Bruxelles invia nella Regione dei Grandi Laghi una troika con Italia, Irlanda e Olanda. "Cibo e medicinali sono gia' sul posto, bisogna solo distribuirli senza rischi"
EUROPA CHIAMA ONU: "PER SALVARE LO ZAIRE DECIDA SUBITO"
"Il Consiglio di sicurezza autorizzi l'intervento armato e noi siamo pronti". Ma i ribelli tutsi vogliono solo "forze africane"
BRUXELLES - I viveri sono gia' sul posto, i medicinali anche, i depositi sono pieni, i mezzi di trasporto scarseggiano ma potrebbero bastare, il personale delle organizzazioni umanitarie e' a portata di mano. Ma nell'est dello Zaire i profughi cominciano a morire di fame e di epidemie mentre si attende che il Consiglio di sicurezza delI'Onu trovi il tempo o la voglia di riunirsi per approvare una risoluzione che consenta l'invio di una forza di pace in grado di garantire la distribuzione degli aiuti. E' questo il messaggio polemico lanciato ieri dai ministri europei verso i responsabili delle Nazioni Unite. E per rafforzarne il significato, i quindici hanno deciso di inviare sul posto una delegazione ministeriale composta da italiani, irlandesi e olandesi, cui partecipera anche la commissaria europea Emma Bonino, responsabile degli aiuti umanitari. "E' importante sapere chi puo' fare che cosa e chi no - ha spiegato ieri la commissaria. Noi siamo pronti: possiamo partire anche domani mattina. Ma siamo bloccat
i, non ci e' permesso di agire. Adesso tocca all'Onu prendere le disposizioni che ci consentano di salvare la gente. Non si puo' chiedere al personale delle organizzazioni umanitarie di trasformarsi in martiri, o in ostaggi, o di subire nuovi saccheggi del materiale di soccorso". Nel documento presentato ieri ai ministri, la Commissione sottolinea la necessita' che le Nazioni unite "arrivino ad una decisione nelle prossime ore, per prevenire una catastrofe umanitaria" . Ma l'Onu sembra non avere fretta. Funzionari della Commlssione europea hanno espresso la propria preoccupazione che la recente nomina di un inviato speciale delle Nazioni unite, Raymond Chretien si traduca in una nuova perdita di tempo. Si profila dunque in terra africana una brutta riedizione della tragedia bosniaca, con le Nazioni Unite prigioniere delle proprie incertezze e degli estenuanti rituali diplomatici. D'altra parte, nonostante ieri i ministri francese e spagnolo abbiano illustrato ai colleghi la loro proposta di creare una forza
militare di pace per intervenire nella regione e garantire la distribuzione degli aiuti, appare chiaro che senza la solenne benedizione e il pieno sostegno dell'Onu nessuno e' disposto a muovere un passo e neppure a quantificare la propria disponibilita'. "Quando i leader dei paesi della regione riuniti a Nairobi hanno chiesto l'intervento di una "forza neutrale" si riferivano ad un contingente militare che fosse sotto il comando delle Nazioni unite", ha spiegato l'inviato speciale dell'Ue per i Grandi Laghi, Aldo AjeLo. Gli stessi francesi, che piu' di altri si sono battuti per l'invio immediato di un contingente militare mettendo a disposizione un migliaio di soldati e accusando di inerzia la comunita' internazionale, stanno rapidamente facendo marcia indietro e precisano che la Francia non intende comunque intervenire senza la copertura delle Nazioni Unite. Italia, Germania e paesi europei hanno dato la loro disponibilita' di massima, ma a condizione che l'operazione avvenga sotto la bandiera dell'Onu e c
on il consenso di tutti i paesi interessati direttamente o indirettamente alla crisi. E proprio ieri, il capo dei ribelli banyamulenge ha minacciato: "Accetteremo solo forze di polizia africane sul nostro territorio". Europei e Nazioni Unite sono avvertiti.