Articolo di Claudio LazzaroLa commissaria europea ricorda le responsabilita' internazionali in Zaire, in Afghanistan e in Birmania
"Troppi orrori sotto la bandiera Onu"
La Bonino attacca le Nazioni Unite: "Facciano meno politica e difendano i diritti dell'uomo"
ROMA - "Si spara sulla Croce Rossa, in Burundi, in Cecenia, in tutte le zone di crisi. E le Nazioni Unite lasciano fare". Questo l'amaro messaggio che Emma Bonino, commissario europeo per gli aiuti umanitari, ha lanciato nel primo giorno del novo anno, dalla sede romana del Partito radicale. Ai giornalisti la Bonino ha offerto una copia della sua missiva al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. Una lettera scritta per frustare i nervi: "Il quadro delle violazioni dei diritti umani e' catastrofico. Cinquanta bambini sono nati e molti di piu' sono stati abbandonati per strada, durante la marcia di rimpatrio forzato, dalla Tanzania al Ruanda - dice la Bonino -. Nella regione dei Grandi Laghi i campi profughi, su cui sventolava la bandiera dell'Onu, sono stati bombardati. Poi si e' ritenuto che l'intervento della forza multinazionale in Zaire fosse superfluo, dal momento che gli esseri umani da strappare alla fame e alle malattie erano "solo" qualche centinaio di migliaia". Di questa vergogna, secondo la bon
ino, l'Europa deve ritenersi corresponsabile: "I profughi dei Grandi Laghi dovevano essere assistiti dalle Nazioni Unite e il principale finanziatore delle agenzie umanitarie Onu, dal '94, e' proprio l'Unione Europea".
Emma Bonino rievoca altre sconfitte umilianti subite dai diritti umanitari: "A settembre, Mohammed Najibullah, che si era rifugiato a Kabul nella sede delle Nazioni Unite, e' stato trascinato fuori e impiccato. A commento della barbara esecuzione il delegato delle Nazioni Unite ha detto che non bisognava drammatizzare!". Si sdegna la Bonino: "In Afghanistan e' stata imposta la legge del velo, che calpesta i principi sanciti dalla conferenza mondiale sulle donne". Ma proprio un volto femminile riporta la speranza: "In Birmania c'e' una donna di grande coraggio - racconta la Bonino -. Si chiama Aung San Su Kyi, dirige un partito che ha vinto le elezioni con oltre l'ottanta per cento dei voti, ma da sei anni una dittatura militare si rifiuta di cederle il potere. Malgrado questo Aung ha fatto una scelta di non violenza". In questa scelta c'e' un messaggio che, secondo la Bonino, Puo' fare proseliti: "Se l'opposizione serba continuera' ad applicare il metodo di lotta non violenta, non solo vincera', ma spargera'
, in tutti gli altri conflitti nel mondo, gli anticorpi naturali all'odio e alla distruzione".
La Bonino che e' stata appena nominata "donna europea dell'anno", dedica il premio all'amica Aung e, nella sua lettera, chiede al Segretario dell'Onu di rispettare quanto lui stesso affermo' nel suo primo discorso ufficiale, il 17 dicembre: "Bisogna ritrovare la dimensione morale e anteporla alle considerazioni politiche".
Curiosamente, quando un giornalista ha chiesto alla Bonino di commentare il messaggio del capodanno del Presidente della Repubblica, anch'esso centrato sul recupero della "dimensione morale", lei ha tagliato corto: "Un discorso generico, che non ha preso posizione sui grossi problemi".