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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 11 novembre 1996
Zaire/Repubblica 10/11/96 pag 9

PER LO ZAIRE DALL'ONU SOLO UN RINVIO

Ancora incerto l'intervento militare

Bonino: "scandalo internazionale"

NEW YORK - Il consigllo dl Sicurezza dell'Onu ha discusso venerdi' notte flno all'alba e poi ha "deciso che decidera'". Per lo Zaire orientale, dove centinaia di migliaia di profughi vagano affamatl tra milizie che continuano a combattersi il massimo organo mondiale ha votato una risoluzlone provvisoria che rinvia ad ulteriori approfondimenti la costituzione di una forza multinazionale per garantire la consegna degll aiuti umanitari. I Paesi membri sono invitati a "tenersl pronti" - e a riferire quanto prima, mentre il segretarlo generale delle Nazioni Unite, Boutros Ghali, dovra' presentare "entro il 20 novembre" al Conslglio un piano di intervento.

E nel frattempo? Nel frattempo si rischia la morte di migliaia e migliaia dl persone: secondo l'organizzazione umanitaria "Medlci senza frontiere" fino a 1.200 al glorno. Una situazlone che ha fatto infuriare Emma Bonlno, il commissario europeo per i Dirittl umani: "I rappresentanti dei Paesi che hanno impedito il voto devono tenere presente che le migliaia dl persone che muoiono ogni giorno a Mugunga non potranno passare il weekend a Long Island come fanno loro. Speravo che fosse passato il messaggio che l'opinione pubblica internazionale e' stufa delle partite a scacchi diplomatiche e dei calcoli da realpolitik. Mi sbagliavo. E' uno scandalo internazionale".

Anche il Vaticano fa sentire la sua voce in senso "interventlsta". Parla addirittura il "ministro degli Esteri" del Papa, monsignor Jean-Louis Tauran: la Santa sede non suggerisce "soluzioni tecniche", ma ritiene "comunque opportuno pensare a una forza internazionale composta da piu' nazioni e avallata dall'Onu" per creare "corridoi umanitari militarmente protetti".

Venerdi' si era sperato che il consiglio di sicurezza avreboe dato il via libera alla forza multinazionale, ma le resistenze della Russia e - speciaimente - degli Stati Uniti hanno imposto il rinvio. Washington ancora non e' sicura se e in che misura partecipare allo sforzo comune, teme infatti di trovarsi impelagata in una missione africana senza fine, analoga a quella della Somalia. I francesl vorrebbero una forza dl 4-5.000-uomini formata "in parti piu' o meno uguali, da europei, africanl e americani. MaBill Clinton, alla fine potrebbe limitarsi a fornire appoggio logistico o solo flnanziario.

"L'Italia non si tirera' indietro", aveva detto nei giorni scorsl il ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini. Ieri Nino Andreatta ha confermato che tutto e' pronto. Gli Stati maggiori hanno preparato i piani per ogni eventualita', sono state identificate le unita' che potrebbero partecipare alla missione (con ogni probabilita' la brigata Garibaldi, formata integralmente da volontari a ferma prolungata), i trasporti e la logistlca. Gli uomini sono stati addirittura vaccinati. Ora - spiega il ministro della Difesa - la palla torna al governo nella sua collegialita' per la decisione politica definitiva. In ogni caso, ha insistito Andreatta, la missione dovra' ricevere un mandato chiaro e definito dalle Nazioni Unite, intervenire solo in campo umanitario ed essere accettata dai Paesi vicini.

E qui nasce uno dei problemi maggiori: il Ruanda ha gia' fatto sapere di non volere i francesi (per il loro ruolo nella protezione degli hutu nel 1994), anche se forse potrebbe essere indotto ad accettarli. Il primo ministro zairese Kengo Wa Dondo ha detto che non accettera' la formazione di nuovi campi profughi nel suo Paese: ben vengano le truppe internazionali, ma per far cessare i combattimenti e rincondurre i profunghi ruandesi a casa loro, solo li' potranno ricevere gli aiuti.

Non si sa, tuttavia, quanto durera' il premier. Il presidente Mobutu, malato di cancro ha detto dalla sua villa sulla Costa azzurra che "nelle prossime settimane" tornera' nello Zaire "per prendere la situazione in mano". Che succedera' a quel punto di Kengo Wa Dondo non e' chiaro.

Per cercare di sbloccare la sltuazione e fare una ricognizione dei problemi sul campo sono partiti ieri sera i ministri della "troika" europea, della quale fa parte il sottosegretario agli Esteri Rino Serri, e Emma Bonino. Oggi saranno a Kinshasa, poi si sposteranno a Kigali, in Ruanda. Si e' nel frattempo costituita a Giseny, la citta' ruandese al confine con lo Zaire, una base della Cooperazione italiana pronta ad operare per l'inoltro di aiuti se e quando scattera l'operazione. Ma allora potrebbe essere ormai troppo tardi: i combattimenti tra Goma e Mugunga si sono intensiflcati, mentre i magazzini delle organizzazioni umanitarie internazionali sono disperatamente vuoti.

 
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