DELITTO CAVALLERESCOdi Romain Hilgert
Che un Membro della Commissione di Bruxelles venga arrestato ed interrogato per delle ore, non accade tutti i giorni. E forse poteva solo succedere alla Commissaria per gli affari umanitari Emma Bonino.
Lunedì Emma Bonino è stata arrestata e portata via insieme alla sua delegazione formata da venti persone nella capitale afgana, Kabul, da poliziotti armati di mitragliatrici. Il motivo - o meglio il pretesto: i giornalisti che accompagnavano la signora Bonino avevano fotografato delle donne in un centro sanitario. E nella dittatura afgana le donne sono proprietà privata degli appartenenti maschili alla propria famiglia che per tradizione vogliono disporre anche delle loro immagine, a questo servono i veli lunghi fino a terra con la griglia all'altezza del viso e il divieto di fotografare.
Dopo tutto la visita di Emma Bonino in Afganistan era di particolare significato diplomatico visto che era la rappresentante politica di più alto rango che è andata in quel paese da quando i Talibani hanno conquistato tre quarti dell'Afganistan. I Talibani sono gli "studenti del Corano" militarizzati che, con il sostegno del giro dei servizi segreti pakistani e con l'aura nel frattempo sbiadita dell'invincibilità, hanno marciato fino a Kabul.
Emma Bonino aveva già annunciato prima del suo viaggio che voleva richiamare l'attenzione sulla schiavitù delle donne in Afganistan, sul "razzismo del sesso", che in confronto mette addirittura in ombra quella della dittatura iraniana. Ed è per questo ancora più scandaloso come la Commissione di Jacques Santer abbia cercato di sminuire l'arresto di uno dei suoi membri.
Un portavoce della Commissione ancora lo stesso giorno sottolineava che la Commissaria si trovava in una "missione esclusivamente umanitaria", come se si dovesse incolpare in parte lei stessa per il suo arresto, essendo andata oltre il suo mandato. E si guarda bene dal sostenere pubblicamente l'azione della Commissaria contro la schiavitù delle donne afgane, lo accenna appena.
Al contrario il portavoce della Commissione sottolinea che l'arresto della Commissaria non pregiudicherà ulteriori aiuti allo sviluppo dell'Ue all'Afganistan, o meglio alle organizzazioni non governative che vi lavorano.
L'ipocrisia di questa politica l'ha smascherata indirettamente la Bonino stessa in un'intervista alla CNN: come può, si chiede, essere garantita l'assistenza sanitaria delle donne afgane, se le donne non possono essere trattate da medici maschi e le donne non hanno il permesso di seguire una formazione accademica come medico? Dopotutto l'Afganistan faceva parte già prima della dittatura talibana dei paesi con più alta mortalità delle partorienti.
All'apparenza è un po' come se la schiavitù delle donne afgane non fosse vista solo dai Talibani di Kabul come un delitto cavalleresco da giustificare culturalmente, bensì anche dalla Commissione di Bruxelles. La Commissione si potrebbe ad esempio permettere la stessa politica se l'apartheid afgano non fosse rivolto contro le donne, ma piuttosto contro uomini di un altro colore o religione?
Eppure l'Unione europea è uno dei pochi e il più importante donatore di fondi del paese. Quest'anno ha inviato 1,2 miliardi di franchi alla Croce rossa, Terre des hommes e Handicap International in Afganistan e avrebbe con ciò anche la possibilità di mettere sotto pressione il regime di Kabul. Almeno Emma Bonino ha richiamato l'attenzione, stesso nello Zaire occidentale, su come l'Ue e gli altri donatori di fondi possono andare tastoni nelle "trappole umanitarie".
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