E' L'ODIO CHE CAUSA LE CARESTIESulla terra č emergenza per 25 milioni di uomini
Non le catastrofi naturali, ma le guerre sono il primo motivo della fame. In Zaire la situazione piu' drammatica Bonino: "Rischio di genocidio"
di ALESSANDRO Dl LELLIS
ROMA- Nel mondo c'e abbastanza cibo per tutti. O meglio, ci sarebbe: perche' per troppi esseri umani nutrirsi rappresenta un lusso. Ottocento milioni di persone campano con meno di un dollaro al giorno, dicono le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite. In un prossimo futuro, questo numero scendera', fino a 600 milioni di persone. Ma quei poveri staranno ancora peggio di quelli di oggi, prevede il Programma Alimentare Mondiale, I'organismo per le situazioni di emergenza.
"La situazione piu difficile č senz'altro quella della regione dei Grandi Laghi, tra lo Zaire, il Ruanda e il Burundi: due milioni e mezzo di rifugiati, in seguito alla guerra etnica tra hutu e tutsi", dice Francis Mwanza, del Pam. E il conflitto, nato in Ruanda, si estende anche allo Zaire, meta di ondate di profughi: le etnie locali si ribellano al regime di Mobutu, vecchio dittatore malato. I tutsi hanno scatenato un'offensiva, gli hutu sono braccati in centri come Goma, sede di sterminati campi profughi. "Si sta preparando un nuovo genocidio. Un milione di persone sono prive di ogni assistenza. La comunita' internazionale non puo' tollerarlo, deve agire", dice Emma Bonino, commissario europeo, responsabile delI'ufficio umanitario della Ue.
Il dramma africano č la prova di questo tragico teorema: a differenza degli anni Sessanta, non sono tanto le catastrofi naturali, siccita' o inondazioni, a scatenare le grandi emergenze alimentari. I veri killer sono l'odio etnico e la follia politica. Come nell'ex Jugoslavia: 4,2 milioni di profughi nel momento piu' acuto del conflitto, 2,5 milioni oggi. Come nella Corea del Nord: almeno un milione e mezzo alla fame, in seguito alla carestia alla quale ha contribuito uno degli ultimi regimi comunisti intransigenti del mondo. Nella Russia post-sovietica, soprattutto nel Nord, la gente comincia a morire di fame. Ma nella lista delle emergenze c'e anche l'lraq, portato alla guerra e alla sconfitta da Saddam Hussein; oggi nei mercati iracheni il cibo c'e', ma e' troppo caro, per le conseguenze dell'embargo sul petrolio deciso dopo la guerra del Golfo. Nelle aule delle Nazioni Unite la discussione sulla revoca delle sanzioni si trascina secondo i tempi stabiliti dalle grandi potenze e dal mercato dei petrolio, m
entre negli ospedali di Bagdad mancano le medicine.
Poi l'Afganistan: un milione e seicentomila rifugiati, dopo diciassette anni di conflitti. E, per tornare all'Africa, due milioni e mezzo di profughi in Liberia per la guerra civile, negli ultimi sette anni. In totale, almeno 25 milioni di persone ricevono assistenza dall'Onu per emergenze alimentari. E' lecito chiedersi se il grande teatro delle assemblee, dei dibattiti, delle burocrazie internazionali sia veramente lo strumento giusto. Forse no. Ma il governo mondiale e' ancora un miraggio. Non resta che chiedere alla macchina delle decisioni internazionali di accelerare il suo lavoro. Forse salvera' delle vite.