intervento TELECOMUNICAZIONI, IL RITARDO POTREBBE COSTARCI MOLTO CARO
di Emma Bonino
Come il telefono, l'automobile, il televisore e il computer, anche Internet é una di quelle invenzioni che, per la loro capacità di cambiare la nostra vita quotidiana, fanno epoca. Muore il secolo e nasce la società dell'informazione, un mondo dove il cittadino-consumatore non ha più bisogno di uscire di casa per svolgere quasi tutte le attività essenziali: acquistare beni e servizi, accedere a banche-dati, consultare libri e giornali del mondo intero, sbrigare pratiche amministrative e bancarie. Cresce il numero di coloro che lavorano da casa.
Anche questa rivoluzione dei costumi, come tutte le altre registrate nel Novecento, ha luogo in America prima che in Europa. Quasi due terzi degli abbonati mondiali a Internet (il65%) sono negli Stati Uniti, dove peraltro le leggi della concorrenza hanno costretto le imprese a investire in ricerca e sviluppo, a offrire i servizi migliori ai prezzi più economici; dove, una volta pagato il costo di collegamento con una qualsiasi compagnia telefonica, le telefonate locali sono gratuite e senza limiti di tempo. Con evidenti vantaggi per i privati, per le aziende e per la diffusione di Internet. La rapida diffusione delle nuove tecnologie e la competitività delle imprese sono fattori determinanti nel contenimento della disoccupazione statunitense ad un livello (il 5%) che fa sognare la vecchia Europa.
Da noi, Regno Unito a parte - dove la liberalizzazione e privatizzazione delle telecomunicazioni é iniziata più di dieci anni fa - l'apertura dei mercati é ancora in corso e viene ritardata dalle resistenze di agguerriti centri di interesse. Il mantenimento dei monopoli statali - c'é bisogno di ricordarlo? - disincentiva gli investimenti in sviluppo tecnologico e in qualità dei servizi, mette i prezzi al riparo dalla pressione concorrenziale e ritarda la formazione di alleanze e strategie capaci di renderci competitivi sul mercato mondiale.
E' un ritardo che rischia di costarci caro. L'andamento dei negoziati in corso all'Organizzazione Mondiale del Commercio rende imminente la liberalizzazione delle telecomunicazioni su scala mondiale, su cui l'Unione Europea - malgrado i suoi ritardi - ha già scommesso. Secondo alcuni studi un pieno sviluppo della società dell'informazione potrebbe creare in Europa da 2 a 14 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma non é detto che si riesca a scongiurare una situazione di sudditanza economica e tecnologica nei confronti degli Stati Uniti. Mentre é certo che, per il momento, sono imprese e consumatori a pagare gli svantaggi derivanti da rendite di monopolio, costi elevati, barriere tariffarie e accesso limitato di nuovi concorrenti.
E l'Italia? Non essendo ancora liberalizzate le reti alternative di telecomunicazioni per i servizi diversi dalla telefonia fissa (che andrà comunque liberalizzata entro il '97) viene di fatto bloccata la possibilità per il service provider di utilizzare reti diverse da quelle del monopolista. In Italia costi e profitti legati a Internet vanno in netta prevalenza al monopolista, che applica ancora le tariffe a scatto. La parte di mercato lasciata al service provider non garantisce a quest'ultimo nemmeno la sopravvivenza.
La Stet, malgrado gli impegni assunti da tre anni con la Commissione, non é ancora privatizzata. E si continua a parlare di golden shares (proibite dal Trattato di Roma) dimenticando l'approvazione di una authority delle telecomunicazioni e un'effettiva apertura dei mercati, principali garanzie di promozione dell'interesse generale dei consumatori.
Il mercato non é necessariamente la giungla e lo sviluppo delle nuove tecnologie rende necessaria l'adozione di regole, anche a livello comunitario, che oltre a garantire la concorrenza tutelino le esigenze del cittadino-consumatore, anche alla luce di tutti i possibili usi delle comunicazioni telematiche: transazioni commerciali e finanziarie, pubblicità, diritto alla riservatezza etc.Anche l'uso di Internet, affinché sia veramente libero, va responsabilizzato. Uno strumento di libera espressione non é una zona franca dove si sospende l'applicazione delle leggi penali e civili. Due sono le strade da seguire, già indicate dall'Unione: da un lato accordi internazionali e maggior coordinamento in materia di armonizzazione legislativa e cooperazione giudiziaria e di polizia; dall'altro lato la definizione di codici di condotta vincolanti per il service provider che prevedano l'identificazione dell'utilizzatore e la rivelazione della sua identità su rischiesta dell'autorità giudiziaria.