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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 25 luglio 1996
La guerra del pesce

Il Sole 24Ore pag. 9

articolo di Alessandro Mastrantonio

ACCORDO IN EXTREMIS SULLE SPADARE, 350 MILIARDI PER LA RICONVERSIONE

MILANO - Incentivi agli armatori per abbandonare definitivamente la pesca con le spadare, oppure, in alternativa, riconvertirla ad altri usi e tentare nuove attività produttive. Sono i cardini sui quali ruota il piano di riconversione e di razionalizzazione della pesca con le reti da posta derivanti, le cosiddette spadare, messo a punto dal ministro delle Risorse agricole e firmato ieri, dopo un lungo negoziato, dai rappresentanti degli armatori, delle cooperative e dei sindacati dei pescatori. Il complesso delle misure previste dal piano, che è volontario e si svilupperà nel triennio 1997-99, dovrebbe impegnare un finanziamento complessivo di circa 350 miliardi di lire, con il sostanzioso contributo dell'Unione europea.

Molto di più dei 200 miliardi inizialmente previsti.

Ed è stato forse proprio questo rilancio della dotazione finanziaria la leva sulla quale hanno spinto il ministero i il commissario Ue alla Pesca, Emma Bonino, per convincere aziende e pescatori ad accettare un piano che, nel giro di tre anni, dovrebbe portare all'eliminazione delle spadare. Una tecnica di pesca da tempo al centro di polemiche da parte delle organizzazioni mondiali degli ambientalisti, diventata una pericolosa miccia negli scambi commerciali tra Italia e Stati Uniti da quando, su ingiunzione dei giudici americani, Washington aveva minacciato un embargo sull'import di prodotti italiani per un controvalore di circa 1.800 miliardi di lire. Gli Usa avevano dato tempo a Roma di risolvere la questione entro il 28 luglio prossimo. E proprio alla vigilia di questa scadenza è arrivato ieri l'accordo che, secondo quanto già fatto sapere da Washington, dovrebbe ora allontanare il rischio delle pesanti sanzioni.

Le pressioni internazionali hanno avuto il loro peso sull'esito della trattativa. I sostanziosi incentivi hanno fatto il resto. »E' stata una trattativa dura e un accordo molto sofferto, anche perché fin dall'inizio degli incontri il clima è stato condizionato dal pressing esercitato da Roma, Bruxelles e Washington , ammette Massimo Coccia, presidente di Federcoopesca (aderente alla centrale Confcooperative) che associa circa 400 cooperative di pescatori.

Per gli armatori (le barche attualmente in attività sono circa 700), il piano prevede tre opzioni. Abbandono definitivo dell'attività di pesca, con un'indennità di buonuscita per il ritiro della licenza che spazia, a seconda del tonnellaggio, da 26mila a 156mila ecu per chi opta già dal 1997. In attesa di questi premi, è prevista un'indennità di attesa pari a sei mesi. Sono inoltre previsti premi per la demolizione del battello, attingendo al 40% dei plafond finanziari previsti dal regolamento Ue n.3699/93.

La seconda ipotesi prevede la riconversione verso altre attività in settori diversi dalla pesca. Oltre alle indennità di buonuscita e di demolizione, sono previsti aiuti finanziari attingendo anche alle risorse derivanti dai fondi strutturali comunitari. Terza opzione, riconversione incentivata verso altri tipi di pesca.

E le tre direttrici del piano valgono anche per gli equipaggi, con indennità di buonuscita e 200 prepensionamenti per chi lascia definitivamente; in alternativa, incentivi a imbarcarsi su altri tipi di pescherecci oppure dedicarsi ad altre attività produttive. Per tutte e tre le opzioni è prevista un'indennità di attesa di sei mesi.

 
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