"Qualche giorno fa, con mia grande sorpresa e ancor piu' grande piacere, sono stata nominata "donna europea dell'anno". Colgo intanto questa occasione per ringraziare il Comitato promotore del premio per l'onore che ha voluto farmi - e in particolare il presidente Jacques Delors.
Ma poiche' questo premio mi e' stato assegnato per quanto ho tentato di fare come responsabile della politica di aiuti umanitari dell'Unione Europea, mi sembra naturale dedicarlo alle vittime di tutti i conflitti del mondo. Di tutti i conflitti senza distinzione alcuna. E' a questi milioni di persone che hanno perso tutto, sfollati e rifugiati, che vorrei andasse il nostro pensiero di europei, oggi.
Non in tutti i conflitti e' semplice dipanare la matassa delle ragioni e dei torti. Le eccezioni sono poche. Una di queste e' la Birmania, dove da sei anni una dittatura militare si rifiuta di cedere il potere al partito che ha vinto le elezioni con oltre l'ottanta per cento dei voti. Questo partito e' capeggiato da una donna di grande coraggio e di rigorosa nonviolenza, Aung San Suu Kyi.
Ci siamo incontrate a Rangoon il primo d'agosto, in un clima tropicale dal caldo soffocante. A molti mesi e a migliaia di chilometri di distanza, nel gelo che avvolge tutto il nostro continente, la sento ancora accanto a me e vorrei che tutti gli europei le si stringessero attorno, facendole sentire la nostra solidarieta' in tutti i modi possibili. Ad esempio boicottando economicamente il regime militare birmano - come Aung San Suu Kyi da molto tempo ormai non si stanca di chiedere. Mi piacerebbe, insomma, che questa donna straordinaria fosse "la donna dell'anno" di tutti gli europei che hanno a cuore la democrazia e i diritti umani.
E infine mi piacerebbe - e questo e' l'ultimo dei desideri che esprimo qui oggi: ma si sa, l'anno nuovo e' il momento giusto per farlo - che l'Europa facesse sempre piu' tesoro della lezione di nonviolenza che continua ad arrivarci dall'Asia - da Gandhi al Dalai Lama a Aung San Suu Kyi. Cosi', faccio appello all'opposizione serba affinche' non abbandoni il metodo di lotta nonviolenta. Che e' l'unico che, oltre a garantirle la vittoria, puo' finalmente cominciare a seminare gli anticorpi naturali alla violenza e all'odio che hanno sconvolto non solo il proprio paese ma l'intera regione dei Balcani".