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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 24 giugno 1997
data 13-giu-97
varie * IL CORRIERE DELLA SERA, pagina 9

EMMA BONINO: NELLE "REGIONI ROSSE" LA SINISTRA VUOLE FARE FALLIRE IL VOTO

Roberto Delera

Milano La prima segnalazione è venuta da Dario, giovane militante radicale di un piccolo paese del Modenese. "A mia nonnaracconta Dario a Radio Radicalein una sezione del Pds hanno detto di non andare a votare". Poi c'è stato un articolo sulla "Nazione", nella pagina locale di Arezzo, che più o meno sosteneva: il Pds sotterraneamente sconsiglia ai suoi militanti di andare a votare. E ai Comitati promotori dei referendum scatta l'allarme. Rosso. "In alcune zone e partito un tam tam telefonico per sconsigliare la partecipazione al voto di domenica", denuncia Emma Bonino. Può essere più chiara?

"Più chiara di cosi'... Nelle zone dove è maggiore il controllo sociale da parte dei partiti della sinistre e partita une campagne sotterranea per convincere gli elettori a non recarsi ai seggi. Le motivazioni? Le solite: sono troppi i quesiti, sono referendum inutili e poco importanti.."

Sono motivazioni che si sentono sulle labbra di molti in questi giorni.

"Vero. Ma è anche vero che sono affermazioni montate ad arte. Erano forse pochi i partiti che si sono presentati alle ultime elezioni politiche? E sono poco importanti referendum su magistrati o sulla golden share? Direi piuttosto che sullo sfondo della scadenza del 15 giugno ci sono 19 referendum desaparecidos per ragioni di Stato, ci sono 25 milioni di firme raccolte in tre anni, i nudi del teatro Flaiano e prima dell'ultimo divertente, ma contemporaneamente drammatico fantasmino, il bavaglio televisivo del 1978: une storia lunga. E tutto ciò per rendere visibile une scadenza di cui nessuno voleva parlare."

Sempre vittimisti voi radicali...

"Vittimisti? Cito une sola cosa: la data scelta per andare a votare. Il 15 giugno. Ovvero: la prima domenica libera dopo la fine della scuola e l'inizio delle ferie scaglionate, che vuol dire sei milioni di cittadini in vacanza per direttiva pubblica. A tutto ciò si aggiunge la campagne astensionista (vedi il fondo di Cazzola sull'Unita ') o quelle infastidita che non da importanza alla scadenza".

A chi si riferisce?

"A Veltroni e a D'Alema per esempio".

Sempre con la sinistra se la prende...

"E questi episodi mi hanno riportato alla memoria ricordi che avevo preferito rimuovere: i dati dei referendum del 1978 e del 1995 che confermano l'indirizzo antireferendario di queste regioni. Nel 1978 avevamo portato l'Italia a votare sul tema del finanziamento pubblico. La maggioranza degli elettori si pronuncio per il si mentre in Emilia voto no il 72,8 per cento, in Toscana il 68,8, in Umbria il 68 e nelle Marche il 55,5. Stessa cosa nel 1995, referendum sulle trattenute sulla buste paga per il sindacato: in Ernilia il 55 per cento vota no e in Toscana e il 52 a essere contrario".

Beh, ognuno vota come gli pare...

"Ma a questi dati secondo me bisogna dare un'interpretazione". Quale?

"In queste regioni, che celebrano i cinquant'anni del potere della stessa parte politica, mi sembra che l'avversione all'istituto referendario sia molto chiara".

Mi scusi ma proprio oggi il presidente della Regione Toscana, Vannino Chiti, ha detto ai microfoni di Radio Radicale che bisogna andare a votare.

"Verissimo, infatti gli elettori che hanno come riferimento il Pds dovranno scegliere tra la campagne astensionista di Cazzola, Caldarola e Giovanni Pellegrino, che è andato in televisione a sostenere il non voto, e quelle coraggiosa per il voto di altri esponenti. In mezzo c'è l'atteggiamento di Veltroni e D'Alema che voteranno, ma che fastidio..."

 
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