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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 2 gennaio 1997
Panorama del 9/1/97 pagg 22-23

UN CICLONE DI NOME EMMA

Dalle guerre di pesca alle missioni umanitarie, I'ex radicale e' il commissario Ue piu' attivo e apprezzato. Peccato che a Roma...

di MARCELLA LEONE

Su di lei, due anni fa, nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato. Forse nemmeno l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Quando la mando' a Bruxelles come commissario dell'Unione Europea, tra le proteste di maggioranza e opposizione, favorevoli al pidiessino Giorgio Napolitano, I'aveva supplicata: "Mi raccomando, non piantare grane". Eppure oggi Emma Bonino, la pasionaria radicale della politica italiana, e' l'unico commissario italiano ad avere sfondato. Al punto che il quotidiano belga "La libre Belgique" l'ha candidata come personaggio del '96, il settimanale inglese The Economist l'ha messa al primo posto nella classifica dei commissari europei, e una citta' delle Canarie ha dato a una strada il suo nome.

"Cyclone", "La Comisaria", "L'italienne qui fait bouger l'Europe": titolano cosi', oggi, i maggiori organi di stampa europei quando parlano di Emma Bonino. Eppure, quando e' arrivata a Bruxelles, capitale degli eurocrati in doppio petto, una commissaria cosi' non l'avevano mai vista. Una piemontese di 48 anni, da sempre fuori da tutti gli schemi considerati rispettabili dell'economia e della politica, con un curriculum fitto di scioperi della fame e di battaglie da marciapiede in favore dell'aborto e della droga libera. Sempre in jeans e zoccoli perfino nelle aule del Parlamento italiano, dove e' stata deputato per quasi vent'anni. "La prima volta che ci siamo incontrati, il presidente della Commissione europea Jacques Santer mi ha guardato con terrore, quasi temesse che mi mettessi le dita nel naso" racconta la Bonino. Ma lei lo ha spiazzato subito: prima dimostrando di conoscere l'etichetta, ma poi perche' ha puntato i piedi per ottenere di piu'.

Il governo italiano aveva accettato per lei un incarico da cenerentola, la politica dei consumatori, puntando tutte le carte sull'altro rappresentante italiano, Mario Monti, per il quale aveva ottenuto il ben piu' prestigioso ruolo di commissario per il mercato interno. La Bonino, pero', era riuscita a strappare a Santer altri due portafogli, quello degli aiuti umanitari (1.700 miliardi da gestire) e quello della pesca. Tre giorni dopo il giuramento, nel gennaio '95, riposto nell'armadio il tailleur nuovo di zecca, in jeans e giubbotto antiproiettile e' volata sotto le bombe di Sarajevo. E' stata la prima a denunciare la sparizione di 10 mila musulmani, i cui corpi sarebbero stati ritrovati mesi dopo nelle fosse comuni.

Ma all'ovattato palazzo Breydel, sede della Commissione europea, non fanno una piega, anzi, la ignorano. E l'aspettano al varco, sicuri che il dossier "Pesca" la seppellira'. "Pensavo di poter barattare questo incarico con qualcosa che mi fosse piu' congeniale, ma avevo sbagliato i miei calcoli. Nessuno voleva la pesca perche e' una rogna, e cosi' me la sono dovuta tenere. Oggi e' diventata una passione" racconta la Bonino. Ad appena un mese dall'incarico, scoppia la guerra delle sogliole: una nave della marina canadese prende a cannonate il peschereccio spagnolo Estai, sorpreso con le reti in acque proibite. L'incidente diplomatico e' grave, gli occhi dei paesi europei e d'oltreoceano sono puntati sulla "ministra": come reagira'? Con un ragionamento semplice ma efficace: ogni gioco ha le sue regole. Forse gli spagnoli hanno torto, ma non sono consentite cannonate tra paesi civili, perche' questo si chiama pirateria. Le immagini della commissaria invadono gli schermi televisivi d'oltreoceano. Il Wall Street

Journal le dedica un articolo, Santer le fa i complimenti, Spagna e Canada accettano di negoziare.

Il dossier Pesca non solo non ha travolto la Bonino, ma si e' rivelato un trampolino di lancio per il commissario. Nel rude mondo della pesca diventa un personaggio popolare: chi ha mai visto un ministro della Comunita', una signora per di piu', calarsi imbracata da un elicottero su una nave per fare un'ispezione? Anche i rudi pescatori inglesi, che la vedono come il fumo negli occhi perche' vuole ridurre del 40 per cento il volume di pesca dell'Unione, accettano di trattare con la Bonino: "Lei con chi sta, con noi o con i pesci?" le chiedono a brutto muso. "Siccome ci sono troppi pescatori e pochi pesci, e io non li so moltiplicare, se volete continuare a fare il vostro mestiere dovete ridurre le catture" e' la risposta.

Negli uffici del commissario si lavora in modo frenetico, tra riunioni, missioni, dossier. La Bonino non si ferma un attimo. Va a trovare il Dalai Lama. Sfida le autorita' birmane per incontrare la dissidente San Suu Kyi. Guida un convoglio umanitario in Somalia e le sparano addosso. Torna nei Balcani. Fa la spola tra Zaire, Burundi e Ruanda denunciando le stragi. A Cuba, durante un pranzo con Fidel Castro, mentre gli ambasciatori nascondono il naso nei piatti, minaccia di bloccare gli aiuti umanitari europei se non verranno rispettati i diritti umani e dopo pochi giorni vengono liberati 12 dissidenti.

"Per lei mettercela tutta e' un punto d'onore. E' l'unica radicale che sia riuscita a fare politica non piu' all'opposizione, ma in un'istituzione", afferma il suo portavoce Filippo di Robilant. "Gli unici a non essersi accorti di lei sono gli italiani". Antonio Martino, ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi, ammette di essere sorpreso dai risultati ottenuti dalla Bonino: "Evidentemente il Partito radicale di Marco Pannella e' stato una buona scuola. E' vero, in Italia ci siamo accorti troppo poco di lei".

E dire che Emma Bonino ha girato tutte le regioni italiane per spiegare alle amministrazioni locali come spendere i fondi comunitari, che l'Italia perde per incuria o ignoranza. Con i vari governi che a Roma si sono succeduti dopo la sua nomina ha continuato a insistere perche l'Italia si dia una legge quadro sui consumi. E soprattutto ha cercato di instaurare contatti organici.

Con quali risultati? "Zero assoluto. La scollatura e' totale. Tutti i governi dei nostri partner europei agiscono in sinergia con i loro commissari. E' come se l'Italia, invece, sottovalutasse la potenzialita' politica dell'Unione Europea. Ho saputo del rientro della lira nello Sme dai giornali: forse il governo non mi sente in sintonia" si lamenta Bonino. Lei, comunque, fino al dicembre del '99 rimarra' a Bruxelles. Poi, se non trovera' un altro incarico, riprendera' la politica della strada con il Partito radicale.

 
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