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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 10 ottobre 1996
PANORAMA pagina 130poteri forti - la guerra per imporre le regole antitrust
ATTENTI, O IL MERCATO VI CADE IN TESTA!

*Ce la chiedono le leggi europee *Ci farebbe risparmiare parecchi soldi *Perché allora a tanti italiani la vera concorrenza fa paura?

di GUIDO FONTANELLI

Quanti soldi risparmieremmo vivendo in un Paese con un mercato davvero libero? Parecchio, molto di più di quanto potreste immaginare. Per convincersene basta prendere come esempio i benefici che la concorrenza ha già prodotto là dove, faticosamente, si sta facendo strada. Chi vola da Milano a Roma, andata e ritorno, ora si tiene in tasca 180 mila lire: le compagnie private hanno costretto l'ex monopolista Alitalia a offrire tariffe scontate. E nei telefoni cellulari, da quando c'è la Omnitel contro la Tim, il cliente risparmia in media 250 mila lire per l'apparecchio e puo' fare a meno di pagare le 200 mila lire di attivazione e le 100 mila lire di anticipo chiamate, una gabella imposta dal monopolista pubblico: in tutto, più di mezzo milione.

Perfino nella telefonia fissa l'apparire all'orizzonte dei cavalleggeri privati ha spinto la Telecom a tagliare le tariffe fino al 18 per cento nelle interurbane (vere le schede qui sotto). Certo, non siamo ai livelli della France Télecom, che in dieci anni ha ridotto il prezzo delle chiamate internazionali del 70 per cento, ma è meglio che niente. Non solo. La caduta del monopolio Rai nella tv o dei camalli (scaricatori) al porto di Genova non ha affatto provocato quegli sfracelli occupazionali che molti statalisti agitavano come uno spauracchio, semmai ha creato nuovo lavoro: i 4 mila dipendenti di Mediaset o i 2 mila di Omnitel sono li a testimoniarlo. A questo punto viene spontanea una domanda: proprio adesso che il governo Prodi chiede il salasso pro Europa non sarebbe bello se controbilanciasse l'amara medicina con una dolce iniezione di concorrenza nei servizi pubblici e con qualche altra riduzione tariffaria? Sarebbe bello, ma non è facile. Al quartetto Rosy Bindi, Sergio Cofferati, Massimo D'Alema e

Fausto Bertinotti, i supporter dell'ultima manovra, non sembra importare molto se la mitica casalinga di Voghera continua a pagare il telefono o l'elettricità più della casalinga di Liverpool; o se le rigide regole del collocamento, ormai abbandonate in tutta Europa, impediscono a un giovane disoccupato napoletano di trovare un posto, anche provvisorio, ma almeno legale. Tenendo d'occhio il tornaconto elettorale, i paladini dello Stato centralista hanno ragione. Tanti italiani, forse la maggioranza, vivono (o vivacchiano) in mercati protetti: per loro liberismo e concorrenza sono parole inquietanti. Tanto che Bertinotti, leader di Rifondazione comunista, puo' credere di aver visto formarsi in questi giorni un vasto partito antiliberista.

La battuta del segretario comunista rilancia il tema del mercato che non c'è. Cesare Romiti, presidente della Fiat, naturalmente non è del parere di Bertinotti e si lamenta su Liberal per la lentezza dell'apertura alla concorrenza, dovuta alle tradizionidirigiste della classe politica. Pessimista è Alessandro Penati, economista cresciuto alla scuola liberista di Chicago: In Italia non esiste il partito del mercato, perché tutti hanno un tornaconto dalla sua mancanza. Chi voterebbe oggi per il partito del liberismo? Forse i giovani disoccupati che vorrebbero smantellare le rigidità del mercato del lavoro; gli imprenditori che si confrontano realmente con la concorrenza internazionale; i trentenni che non solo sopportano il peso del risanamento finanziario del Paese ma devono pure mantenere un esercito di pensionati, compresi quelli baby. Ma quanti sono questi elettori potenziali? Tutto sommato, pochi. Certamente meno della miriade di dipendenti pubblici, commercianti, bancari, professionisti (notai, commercia

listi), pensionati e perfino imprenditori che del mercato e dellaconcorrenzanon sentono alcun bisogno. Anzi.

Diciamola tutta: in Italia esiste una santa alleanza tra burocrazia statale e cultura cattocomunista che combatte lo sviluppo del mercato taglia corto Alessandro De Nicola, rappresentante in Italia della Adam Smith Society, un'associazione che vuoi rappresentare la quintessenza del liberismo mondiale. Ed è buffo aggiunge che questo potere conviva con una fortissima cultura imprenditoriale. Probabilmente, un denominatore comune è la scarsa attenzione al consumatore, che fa comodo sia al regolatore pubblico che alI'azienda privata.

Scrive l'Eubripes nel suo Rapporto Italia 1996: La logica del mercato, così come intesa dall'economia classica e dalla tradizione anglosassone non fa parte della storia italiana. Il cliente l'utente, il cittadino viene, con gradi crescenti di arroganza, considerato un incidente necessario, un fastidio, a volte una calamità. Tale fenomeno è particolarmente evidente, oltre che nella pubblica amministrazione, nelle aziende pubbliche e nelle grandi imprese, anche private.

IN MISSIONE TRA I SELVAGGI

I tre moschettieri deputati a difendere il mercato, Karel Van Miert, commissario europeo per la concorrenza, Emma Bonino, commissario per i consumatori, e Giuliano Amato, presidente dell'antitrust, sfoderano (venerdì 4 ottobre, in un convegno a Roma) i migliori argomenti per rilanciare il dibattito sulla liberalizzazione dei servizi pubblici. Qualcuno li ascolterà? Il problema è che in Italia si parla continuamente di privatizzazioni, dimenticando che, come sottolinea il Rapporto Ciampi presentato ai capi di stato europei, l'importante non è tanto trasferire la proprietà e la gestione dei servizi pubblici dallo stato ai privati (ammesso che un numero sufficiente di investitori compri), quanto introdurre e applicare nella misura più ampia un regime di concorrenza. Per la privatizzazione della Stet si lamenta Penati nessun partito ha posto come priorità la concorrenza in un settore dove la società gode di una posizione dominante.

Non stupisce che, in una situazione così deludente, Amato debba ammettere di sentirsi come un missionario tra i selvaggi. Pero' l'Antitrust, insieme alle organizzazioni dei consumatori,dovrebbe non abbassare la guardia e continuare la sua missione. Anzi, secondo i liberisti, farebbe bene a osare molto di più contro i grandi potentati: i cittadini gliene sarebbero grati. E la logica della storia pure: la progressiva integrazione europea spinge infatti l'economia italiana, seppur recalcitrante, verso un mercato più libero.

La commissione di Bruxelles si è mossa con decisione nel settore delle telecomunicazioni, dove ormai gran parte delle norme per assicurare la liberalizzazione completa nel 1998 è stata adottata. Anche se alcuni, come Sergio Anticicco, presidente dell'Anuit (associazione dei grandi utenti di telecomunicazioni), sostengono che sino a oggi in Italia è stato fatto ancora poco, i consumatori hanno comunque potuto sperimentare i primi vantaggi nei telefonini. E presto potranno saggiare la competizione nella telefonia fissa, un ring deve si stanno scaldando giganti internazionali come British Telecom (che ha appena sferrato un attacco micidiale alla France Telecom acquistando una quota nella Générale des Eaux) e l'At&t. Anche nel trasporto aereo la pressione della Commissione europea ha prodotto un aumento della concorrenza con ribassi delle tariffe e la nascita di nuove compagnie aeree come la Air One o la Noman.

Ma con altri monopoli, serbatoi di lavoro e di voti, perfino i commissari europei devono scendere a patti. Non solo in Italia. Difesi dalla Francia, i grandi servizi come energia, ferrovie e poste subiranno un processo di liberalizzazione più lento: apertura limitata ed eterogenea (ciascun paese potrà fare più o meno come vuole) del mercato elettrico, graduale apertura per le ferrovie, rinvio al 24 novembre prossimo per una direttiva sulla liberalizzazione delle poste.

Mentre Bruxelles lancia questi programmi, più o meno efficaci, di attacco ai monopoli, in Italia si combatte quotidianamente una guerriglia nella giungla del non mercato. Un territorio sconfinato di corporazioni, oligopoli, concessioni, regolamenti che stritolano la concorrenza. Gli esempi sono innumerevoli. scontato affermare che le banche sono poco orientate al mercato e non hanno ancora imparato, grazie anche alla protezione della Banca d'Italia, che cosa sia la competizione. Ma è già più sorprendente scoprire che una piccola società di taxi che voleva offrire un servizio Fiumicino-Roma senza il supplemento di 14 mila lire ha dovuto chiedere aiuto all'antitrust. E la pratica si è persa nei meandri della burocrazia.

E' noto che le assicurazioni tendono a muoversi con una logica oligopolista, tanto che finiscono spesso nel mirino dell'Antitrust e sono state anche condannate a una multa di 21 miliardi (peraltro non ancora pagata) per un'intesa illecita sui rischi di massa. Ma è incredibile che, come ha rivelato il Comitato di difesa dei consumatori, perfino le autoscuole di alcune città, per esempio Bologna e Trento, abbiano adottato accordi di cartello, fissando tariffe minime tutte uguali e particolarmente alte.

Citate un settore, e spesso troverete una concorrenza di pura facciata. Benzina: le compagnie offrono prezzi quasi identici e li aumentano in contemporanea. Commercio: provate a chiedere la licenza per aprire un supermarket e le autorità locali,condizionate dalla lobby dei commercianti, vi risponderanno picche. Sigarette: il mercato è controllato dalla Philip Morris e da un'azienda pubblica, che non per nulla si chiama Monopoli dello Stato, che lavora a sua volta anche per la multinazionale americana. E l'elenco potrebbe continuare all'infinito, partendo da aeroporti, passando per musei e studi notarili e finendo con le pompe funebri. Il problema vero, dicono alcuni esperti, è che in Italia centinaia di attività economiche sono gestite, si, da privati, ma in regime di concessione: lo Stato cede un business a un'azienda che diventa monopolista senza neppure aver partecipato a una gara.

DIETRO MAROCCO E UNGHERIA

Risultato: l'Italia è uno dei paesi più avanzati del mondo con il più basso tasso di liberismo. E per questo è tra i più corrotti. Nell'ultimo rapporto della Heritage Foundation (1996 Index of economic frcedom), l'Italia è al 41 posto quanto a libertà d'iniziativa, accanto a Marocco, Giamaica e Spagna. Sulla nostra posizione in classifica pesano l'eccessivo livello delle tasse e l'elevata regolamentazione nelle banche, nei salari e nello Stato in generale. Un altro studio condotto in America mette in relazione liberismo e corruzione, arrivando a concludere - com'era da aspettarsi - che minore è il primo, maggiore è la seconda. Non per niente l'Italia (tabella in questa pagina) ha un livello di corruzione superiore alla media. Non solo tra i grandi dell'Occidente, ma anche rispetto ai paesi dell'ex blocco comunista. E anche la corruzione, come dimostra la cronaca, ha un costo. E salato.

* * * * * * * *

FERROVIE * I biglietti costano una media di 62 mila lire per 500 chilometri, metà che in Francia e un terzo che in Germania. Ma il deficit delle Fs lo ripianano i contribuenti. E i treni hanno ritardi nettamente superiori agli standard europei.

MEDIA * Editori e consumatori pagano il prezzo di una distribuzione dei giornali monopolizzata dalle edicole. Nella televisione la caduta del monopolio Rai ha creato un nuovo mercato pubblicitario e migliaia di posti di lavoro.

BENZINA * Anche qui c'è una logica di cartello. Le compagnie aumentano i prezzi insieme fissandoli allo stesso livello. L'Antitrust le accusa di posizione dominante, anche se non di abuso. I distributori soffrono di eccessivi limiti agli orari.

TAXI * Il prezzo delle corse, elevate rispetto a molti paesi stranieri, diminuirebbe se esistesse un vero mercato ma sono i Comunia decidere quanti possono avere la licenza di tessista, bloccando cosi' la competizione.

POSTE * Il consumatore non paga direttamente un prezzo alto, ma ripiana i deficit con le tasse e soffre per le inefficienze: l'87 per cento delle lettere arriva entro 3 giorni (dati delle Poste), ma ce ne vogliono 5 per raggiungere un paese europeo.

TELEFONI * Nelle telefonate urbane le tariffe Telecom sono in linea con quelle europee. Più care le interurbane le internazionali, dove sta arrivando la concorrenza. Cosi' ora la Telecom taglia le interurbane del 18 per cento e le internazionali dell'11.

AEREI * Un biglietto Alitalia sulla Milano-Roma costa a tariffa piena 230 mila lire. Il privato Air One lo offre a 180 mila lire e a 135 mila tra le 10 e le 15. L'Alitalia risponde con sconti sui maggiori collegamenti interni: 139 mila e 99 mila nei weekend.

ELETTRICITA' * L'Enel ha tariffe del 10 per cento più alte della Gran Bretagna, dove è stata introdotta la concorrenza nella produzione e distribuzione di energia: le aziende inglesi hanno avuto un ribasso del 10 per cento, le famiglie del 4.

BANCHE * Il settore è ancora in gran parte pubblico, molto controllato dalla Banca d'Italia. Lo sbarco degli istituti stranieri non ha ancora portato a una riduzione dei costi dei servizi, né a una competizione sui tassi di interesse.

ASSICURAZIONI * Le compagnie si muovono con logica di cartello: subito dopo la liberalizzazione hanno tutte aumentato l'Rc auto, finendo nel mirino dell'Antitrust. Con l'arrivo degli stranieri, soprattutto inglesi, qualcosa sta cambiando.

* * * * * * * *

tabella: PIU' LIBERISMO, MENO CORRUZIONE

X indice di corruzione

Y libertà economica

----------------0--10--20--30--40--50--60--70--80--90--100

nuova zelanda-----Y-----------------------------------X---

svezia-------------Y------------------------X-------------

svizzera------------Y---------------------------X---------

gran bretagna--------Y---------------------------X--------

germania--------------Y------------------------X----------

stati uniti--------------Y-----------------------X--------

giappone-------------------Y------------------X-----------

francia---------------------Y-----------------X-----------

polonia--------------------------Y------X-----------------

ungheria----------------------------YX--------------------

spagna--------------------------------Y-----X-------------

turchia-----------------------------X------Y--------------

italia-------------------------------------YX-------------

brasile-----------------------------X--------Y------------russia--------------------------------X-------Y-----------

cina-----------------X--------------------------Y---------

nigeria---------------------X-----------------------Y-----

 
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