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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 20 gennaio 1997
La Stampa - Domenica 19 Gennaio 1997

"NESSUN COLPO DI SPUGNA"

IL COMMISSARIO EMMA BONINO

"Penalizzato chi e' stato onesto"

Articolo di Fabio Squillante

Durante il fine settimana Emma Bonino fa gli straordinari, passando da una riunione in Olanda alla preparazione delle nuove competenze che il presidente della Commissione europea, Jacques Santer, le ha affidato: la sicurezza alimentare e dei consumatori. Tra una riunione e l'altra, pero', il commissario italiano trova il tempo per commentare in una chiacchierata al telefono la rivolta degli allevatori che in questi giorni assediano Milano. La sua e' l'opinione di una "non addetta ai lavori", in quanto le quote latte sono prerogativa del commissario austriaco Franz Fischler, responsabile della politica agricola comunitaria. Ma quello della Bonino e' ugualmente un parere autorevole, che peraltro non piacera' a quegli allevatori i quali, avendo prodotto molto piu' latte del dovuto, si trovano oggi a dover pagare

le multe imposte dalla Commissione di Bruxelles.

La questione delle quote latte sta diventando un problema politico nazionale, gli allevatori danno libero sfogo alla collera, stringendo Milano in una morsa. Il governo pero' ha gia' fatto sapere che non intende andare oltre le misure di sostegno gia' decise. Cosa ne pensa?

"Io so tutto sulle quote pesca, che sono di mia competenza, ma di latte francamente non mi sono mai occupata, e ne so solo quel tanto che viene riportato in questi giorni dai giornali. Il mio parere non puo' essere dunque che molto banale. La mia impressione comunque e' che fino ad ora Roma, il governo, pagava, facendosi carico della violazione delle regole comunitarie sulle quote di produzione del latte. Oggi questo non si puo' fare piu', e chi viola la legge paga. La

situazione del resto era diventata insostenibile. Anzi, in realta' e' sempre stata insostenibile. Prima pero', in una situazione di finanze allegre, Roma pagava.

Oserei dire che le multe degli allevatori indisciplinati le pagavano tutti i cittadini italiani, tutti i contribuenti. Ora invece, dopo numerosi pronunciamenti della Corte

di giustizia europea e in una situazione di ristrettezze di bilancio, questo non si puo' fare piu'".

Nessuna speranza di un "ammorbidimento" della Commissione, quindi, per gli allevatori in rivolta?

"A quanto leggo dai giornali gli allevatori che non hanno rispettato le quote individuali, e che per questo devono pagare le multe, sono una netta minoranza: solo 14 mila sugli oltre 100 mila allevatori italiani. Non possono pretendere un colpo di spugna. Se gli si consentisse di non pagare, si darebbe un segnale molto grave alla grande massa di allevatori onesti che invece le quote latte le hanno rispettate. Sarebbe un incentivo a non rispettare la legge anche per gli altri, che invece hanno onestamente limitato la propria produzione in onore agli impegni presi dall'Italia. Non sarebbe giusto".

E' vero. Pero' quando nel 1984 la Comunita' europea decise di limitare la produzione di latte, istituendo il regime delle quote nazionali, l'Italia si vide assegnata una quota di sole 9 milioni di tonnellate (poi aumentate a

9,9), assai inferiore al fabbisogno nazionale. Altri Paesi invece, come ad esempio l'Olanda, che puo' produrre 12 milioni di tonnellate, ottennero una quota di produzione molto superiore al proprio consumo interno. In altre

parole l'Italia e' stata penalizzata da un sistema che impone al nostro Paese un deficit del bilancio lattiero di 3700 miliardi l'anno.

"Non saprei, non ho gli elementi per poter dare un giudizio competente. Non so come stesse la questione nel 1984, quando il sistema fu introdotto, e quindi non

posso dire se la quota latte assegnata all'Italia fosse ingiusta o meno. E' possibile anche che gli italiani abbiano avuto allora altre contropartite, ma non e' il mio

dossier e non mi azzardo a dare giudizi. Cio' non toglie pero' che l'Italia ha accettato alla fine un sistema, che e' quello della limitazione della produzione lattiera tramite l'istituzione di quote nazionali per i Paesi e individuali per gli allevatori. Ed avendolo accettato, allora, questo sistema l'Italia lo deve rispettare, per spiacevole che sia. Le regole sono le regole, e senza norme condivise e

rispettate da tutti nessuna societa' puo' vivere, tanto meno una Comunita' vasta e complessa come l'Unione europea. Se poi l'Italia ha delle rivendicazioni politiche

da far valere in ambito comunitario, nulla impedisce che si batta all'interno delle istituzioni europee per modificare una situazione che ritiene ingiusta".

 
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