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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 28 ottobre 1996
Zaire/Corriere della Sera pag 5

PARLA LA BONINO

L'allarme delle organizzazioni umanitarie: "E' quasi impossibile portare i soccorsi"

Emma Bonino, commissario europeo per gli aiuti d'emergenza, appare molto preoccupata e anche un po' scoraggiata. Le operazioni a favore delle popolazioni in fuga, schiacciate dai violenti combattimenti che infuriano tra i soldati regolari zairoti e i ribelli tutsi, sono bloccate. I volontari sono stati evacuati da Uvira e da Bukavu. Ne restano ancora alcuni a Goma ma non si sa bene fino a quando. Rimanere e rischiare la vita e' inutile, soprattutto se non si e' in grado di operare: i cooperanti sono rintanati nelle loro sedi. "Le auto e i camion che adoperiamo per trasportare cibi e acqua vengono rapinati. Tutti sono alla ricerca di veicoli: ai militari servono per scappare, ai guerriglieri per avanzare - spiega Emma Bonino -. In queste condizioni non possiamo muoverci".

"Sappiamo che i 220 mila profughi di Uvira e i 310 mila di Bukavu sono fuggiti alla disperata da tutte le parti, penetrando ancora piu' in profondita' nello Zaire. La stessa cosa hanno fatto i 250 mila ospiti di Kibumba. Anche se il conflitto dovesse per incanto bloccarsi domani, come faremmo a rintracciarli, fornirgli cibo e tutto cio che e' loro necessario? Impossibile. Abbiamo localizzato un gruppo di 60 mila persone. Ma gli altri dove sono?". La loro "polverizzazione" rischia di destabilizzare ancor di piu' lo Zaire, gia' sull'orlo del baratro, governato da un gruppo di despoti che l'ha saccheggiato infischiandosene di una popolazione allo stremo. Se il Paese dovesse precipitare nella guerra civile, si potrebbero ripetere, elevate all'ennesima potenza, le atrocita' del Ruanda, della Somalia o della Liberia. E' ancora impresso nella memoria quello che accadde agli inizi degli anni 60, subito dopo l'indipendenza.

Dopo Bukavu e Uvira, sembra che ora i volontari delle Organizzazioni di aiuto finanziati dall'Unione europea (cioe', tranne gli americani, quasi tutti) debbano lasciare anche Goma: dopo che il campo di Kibumba e' stato assalito con armi pesanti, gli hutu che vi abitavano si stanno spostando verso quello di Katale, piu' all'interno nello Zaire. Katale e' nota per essere anche una base di estremisti hutu che compiono escursioni antigovernative all'interno del Ruanda. Se attaccato dai tutsi potrebbe essere un massacro.

"Io ho dei forti dubbi sull'autonomia militare dei banyamulenge - conclude la Bonino -. Sono troppo ben equipaggiati: armi pesanti, elicotteri. No, credo che ci sia un concorso attivo ruandese o burundese".

Domani da Bruxelles per Kigali, in Ruanda, parte l'inviato speciale dell'Unione europea per la regione dei Grandi Laghi Aldo Ajello: "I primi ministri zairota Kengo e ruandese Ruygema avrebbero dovuto incontrarsi con me il 3 novembre. Ora quel meeting sara' impossibile ma voglio cercare di rimetterli in fretta a sedere allo stesso tavolo. La crisi si puo' risolvere con un negoziato anche piu' allargato", dice al telefono. Ajello vedra' tutti i leader della regione e non esclude una visita sul campo degli scontri per rendersi conto personalmente della situazione.

Quella di questi giorni e' la cronaca di un disastro annunciato. Il ministro della Difesa ruandese Paul Kagame piu' volte aveva chiesto ai mediatori internazionali che gli zairoti smettessero di armare gli estremisti hutu e le angherie contro i tutsi banyamulenge, cosa che non e' avvenuta. "Ho decine di lettere in questo senso. Kagame diceva: "Se non la smettono li faccio smettere io", cosa che si e' puntualmente verificata", rivela AjeUo che a Kigali avra' anche colloqui con i leader dei banyamulenge.

Il via alla rivolta e' stato dato dal vicegovernatore dello Zaire che, poco tempo fa, aveva lanciato un ultimatum ai banyamulenge: "O ve ne tornate in Ruanda o sarete considerati come ribelli e uccisi". E' stata ala goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una goccia che i dirigenti di Kigali hanno accolto con piacere perche' ora hanno mano libera contro quei campi hutu dove si annidano gli estremisti dell'interahamwe, la milizia che provoco' i massacri del '94 in Ruanda.

 
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