Regole sui cosmetici per la salute di tuttiLa direttiva comunitaria per l'etichettatura dei prodotti
di EMMA BONINO
UN RECENTE editoriale di "Repubblica" sul recepimento da parte italiana della direttiva comunitaria riguardante l'etichettatura dei prodotti cosmetici tocca due questioni - l'impiego di sostanze geneticamente modificate e la sperimentazione animale nel settore cosmetico - sulle quali mi sembra necessario qualche chiarimento. Nell'interesse dei consumatori.
Il problema concernente l'impiego di sostanze geneticamente modificate e l'etichettatura dei prodotti che le contengono investe in primo luogo i prodotti alimentari, primari e/o trasformati. L'obiettivo che ci si pone è quello di imporre la massima trasparenza, sia per l'autorizzazione alla messa di questi prodotti sul mercato, sia per quanto riguarda le informazioni da dare ai consumatori.
Una volta che i Comitati scientifici dell'Unione garantiscono la non nocività di un prodotto per la nostra salute, resta da decidere quali informazioni debbano essere fornite al pubblico. Ebbene, il regolamento comunitario sui "nuovi prodotti alimentari", che entra in vigore il prossimo 15 maggio, impone che la modifica genetica sia menzionata sull'etichetta se si tratta di prodotto contenente gene modificato "attivo". Anche se il gene attivo non è più presente, ma il prodotto è sostanzialmente diverso dall'equivalente non modificato, ci sarà comunque un' indicazione in etichetta.
Quanto alla sperimentazione animale nel settore cosmetico, ho l'obbligo di spiegare perché ho proposto di rinviare di due anni l'entrata in vigore (prevista per il primo gennaio 1998) della direttiva che prevedeva la messa al bando dei test su animali per gli ingredienti dei prodotti cosmetici qualora si fossero trovati metodi alternativi, validati scientificamente e internazionalmente, di sperimentazione "in vitro".
Tutti sappiamo, anche gli animalisti, che malgrado i progressi compiuti dalla ricerca industriale europea (sostenuta dai fondi comunitari), gli attesi "test alternativi" non ci sono ancora. Il che impone a chi, come me, è responsabile di tutelare i consumatori, di persistere nella massima cautela.
Anche perché la categoria dei cosmetici comprende, oltre ai "belletti" esecrati dagli animalisti, prodotti come quelli destinati all'igiene personale, che si utilizzano per tutto l'arco della nostra vita.
La vicenda della "mucca pazza" insegna quanto sia pericoloso giocare con la salute dei consumatori.