MA ORMAI E' TARDI PER FERMARE LA STRAGE
di PIETRO VERONESE
BISOGNA avere il coraggio di guardare le cose in faccia e sapere fin d'ora che quando l'intervento internazionale in Zaire sara' infine operativo, quando il primo aereo atterrera' e una scorta armata sotto bandiera Onu comincera' a distribuire gli aiuti, sara' troppo tardi. Certo delle vite potranno ancora essere salvate, ma la tragedia sara' compiuta. Come ha detto ieri Emma Bonino, "la forza avra' molto lavoro, soprattutto per seppellire cadaveri".
Sono passati dodici giorni dall'evacuazione del personale umanitario dalla citta' di Goma. Ma gia' da prima i campi profughi erano irraggiungibili, a causa dei combattimenti. Ora abbiamo la disponibilita' canadese, quella americana e di alcuni paesi europei e africani. Manca pero' ancora la risoluzione dell' Onu, non sono chiari il mandato, la durata, molte altre questioni chiave. Il coordinamento tra i diversi contingenti - saranno una quindicina, ha detto Boutros Ghali - non e' certo messo a punto. Poi bisognera' partire, arrivare, dispiegarsi, passare all'operativita'. Non bastera' qualche ora, ne' qualche giorno, per usare ancora le parole del segretario.
Bene dunque gli appelli, gli annunci, la mobilitazione. Ma questo non ci impedisca di prepararci al peggio. Non ci eviti di cominciare gia' adesso a riflettere al perche' non saremo riusciti a impedire la morte ampiamente annunciata, per fame e epidemie, non di cento, di mille o diecimila; ma di un milione di uomini, donne e bambini.
Finora le telecamere non sono riuscite a raggiungere i campi profughi del Kivu, ne' le colonne dei rifugiati che hanno tentato la fuga verso l'interno del territorio zairese e a migliaia sono morti per via. Non abbiamo ancora visto, ma sappiamo gia'. E tra qualche ora, o qualche giorno, dovremo fare i conti con quelle immagini.
Allora dovremo analizzare le cause di quel che e' accaduto. E ricorderemo che due anni fa in Ruanda e' stato compiuto il genocidio di un milione di persone; che quel genocidio era stato preparato da tempo, anch'esso annunciato da mille segnali, e nessuno aveva fatto nulla, che i caschi blu avevano lasciato il Ruanda mentre il genocidio era in corso; che piu' tardi le truppe scelte francesi erano intervenute, non per fermare le stragi, bensi' per proteggere gli assassini dall'avanzata dei loro nemici. E poi la fuga degli artefici dei massacri si era fermata subito di la' dal confine, in territorio zairese. Ma lo Zaire non consenti' che nemmeno uno di loro venisse consegnato alla giustizia internazionale. E cosi' nei campi profughi hanno vegetato finora tra i trenta e i quarantamila miliziani armati. E' gia' deciso che, se mai la forza internazionale li raggiungera', non avra' il mandato di disarmarli. Sia dunque chiaro fin d'ora che, quando verra' il momento di ricercare le ragioni e le responsabilita'' di qu
esto nuovo "genocidio per fame" (ancora Boutros Ghali), nessuno potra' dirsi innocente.