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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 10 marzo 1997
Varie, fondi strutturali * La Repubblica, pagina 5

IL CARROZZONE-ITALIA BUTTA I FONDI EUROPEI

Emma Bonino, commissario Ue, racconta gli sprechi dei nostri burocrati

di FEDERICO RAMPINI

MILANO Ha ragione Scalfaro: rasenta ormai il sabotaggio, l'incapacità dell'Italia di spendere i ricchissimi fondi messi a disposizione dall'Europa per il nostro Mezzogiorno. Per rilanciare lo sviluppo del Sud e l'occupazione è inutile moltiplicare convegni, minacciare scioperi, stanziare qualche pioggerella di miliardi aggiuntivi e virtuali, o riscoprire un rudere dell'assistenzialismo democristiano come la Gepi. Soldi e decreti, idee buone o meno buone, tutto va a sbattere contro il disfacimento dell'amministrazione pubblica quella meridionale e non solo quella, tutto si incaglia nei labirinti di una burocrazia immobile, che fa pagare carissima al Paese la sua inefficienza. Ne parliamo con il commissario europeo Emma Bonino, che da tempo denuncia la vergogna dei finanziamenti mai spesi.

-Facciamo i conti: quanti sono esattamente i fondi europei che l'Italia potrebbe usare per creare posti di lavoro?

-Solo il pacchetto 1994/99dei fondi strutturali europei e di 44mila miliardi, di cui 32mila miliardi riservati al Mezzogiorno. E', come dire, il valore di almeno tre "manovrine". Ovvero più del triplo delle risorse stanziate dall'ultima Finanziaria per le aree depresse. Questi fondi strutturali sono particolarmente appetibili perché per la parte riservata al Sud il co-finanziamento richiesto all'Italia e solo del 20%. In altri termini si tratta di un gigantesco contributo netto che il resto d'Europa mette a disposizione dell'Italia perché lo usi nelle regioni meno avanzate.

-Ma purtroppo sono fondi disponibili solo sulla carta, in realtà restano quasi tutti a Bruxelles. Qual è la parte che riusciamo spendere?

-I pagamenti effettivi non superano un decimo delle cifre allocate. Lo stesso, del resto, è accaduto per i finanziamenti stanziati nel periodo precedente (1989-93) cioè oltre 21mila miliardi, e che l'Italia ha ormai perduto definitivamente

-Quali sono le cause di uno spreco così colossale?

-L'amministrazione pubblica italiana non vuole abituarsi a usare procedure europee. Cioè progetti chiari e credibili; un monitoraggio accurato della loro attuazione; tempi di realizzazione certi e veloci; trasparenza e controlli severi. Queste sono le regole del gioco in Europa. Invece l'Italia continua a preferire i suoi carrozzoni pubblici, gli assegni in bianco, i metodi clientelari, gli appalti i cui costi esplodono in corso d'opera.

-Lei ha potuto sperimentare di persona, da commissario europeo, l'arretratezza della burocrazia italiana? -Come mia competenza specifica io gestisco tra l'altro i fondi strutturali per la pesca. Ci crede che da anni non riesco ad avere un progetto di spesa, uno solo, dalla Calabria? Ma non e soltanto il Sud a trovarsi in queste condizioni. Perfino alla Regione Lombardia, per 100 persone che si occupano di agricoltura ce ne sono solo 12 impegnate sugli affari europei. La burocrazia italiana è in assoluto la più ignorante nel diritto amministrativo europeo.

-Eppure anche gli altri Paesi che usufruiscono degli aiuti comunitari non sono proprio dei modelli di modernità e di efficienza amministrativa. Possibile che noi siamo il fanalino di coda anche all'interno del cosiddetto Club Med, il gruppetto dei Paesi latini?

-E' proprio così. La prima cosa che fece la Spagna quando entrò nella Comunità europea fu di prendere 300 giovani laureati e mandarli a Bruxelles solo per studiare le procedure. Quando sono tornati in patria quei giovani sono stati inseriti in tutte le amministrazioni centrali e regionali. Risultato: la Spagna oggi è la più efficiente utilizzatrice di fondi regionali europei. Il Portogallo ha fatto meraviglie nell'utilizzare i finanziamenti europei per colmare il proprio ritardo di infrastrutture: aeroporti, autostrade. Intanto Catania continua ad avere un aeroporto da 700mila passeggeri con un traffico che l'estate scorsa ha superato due milioni di persone. E in tutta la Sicilia non c'è un aeroporto veramente attrezzato per la distribuzione rapida di agrumi sui mercati esteri. Turismo, agricoltura tutte le ricchezze del Mezzogiorno vengono soffocate da queste strozzature.

-Lei dunque non vede, da parte dello Stato e delle Regioni italiane, sforzi adeguati per la formazione dei funzionari che dovrebbero istruire le pratiche di finanziamento europee?

-Dovrei raccontare aneddoti impietosi. Qui a Bruxelles abbiamo istituito dei weekend di formazione per funzionari regionali, per addestrarli alle procedure dei fondi strutturali. Ebbene, le Regioni italiane sono le uniche che mandano ogni volta persone diverse: per loro il weekend invece di servire a formare una task force di superspecialisti, viene concepito come una vacanza-premio. Oppure c'è l'abitudine di trasferire a Bruxelles burocrati che sono a pochi anni dalla pensione. E' una gratifica di fine carriera, ma la loro esperienza andrà in fumo, non servirà a migliorare l'amministrazione nazionale.

-Alla lunga questa nostra incapacità di spesa ci danneggia anche a Bruxelles, nel nostro potere negoziale.

-Certo. Tra breve ci sarà una revisione degli stanziamenti, qualcosa si dovrà tagliare perché Maastricht richiede austerità a tutti i livelli. Ebbene, è chiaro che chi in passato non ha saputo usare i fondi europei, sarà il primo ad essere penalizzato. Tra l'altro, vorrei ricordare che oltre ai fondi strutturali esiste anche il pacchetto Mediterraneo: sono seimila miliardi di Ecu, 12mila miliardi di lire uno sforzo quasi eguale a quello che l'Unione europea ha fatto per i Paesi dell'Est.

 
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