IL PARLAMENTO NON SA LEGIFERARE: MEGLIO I REFERENDUM
Consultazione popolare per favorire il lavoro. Con buona pace di Nerio Nesi e della Iotti sfido chiunque a non darmi atto della mia lealtà verso il Paese
di Emma Bonino
Caro Direttore, le chiedo ospitalità perché, come non è noto e dovrebbe esserlo, il 21 maggio scade la possibilità di diffondere i moduli per la raccolta delle firme su una nuova tornata referendaria. Con ciò scade anche l'opportunità di acquisire alla politica italiana un grande progetto di associazione dei cittadini alla soluzione dei problemi che da anni ci assillano. E che tornano a catturarci come sabbia mobili. La Commissaria europea Emma Bonino sembra far finta di niente. Ma Emma Bonino la radicale, la riformatrice, la"pannelliana", può per una volta non emettere silenzio, non far divenire subito clandestino quel che rende pubblico? Se sì devo fare una premessa. Quando Berlusconi mi ha nominata qui a Bruxelles, ha rotta la sola vera conventio ad excludendum che vige in Italia da mezzo secolo: quella contro i radicali, oggi pannelliani - quella contro i comunisti nella sostanza non essendo mai esistita. Qui si aspettavano l'arrivo di una sorta di caricatura per male della Pivetti, allora molto di moda
come la vera first lady liberale italiana, acclamata come tale nei migliori ambienti radicali chic, di sinistra liberalgiacobina, oltre che clericovandeani, ribaltonisti e bossiani. In precedenza Berlusconi mi aveva accreditata all'Onu dove L'Italia - grazie anche all'ambasciatore Fulci e alla lotta del Partito Radicale - spuntò due successivi straordinari. Il primo sul tribunale ad hoc sui crimini di guerra nella ex e sull'istituzione di un Tribunale Permanente per i crimini l'umanità. Il secondo, anche se solo morale, sulla moratoria della pena di morte nel mondo. Berlusconi aveva anche ricevuto dal Dalai Lama, malgrado una sollevazione di tutti gli ambienti politici ed economici, fino all'ultimo secondo utile. Nominarmi significava anche dar seguito a quella sorta di testamento politico di Altiero Spinelli a favore di Pannella e della nostra politica federalista. Testamento del quale tutti fanno finta di non sapere nulla, ma che nondimeno c'è stato. In politica estera, sono state queste le uniche espressi
oni riuscite della tentata alleanza liberale nostra con Berlusconi. Da quando sono qui, con buona pace di Nilde Iotti e di Nerio Nesi, sfido chiunque a non darmi atto della mia assoluta lealtà verso il mio paese e i suoi diritti - anche se sono qui non in sua rappresentanza ma espressione della legalità e dell'indipendenza della Commissione europea. Due termini sui quali, al momento debito, occorrerà fare una battaglia politica ideale, di opinione pubblica federalista, spinelliana e radicale, per lo stato del diritto. Domando chiunque: se a Bruxelles lavoro decentemente e mi riconosce qualche qualità o capacità, fino a tre anni fa cos'ero? Una mentecatta? E quando in Italia e da militante sempre più convinta mi assumo le mie responsabilità civili, faccio conferenze stampa politiche, chiedo e propongo obiettivi precisi, con Pannella e con gli altri mie compagni, cosa succede? Sono tornata ad essere una mentecatta, tanto da non meritare una sola notizia, un solo articolo, come dal 1976 al 1995? In Italia da ot
tanta anni si è molto più attenti a scegliersi gli antagonisti che a riconoscere i protagonisti. Così non è un caso se Bertinotti e il sui partito abitino giorno re notte in televisioni e sui giornali in tempo definiti "confindustriali". A periodi vi viene aggiunto anche Bossi in tutte le camicie e i colori, nonché i "terroristi", così preziosi e insostituibili per qualsiasi regime. Tutti tranne i referendari, i radicali, quelli che sono spesso in sintonia con la grande maggioranza della gente. Da quando sono adulta non riesco a ricordare una sola riforma importante varata dalle Camere. Se non quelle imposte dall'esterno e incardinate col volo referendario. Sono due i nodi gordiani che l'Italia deve sciogliere oggi: quello istituzionale e quello economico. Su entrambi questo Parlamento, come quelli che lo hanno preceduto, non riescono ad approdare a nulla. Sul fronte istituzionale, i tre quarti di riforma maggioritariache abbiamo avuto li dobbiamo ad un'iniziativa referendaria. Il quarto mancante abbiamo di
nuovo dovuto cercarcelo con un'iniziativa referendaria - cui la Corte costituzionale ha visto bene di sbarrare la strada. Sul fronte economico, qualcuno seriamente crede che si potrà passare di manovrina in manovrina, all'infinito aumentando la pressione fiscale, senza toccare la miriade di rendite nascoste tra le uscite? Qualcuno seriamente crede che questo Parlamento riuscirà mai a rilanciare l'occupazione nell'unico modo possibile: cambiando le leggi che regolano il mercato del lavoro? O che riuscirà a riformare lo Stato sociale, smantellando gli inefficienti monopoli previdenziali pubblici e lasciando ai cittadini la libertà di scegliere secondo criteri di mercato e di efficienza? Ai pochi che hanno avutola fortuna di essere informati non sarà sfuggito che è su questi termini che si concentra una buona parte dei referendum che abbiamo appena messo in cantiere. Siamo testardi: i referendum sono l'unica strada legale e non violenta per riformare questo nostro Paese. E noi, ancora una volta, proponiamo di p
ercorrerla. Questo contrasto tra inazione e azione referendaria è così abbagliante che deve essere nascosto. Se la gente fosse informata, noi avremmo il 70 0 l'80% del voto degli italiani e la galassia dei partiti parlamentari (ho perso il conto di quanti siano) si dividerebbe il resto. In Italia si vieta al popolo italiano di votare secondo la Costituzione, con la scheda referendaria che vale, fino a prova contraria, tanto quanto quello elettorale. Quando poi non si riesce a far fuori tutti, i referendum, li si rende clandestini, scegliendo una data ideale per le gite al mare, facendo calare il silenzio della stampa e delle televisioni. Di qui quello che mi urge più che mai di dire: l'attuale nostra proposta referendaria è, nei contenuti e nel metodo, la più articolata e la più concreta, la più rigorosa e la più prudente, la più popolare e la più forte delle alternative riformatrici alle sabbie mobili partitocratiche che tornano a inghiottire l'Italia. Che tutti i grandi quotidiani la ignorino - con poche e
ccezioni - fa spavento. Come faceva spavento la stampa degli anni di piombo, dell'assassinio di Aldo Moro e dello Stato di diritto: la stampa del linciaggio morale e civile dei radicali, di Sciascia e di Pasolini, come prima di Salvemini, di Silone, di Ernesto Rossi e di Panunzio e oggi nostro, se non vi dispiace. Su questa nostra proposta siamo alle ultime ore utili. Siamo prontissimi a non portarla oltre, se non ci verrà richiesto di farlo. E come rischia di accadere. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, quindi.