevoli e sostenibili.

Per tutti gli attori dell'umanitario, in secondo luogo, che si tratti di agenzie internazionali, ONG, o donatori, inclusa la Commissione Europea ed il suo Ufficio Umanitario, che ho l'onore di dirigere.

Per una volta, non c'e' da recriminare, per quanto riguarda questo processo di rimpatrio, sulla scarsezza di attenzione, o di coordinamento, o di strutture logistiche disponibili, e nemmeno di risorse finanziarie o per la "stanchezza dei donatori".

Tutti i mezzi umanitari sono a disposizione per garantire e realizzare un rimpatrio ordinato, massiccio e, se necessario, rapido di rifugiati e sfollati.

Emergono invece, crudamente, i limiti esterni all'intervento umanitario. Un intervento che è necessario ed insostituibile, e mai inutile, per salvare vite umane e palliare a sofferenze imposte alle vittime civili: si tratta di valori irrinunciabili per la Comunità internazionale. Ma che poco o nulla puo' fare per superare le resistenze psicologiche delle vittime ("people are not parcels!"), e che non dispone - ed e' giusto che sia cosi' - degli strumenti della politica (quella con la "P" maiuscola), per superare gli ostacoli di natura politica che si frappongano sul cammino verso la soluzione di una crisi.

C'è quindi materia di riflessione, anche in questo campo, per tutti i Governi che hanno contribuito ad avviare e consolidare, con interventi ai massimi livelli, il processo di pace, e per tutte le istanze di garanzia e di controllo previste dagli accordi.

Sono fiduciosa, Signor Presidente, che sotto la sua guida accorta questa Conferenza sapra' dare tutti gli impulsi necessari perche' la rimozione degli ostacoli di natura politica constatati nel processo di rimpatrio sia affrontata e compiuta, laddove necessario, a livello politico.

C'è infine da riflettere a livello della popolazione in loco, che sembra ancora in parte esposta alla tentazione di una logica individuale e collettiva in cui prevale il confronto e la retorica di esclusione "degli altri". Questi atteggiamenti, radicati nel lungo periodo di conflitto, rischiano di far si' che le vittime civili di un conflitto subito e sofferto rimangano ad oltranza prigioniere di una logica che non hanno contribuito ad alimentare. Per questa gente, due volte vittima, c'e' bisogno di comprensione, e di persuasione.

Ma c'e' anche bisogno del conforto della Comunita' internazionale, che deve dispiegare senza parsimonia i mezzi disponibili di informazione e di comunicazione di massa e di terreno, per rendere tutti, e a tutti i livelli, partecipi e protagonisti del grande progetto di Pace. E c'e' bisogno del concorso attivo di tutte le autorita' locali, troppo spesso ancora in dissonanza con gli impegni assunti dai responsabili governativi.

Signor Presidente,

che il processo di rimpatrio potesse rivelarsi più difficile o duraturo di quanto auspicato a Londra era, tutto sommato, da mettere in bilancio. Molti progressi sono stati fatti da allora - ma molto rimane da fare.

Quello che importa oggi e' che abbiamo davanti una "finestra di opportunita'" nei mesi che ci separano dalle scadenze elettorali - ma non solo quelli - per incrementare risolutamente gli sforzi, sul piano umanitario e politico, in vista di una normalizzazione a termine della situazione dei rifugiati e degli sfollati.

La Commissione europea, come Lei sa, rimane in prima linea nell'impegno umanitario a favore della regione. Ho il privilegio di annunciare che il 30 Maggio scorso il Collegio ha approvato un piano di aiuti umanitari del valore di circa 102 Milioni di Ecu, che si aggiungono ai 1.181 Milioni di Ecu gia' forniti, in "tranches" successive, dall'inizio del conflitto in ex-Yugoslavia. Una parte sostanziale di questi fondi e' destinata all'appello dell'Alto Commissario per i Rifugiati, per sostenere il processo di rimpatrio. E parte di questi aiuti, dispensati da altre agenzie ed ONG, servira' al sostegno di tutte le vittime - essenzialmente sfollati - tuttora alloggiate in condizioni precarie e prive di assistenza medica o alimentare, e non interessate dai movimenti di rimpatrio in corso.

Infine, una parte dell'impegno finanziario di ECHO andra' a sostenere l'opera di riabilitazione detta "d'urgenza", ovvero la somministrazione di servizi essenziali ed il ripristino di infrastrutture di base indispensabili per creare, nelle popolazioni che rientrano, una percezione tangibile di miglioramento della situazione e di normalizzazione progressiva delle condizioni di vita.

E' forse in questa direzione che uno sforzo piu' consistente va fatto nelle prossime settimane, per consentire una saldatura efficace e sinergica con l'opera di ricostruzione e di rilancio delle strutture economiche, i cui effetti tangibili si produrranno - per forza di cose - col tempo.

Siamo nella fase cruciale di un processo irreversibile, ed al quale non c'e' alternativa: dobbiamo tutti prenderne atto: Parti, Governi, Agenzie - ed operare di conseguenza.

 
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