La fame, le malattie e le vendette stanno decimando i profughi hutu ammassati nello ZaireUN MORTO AL MINUTO SE L'ONU RESTA FERMA
I tutsi ruandesi propongono l'apertura di un "corridoio umanitario", ma respingono la presenza della Francia in una forza multinazionale. Emma Bonino denuncia i ritardi per gli interventi. Tensioni a Kinshasa
di Antonella Tarquini
KINSHASA. Dieci giorni di cammino, mangiando bacche e radici, spremendo il fango per ottenere una goccia di acqua per lenire la sete, lasciando per terra decine di morti ridotti a pelle ed ossa, soprattutto bambini, qualcuno in un ultimo abbraccio con l'orsacchiotto di pelouche. Esausti, sfiniti dalla stanchezza, i piedi piagati, un centinaio di profughi ruandesi hutu raccontano con un filo di voce il loro calvario; sono giunti a Goma dopo essere fuggiti dai campi profughi di Katale e Kahindo, pochi chilometri a nord. Alcuni vogliono tornare in Ruanda, altri temono rappresaglie del governo di Kigali dopo la "pulizia etnica" attuata nel 1994 dagli hutu contro l'etnia tutsi. A Goma, in mano ai ribelli tutsi che intendono rovesciare il regime di Mobutu, sono cadute anche ieri sera due bombe lanciate dalle milizie ruandesi hutu e dall'esercito zairese che, secondo i ribelli, "si servono dei profughi come scudi umani" . Al termine di un'altra giornata di attesa che i "grandi" inviino una forza internazionale, in
serata si e' delineata una schiarita, in realta' solo apparente: il capo dei ribelli ha annunciato l'apertura di un "corridoio umanitario". Gli aiuti alimentari e sanitari potranno arrivare fino a Mugunga, ha detto a Goma, Laurent-Desire Kabila, ma "forze assolutamente imparziali" dovranno garantire la sicurezza del corridoio, mentre l'alleanza per la liberazione del Congo-Zaire da lui diretta "manterra' il coprifuoco unilaterale decretato il 4 novembre". Affermando che "la Francia non e' imparziale", Kabila ha quindi escluso indirettamente la presenza di Parigi in una forza umanitaria multinazionale, rifiutata peraltro anche da Kigali, che ne mette in dubbio la neutralita' e critica l'appoggio di Parigi a Mobutu. Analoga la posizione dell'Oua (Organizzazione per l'unita' africana) che esclude anche l'altra ex potenza coloniale, il Belgio, e preme per una forza completamente africana di cui discutera' oggi in una riunione d'emergenza ad Addis Abeba. L'Oua tentera' di trovare un compromesso con lo Zaire, che
rifiuta che gli aiuti transitino sul suo territorio e vuol espellere i profughi. Sembra improbabile che il Consiglio di sicurezza accetti di escludere la Francia, che ne e' membro permanente e per prima ha lanciato la proposta di una forza di intervento per soccorrere il milione e 200mila profughi. Ai quali, secondo il programma alimentare mondiale (pam, agenzia dell'Onu), occorrerebbero per sopravvivere da 6.000 a 7.000 tonnellate di viveri alla settimana. In caso contrario, "Medicins sans frontieres" prevede 200 morti al giorno.
Bisogna quindi far presto, ha ribadito l'inviato speciale dell'Onu, Chretien partito da Kinshasa per Kampala e Kigali "estremamente frustato". Giunta a Kinshasa con la troika europea di cui fa parte il sottosegretario agli Esteri, Rino Serri, Emma Bonino, commissaria europea per gli aiuti umanitari, ha escluso l'ipotesi di obbligare i profughi fuggiti dal Ruanda a tornare a casa. La Bonino, ha duramente criticato l'Onu per il rinvio del via libera alla forza multinazionale.