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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 30 settembre 1997
umanitario, afghanistan * IL CORRIERE DELLA SERA
LE BATTAGLIE DI UNA SIGNORA RADICALE

Metodo e follia, una vita di sfide da Bra a Bruxelles

In Somalia le hanno sparato. E poi missioni in Sudan e Ruanda... Con un nemico da battere: la vecchia diplomazia

Andrea Bonanni

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES - In Somalia le hanno sparato, in Sudan le hanno bloccato l'aereo, in Ruanda le hanno vietato l'accesso ai campi profughi. Sognava di farsi sequestrare dai guardacoste canadesi durante la guerra del merluzzo, ma le andò male. E anche in Birmania, quando due estati fa andò a far visita alla dissidente e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, venne scandalosamente ignorata dalle autorità del regime che le rifiutarono persino il brivido di una espulsione. Ma stavolta, con i »talebani , ha fatto centro: scandalo-parapiglia-arresti-liberazione-scuse ufficiali. Una cinquina praticamente perfetta.

Decisamente, c'è del metodo nella follia di Emma Bonino. E c'è del genio, anche, se il genio - come dicono - consiste nell'adattarsi alla realtà restando profondamente se stessi. Nel suo ufficio, al decimo piano del palazzo della Commissione, spiccano tre vecchi manifesti radicali: »Sognatori cercansi , »Fastidiosi cercansi , »Don Chisciotte cercansi . Lei, evidentemente, è stata la prima ad arruolarsi. »Il problema non è quello di gestire il possibile, ma di inventarsi il possibile per modificare l'attuale , aveva dichiarato in una intervista quindici anni fa. Detto fatto. La storia della Commissaria più scomoda dell'Unione europea è una professione intelligente di quel credo apparentemente velleitario.

Tutto cominciò tanti anni fa, dalla tragedia personale di un aborto clandestino che sconvolse la vita tranquilla di questa ragazza della provincia piemontese laureanda in lingue che faceva l'accompagnatrice turistica per guadagnare qualche lira e visitare il mondo. Da quel trauma, nacque l'impegno politico con il Cisa, il Centro Informazioni Sterilizzazione e Aborto, e poi la battaglia abortista con i radicali. Nel giugno '75 il primo arresto a Firenze, anche quello meticolosamente cercato, per il reato di procurato aborto. Dieci giorni di carcere che le aprono, l'anno successivo, le porte del Parlamento.

Da allora la sua carriera di provocatrice non conosce più ostacoli né frontiere. Nel '79 si incatena ai cancelli dell'Eliseo per difendere i diritti degli obiettori di coscienza francesi. Nell'89 si fa arrestare in Polonia, dove era andata a manifestare contro il regime comunista. Nel '91 viene fermata a New York, dove distribuiva siringhe per strada come gesto anti-proibizionista.

Ma quella di Emma Bonino non è smania di protagonismo e neppure una gratuita vocazione al martirio da manuale di vittimologia. Se così fosse, non sarebbe arrivata dov'è, travolgendo ogni calcolo di probabilità politica. Fastidioso, sognatore e donchisciottesco quanto si vuole, il personaggio conserva, nel suo modo di affrontare la realtà, un ferreo pragmatismo piemontese e anche una buona dose di quell'opportunismo che trasuda da tutti i veri sognatori.

Paracadutata inopinatamente dallo stagno rumoroso della politica italiana ai saloni ovattati della Commissione e del grand jeu internazionale, la ragazza di Bra non ha smesso di essere se stessa: solo ha adattato la logica radicale del paradosso, del contropiede e del gesto mediatico al nuovo contesto in cui si trovava a muoversi.

Alla prima riunione della Commissione, nel dicembre '94, si è vista affidare come portafoglio solo quello, allora vuoto, della tutela dei consumatori: una goccia nel mare del potere e del denaro gestito da Bruxelles. Per pietà, e anche per aver saputo ingraziarsi la simpatia del vicepresidente spagnolo Manuel Marin, le assegnarono poi anche l'ufficio per gli aiuti umanitari: un'altra briciola che prima di lei sembrava priva di qualsiasi appeal politico o mediatico. Subito dopo, un colpo di fortuna: la rinuncia della Norvegia a entrare nell'Ue rende vacante il portafogli della pesca che era stato tenuto a disposizione del commissario norvegese. Non sapendo a chi darlo, lo affidano a lei, la »Cenerentola di Bruxelles.

Oggi Emma Bonino è uno dei commissari più popolari e anche più influenti. Ha gestito con provetta abilità la spinosa questione della pesca. Ha trasformato gli aiuti umanitari nell'unico strumento di politica estera comunitaria che abbia un minimo di visibilità sulla scena mondiale. E, grazie alla crisi della »mucca pazza che ha minacciato di travolgere la Commissione, le sue competenze per la tutela dei consumatori sono state ampliate fino ad abbracciare i controlli su tutti i generi alimentari che prima erano prerogativa del potentissimo commissario all'agricoltura.

Il successo, comunque, non le ha impedito di prendere posizioni in aperta contraddizione con quelle ufficiali della Commissione, come quando contestò rumorosamente le cifre delle previsioni economiche per l'Italia, o quando criticò apertamente il Trattato di Amsterdam prima che il Parlamento europeo e lo stesso Santer si accodassero alle sue riserve. Da queste impennate, da queste battaglie contro i mulini a vento, Emma Bonino contrariamente a don Chisciotte è sempre uscita indenne, se non rafforzata. Come ora uscirà indenne da Kabul, senza essersi piegata ai talebani e agli obblighi della diplomazia. Pronta per altri mulini da caricare e demolire lancia in resta, soprattutto se in mondovisione.

 
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