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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 8 marzo 1997
Varie * Resto del Carlino, pagina 3

"NESSUNO PENSA A QUELLO CHE MUOIONO LAPIDATE"

8 MARZO/La Bonino sferza l'Europa ripiegata sul proprio benessere: "Quanti diritti ancora negati"

Intervista di

Umberto Cecchi

ROMA - Emma Bonino, Ia signora d'Europa, è nata l'otto marzo e così oggi festeggerà il suo compleanno, non l'appuntamento diventato ormai motivo di riflessione sul ruolo della donna nel mondo. "Un anniversario ormai vuoto. Quasi da cancellare, sostieneil commissario europeo per la pesca con quella sua forza ideale che la contraddistingue da sempre nelle sue battaglie politiche: "A che serve festeggiare con distrazione? Mentre parliamo, infatti, in molte nazioni del Medioriente le donne muoiono lapidate. Oggi come mille anni fa. Come possiamo festeggiare? E cosa?" Ecco dunque come la pensa, sull'otto marzo, sulla donna e sull'Europa, una delle donne più importanti del mondo. Certo una delle più tenaci ed attive.

-In un regime di parità di diritti, che senso ha la festa della donna?

-Quello di una attenzione attiva verso quei paesi dove questo senso non c'è. Quindi io capisco le pari opportunità e il pari salario,

ma questo non ci può fare dimenticare che in paesi vicinissimi la donna sta subendo le più gravi violazioni. Mi preoccupa molto il silenzio assordante, per esempio, sulle donne afgane.

-Dunque: donne d'Europa e donne del terzo mondo. Come colmare l'abisso?

Le donne d'Europa fanno parte tutte allo stesso modo di una cultura e di una atmosfera ripiegata su se stessa, per cui ci occupiamo tutte del nostro orticcelo. Abbiamo un'ltalia ripiegata su se stessa, e un'Europa molto monetarista e molto economicista. Ecco: Mi sembra che anche la parte femminile, anche la più impegnata, segua questo trend senza esprimere valori diversi.

-Si parla molto di frontiere della genetica, che coinvolgono in particolare le donne. Cosa farà l'Europa?

-L'Europa ha in comune la politica agricola, la pesca, la moneta e il mercato unico. Nient'altro.

-E tutto il resto è marginale. Genetica compresa.

-Certo, esattamente come da trattato di Maastricht.

-Insomma. L'Europa a metà, senza valori?

-E' così. Per ora è stata costruita la parte economica comune e non l'Europa dei valori e dei cittadini. Per cui queste cose sono lasciate agli stati membri. Mi auguro che tutti ci siamo resi conto che questa costruzione a metà non infiamma più nessuno.

-E in Italia, a che punto è questa costruzione?

-L' Italia Mi pare molto distratta. Però il governo sta facendo un lavoro eccellente per introdurre nel trattato il divieto alla pena di morte. A parte questo, il nostro resta un paese che quando parla di Europa usa un vocabolario macabro, tipo morire per Maastricht" o "vogliamo entrare nell'Europa vivi". Parchè gli altri entrano morti? L'Italia subisce 1'Europa, non la pratica come opportunità. Basta guardare i fondi strutturali non consumati.

-E allora?

-Bisogna trovare le opportunità, sono convinta che se l'Europa la conosci ci piace, il fatto è che noi siamo distratti. Non la conosciamo.

-Torniamo alla donna. La conferenza di Pechino è servita o è stata solo una grande kermesse?

-Quando penso a Pechino penso alla conferenza di Rio sull'ambiente, da dove non sono usciti risultati immediati, ma che però ha avuto il pregio di far uscire il grande tema dell'ambiente.

-Lo stesso è stato per Pechino.

-Si. Pechino è riuscito a far emergere il problema di metà della popolazione mondiale da un ambito angusto, come se fosse stato solo un fatto di alcuni gruppi femministi, e gli ha dato dignità mondiale. Nella sostruzione del mondo, c'è chi vuol fare a meno di metà della popolazione, insomma: della donna. Pechino ha detto questo.

-Un vero spreco di risorse.

-Mi sembra chiaro: c'è da costruire il mondo però metà della popolazione la teniamo fuori, a livelli diversi, ma fuori. Pechino ha avuto il merito di far uscire questo problema da un dibattito di gruppi femminili, e farlo diventare, almeno sul tavolo, una preoccupazione internazionale.

-Da questo verranno altri sviluppi?

-Dipende anche da noi donne, certo se dopo Pechino il massimo che ci viene in mente è di occuparci di parità del salario beh, certo noi per prime non stiamo dando un grande contributo.

-Allora non manca neppure una autocritica sul comportamento femminile?

-No, direi che c'è, e forte, nel senso che tutte siamo partecipi e conniventi, in Europa e in tutto il mondo civilizzato, di un grande riflusso: non stiamo esprimendo niente di particolare. Aspettiamo.

-Sul piano personale, Emma Bonino, prima giovane attivista radicale, poi commissario europeo di grande successo, ha dovuto pagare a tutto questo il prezzo di un uomo o di più?

-Non so quanto paga un uomo. Non so mettermi nei vostri panni...No, scherzo: dal punto di vista intellettuale ho avuto più stimoli che prezzi da pagare.

-Nella vita privata, invece, il prezzo è stato alto?

-Ciò che, ho pagato di più è che ci sono cliché molto maschili. Per esempio, la pesca/ il settore, così maschile, ha visto come un insulto l'arrivo di una donna commissario. Dunque hanno pensato: in Europa ci disprezzano al punto di darci una donna. Per superare questo ci è voluto un anno: scovarli uno per uno. Parlarci. Fossi stato un uomo...

-Nonostante le soldatesse ormai...

-Nonostante. Eppure, se ci fosse una donna alla difesa sarebbe visto come un dileggio. Questo nel nord Europa è superato.

-Insomma, ci si muove lentamente sull'emancipazione.

-Non voglio dire che nel Settanta a oggi non ci siano statimiglioramenti, al contrario, abbiamo fatto notevoli passi avanti. E' in nome di questo che oggi dovremmo occuparci delle più sfortunate di noi, invece di discuterci addosso festeggiandoci.

-Come passerà l'otto marzo?

-E' il mio compleanno e quindi è una festa comunque...

-Auguri.

-Grazie. Ma non l'ho mai festeggiato come l'otto marzo Parchè trovo che questa cosa oggi non ha più senso. Un giorno all'anno per la donna è ridicolo. Obsoleto.

-Insomma una festa da cambiare.

-E' un retaggio inadeguato a quello che abbiamo fatto. Dal Settanta ad oggi conquiste culturali ne abbiamo fatte tante. Non vedo Parchè "darsi" un giorno per ricordarle. E' riduttivo. C'è da lavorare non da cantare...

 
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