NESSUNA MODIFICA SUI TEMPI PER ARRRIVARE ALLA MONETA UNICAIL MATTINO? PAG.2
di Claudio Sardo
Roma. "Se flessibilita' ci sara', spero non riguardi i tempi dell'Unione monetaria. Molti dimenticano che l'Euro e' soprattutto una sfida politica. un suo rinvio sarebbe una grande sconfitta per chi crede nell'Europa". Emma Bonino, commissario europeo, non la pensa esattamente come il ministro Dini. Anche lei, ovviamente, difende il Trattato e la prospettiva europea. Anche lei polemizza con Romiti, rimprovera Veltroni e invita il governo a "centrare gli obiettivi di Maastricht cosi' come sono". Ma, se un ripensamento dovesse maturare nei governi europei, dice Bonino, sono proprio i tempi dell'Unione che vanno difesi fino all'ultimo.
D. Veltroni ha suggerito ai capi dei governi di discutere, in una sede informale, se e' possibile modificare i criteri di Maastricht, la loro interpretazione o i tempi dell'Unione monetaria. Lei cosa ne pensa?
"Su una materia come questa, costantemente sotto il tiro dei mercati finanziari, capace di spostare decine di miliardi di dollari in poche ore, se ci sono "riunioni informali" non se ne parla, e se se ne parla non ci sono "riunioni informali". I criteri di Maastricht possono certoessere modificati: basta che i quindici governi dell'Unione si mettano d'accordo su un nuovo testo del Trattato, lo firmino e poi lo facciano ratificare dai propri Parlamenti. Se Veltroni se la sente, provi a proporlo ai nostri partner. Osservo, pero', che questa procedura comporta inevitabilmente un ritardo di qualche anno dell'Unione monetaria. Quanto all'interpellanza dei criteri di Maastricht, il Trattato prevede che, in ultima istanza, sia il Consiglio europeo a decidere quali Paesi ne faranno parte. Nella primavera del 1998, insomma, saranno i capi di governo dell'Unione a interpretare i criteri. Sono convinta che qualsiasi congettura prima di quella data e' inutile e controproducente".
D. Le autorita' europee ripetono: Maastricht non si tocca. Pero' molti sperano in una maggiore flessibilita'. Anche il consigliere economico di Kohl ha detto che il gruppo di testa dell'Unione deve essere formato almeno da cinque Paesi, Italia compresa.
"Se flessibilita' ci sara', spero non riguardi i tempi dell'Unione monetaria. C'e' una specie di ossessione economicista su questo problema. Molti dimenticano che l'Euro e' soprattutto una sfida politica: un suo rinvio sarebbe una grande sconfitta per chi crede nell'Europa. Quanto alla flessibilita' sui numeri, invece, mi sembra logico prevedere che, se ci sara', si esercitera' in un orizzonte tendenziale chiaro, e comunque sui margini: decimi o centesimi di punto percentuale, salvo il criterio sul debito pubblico dove il Trattato gia' prevede, esplicitamente, che cio' che conta non e' il dato in se', ma la velocita' con cui un Paese vi si avvicina. Dunque, e' inutile fare gran conto su questa benedetta flessibilita': meglio sforzarsi di centrare gli obiettivi cosi' come sono".
D. Il governo italiano sta preparando una finanziaria da 32mila miliardi. E' il punto limite di sopportazione del nostro Paese? O servono altri tagli?
"Non sta a me dirlo. Mi sembra tuttavia di aver capito che il ministro Ciampi punti piu' che su ulteriori tagli di spesa, su una riduzione degli interessi da pagare sul debito pubblico, grazie a una minore inflazione e a una conseguente discesa dei tassi. Gli auguro di tutto cuore di riuscire a farcela".
D. Restare senza lavoro per Maastricht. Romiti ha detto che l'occupazione viene prima dell'Europa. E' D'accordo?
"No, perche' presenta le due cose come antitetiche. Al contrario, vanno di pari passo. Risanare i conti pubblici, con o senza Maastricht, e' una precondizione per rilanciare la crescita economica e l'occupazione. L'esperienza recente di Irlanda e Danimarca lo prova. Da notare bene: si tratta degli unici Paesi che, con il Lussemburgo, rientrano gia' da ora nei criteri di convergenza per la moneta unica".