LA BONINO: E' UNO SCANDALO
"Ormai si fanno solo le missioni che interessano agli americani"
Da commissario europeo per l'intervento umanitario Emma Bonino ha seguito la crisi del Ruanda e poi dello Zaire per due anni. La sua frustrazione per l'inerzia internazionale e' esplosa ieri dopo il voto interlocutorio all'Onu: "Speravo che le partite a scacchi della Realpolitik sarebbero cessate di fronte alla tragedia. Mi illudevo. Per me e' stato uno choc: la discussione e' rinviata alla prossima settimana. Ma al Palazzo di Vetro dovrebbero capire che i profughi che muoiono a migliaia non possono trascorrere il weekend a Long Island". E ha attaccato, senza nominarli, i Paesi che hanno impedito la creazione di una forza multinazionale di intervento (Usa, Russia, Cina e altri): "Spieghino le ragioni di questo "no" ai loro cittadini e al mondo". La contattiamo al telefono a Bruxelles mentre fa le valigie per una missione a Kinshasa e Kigali.
D. Commissario Bonino, lei che spiegazione si da' a quanto successo a New York?
"Non mi interessa fare dietrologia. I sistemi militari delle grandi potenze hanno avuto mesi per valutare la situazione e predisporre piani operativi. Che non si faccia nulla e' uno scandalo a prescindere da ogni perche'".
D. Ma la Realpolitik non e' solo cinismo: la situazione e' davvero complicata, mandando truppe nello Zaire si rischiano scontri e perdite senza neanche sapere in anticipo contro chi si va a combattere.
"Io non sono ne' Metternich ne' un generale. Ma se in Francia e in Spagna i militari hanno valutato che la cosa si puo' materialmente fare, credo che si possa fare".
D. Fare che cosa, in pratica?
"Il vertice di Nairobi e l'Ue hanno chiesto di creare e difendere dei corridoi umanitari e delle aree protette con le armi. Poco tempo fa nel Nord dell'Iraq gli americani sono intervenuti in quattro e quattr'otto, e io ero d'accordo. Anche in Zaire bisognerebbe muoversi".
D. In Iraq era facile identificare il cattivo e tirargli qualche missile senza rischio. Ma lei sa che l'opinione pubblica americana, al momento, e contrarissima alle perdite di vite americane in interventi all'estero se non e' in gioco l'interesse nazionale.
"Questa e' una cosa da tenere presente. E un'altra cosa e' che rischiano di morire di fame e malattie un milione di persone, meta' dei quali bambini. Se dipendesse da me decidere, farei prevalere questa seconda considerazione".
D. Come politico lei si prenderebbe la responsabilita' di far morire dei soldati occidentali mettendosi sulla linea del fuoco tra ruandesi, banyamulenge, hutu ed esercito zairese?
"Si', mi prenderei questa responsabilita'. I soldati devono anche rischiare di morire quando e' necessario. Ad ogni modo non posso decidere io per gli americani se proprio non vogliono partecipare, ma e' assurdo che impediscano di partire anche agli europei, che sarebbero pronti a farlo. La regola che si vuole affermare e': si fanno solo gli interventi che interessano agli Usa".
D. A parte l'intervento umanitario, come si risolve politicamente la crisi della regione dei Grandi Laghi?
"Lo Zaire deve riconoscere i diritti dei tutsi "banyamulenge" e i profughi hutu devono rientrare in tutta sicurezza in Ruanda e Burundi".
D. E' facile come dirlo?
"No, ma molto si puo' fare e invece la comunita' internazionale ha deciso di non fare nulla. Per esempio non abbiamo dato al tribunale per i crimini in Ruanda i mezzi e gli uomini per separare i responsabili del genocidio dagli altri profughi".