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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 15 novembre 1999
Lettera aperta di Emma Bonino a Enrique Baron Crespo

EL MUNDO VENERDI 12 NOVEMBRE 1999

Caro Baron,

so bene quanto difficili siano state - e rimangano - le condizioni nelle quali, dopo le ultime elezioni europee, hai ereditato dalla laburista Pauline Green la carica di presidente del Gruppo socialista al Parlamento Europeo. Hai preso le redini del vostro gruppo proprio nel momento in cui esso cessava di essere il principale raggruppamento politico all'assemblea di Strasburgo, cedendo il primato al Gruppo del Partito popolare. Hai assunto la guida dei deputati socialisti all'indomani di una prolungata e feroce, quanto iniqua, campagna d'opinione (alimentata da molti media e da molti eurodeputati, anche socialisti) che ha avuto fra i suoi inopinati bersagli Manuel Marin, il più illustre rappresentante del Psoe in seno alle istituzioni comunitarie. Al quale, per fortuna, ha pienamente restituito l'onore il famoso » Rapporto dei saggi . Hai esordito nel tuo incarico subendo l'umiliazione inflitta dall'alleanza popolari-liberali a Mario Soares, candidato socialista alla presidenza del Parlamento, votato con e

ntusiasmo anche da noi radicali italiani.

Alle prese con tali e tante avversità, mi sembra che tu abbia riservato il tuo carattere e la tua capacità di leadership, in questi ultimi mesi, contrapponendo un'ostilità preconcetta - direi cieca - all'esigenza manifestata dai sette deputati radicali, anche a nome dei due milioni e mezzo di italiani che li hanno eletti : la necessità di sfuggire al destino di parlamentari di seconda categoria, impossibilitati ad esercitare il proprio mandato, che l'attuale regolamento riserva ai deputati che non aderiscono alle » grandi scuderie politiche .

Per dovere di chiarezza verso i lettori, chiarisco i termini essenziali della questione. Gli eletti radicali italiani hanno ritenuto di non aderire ad alcun gruppo costituito per mantenere la propria libertà di federalisti europei » integrali e per sfuggire a etichette destinate al mercato politico nazionale, ma soprattutto per non prestarsi all'ipocrisia di parentele estemporanee, valide solo a Strasburgo : come quella che associa conservatori britannici e democristiani italiani (questi ultimi divisi in Italia fra 8 o 9 partiti, metà di governo e metà d'opposizione) ; oppure socialdemocratici della » terza via e paleo-marxisti ; o ancora nazionalisti scozzesi e antinuclearisti svedesi. Si va fino al paradosso di un gruppo autodefinitosi » della democrazia e delle differenze che raduna - i francesi direbbero in una sorta di auberge espagnole - antieuropeisti danesi, cacciatori francesi e un paio di pastori calvinisti olandesi.

Che cosa vogliamo ? Che, come avviene nei parlamenti nazionali, anche in Europa i parlamentari » senza famiglia dispongano di uno strumento di coordinamento tecnico che estenda anche a loro (e ai loro elettori) prerogative e diritti garantiti ai deputati » iscritti (e ai loro elettori). Segnalo a questo proposito che l'attuale regolamento del PE vieta a noi » non iscritti di : depositare risoluzioni o emendamenti in plenaria ; partecipare agli organi direttivi del parlamento con diritto di voto ; tenere riunioni con l'ausilio degli interpreti ; ottenere una quota di vantaggi finanziari e servizi amministrativi equivalente a quella offerta agli iscritti, ed altro ancora.

A noi radicali queste regole sembrano inaccettabili. Per questo abbiamo proposto (come facciamo dal 1979) una modifica del regolamento che consenta all'assemblea di Strasburgo di adottare la soluzione già in vigore alle Cortes e nei parlamenti di Italia, Grecia e Irlanda : la costituzione d'ufficio, all'inizio di ogni legislatura, di un » gruppo misto che raccolga gli eletti indipendenti o troppo poco numerosi per costituire un gruppo (in 5 parlamenti europei bastano due deputati per costituire un gruppo !).

Nell'attesa che il regolamento venga modificato, per non rimanere ai margini della vita parlamentare, abbiamo costituito un » gruppo tecnico , senza false etichette, aperto a tutti i deputati non iscritti. Dove » tutti significa tutti, anche personaggi ingombranti e inquietanti come il francese Jean Marie Le Pen, mandato a Strasburgo da elettori francesi, nel rispetto delle leggi francesi. Non ho nulla in comune con Le Pen, ovviamente, ma nessuna avversione etico-politica, nessuna presunta » esigenza superiore , puo' farci derogare dal principio in base al quale tutti gli eletti e tutti gli elettori debbono godere degli stessi diritti e doveri. Che ci piaccia o no, questo vale per tutti : per te, Baron Crespo, per me, per Le Pen e per gli altri 623 colleghi.

Apriti cielo ! Un mese fa, dietro tua istigazione, la burocrazia dei grandi gruppi - l'oligarchia, direi - che domina la vita del parlamento, ha sciolto d'autorità il nostro » gruppo tecnico , con una motivazione risibile, attualmente all'esame della Corte di giustizia europea: la » mancanza di affinità politica fra i componenti del gruppo . Né questa soperchieria é bastata a placare il tuo furore, visto che non sembra piacerti nemmeno la nostra proposta di modifica del regolamento, fino a oggi sottoscritta da 75 deputati, molti dei quali spagnoli, socialisti e (più numerosi) popolari. Risulta anche che, con lo stile e la sensibilità di un ayatollah mi accusi di » disturbare i lavori dell'europarlamento con le mie » litanie (due interventi in aula) e con l'atteggiamento dei » miei deputati radicali italiani. E' vero che noi, per non fare la parte delle scimmie ammaestrate e far valere le nostre ragioni, stiamo mettendo in atto un vero » sciopero del voto . Ma mi chiedo se sia più umiliante per il Pa

rlamento europeo la nostra intemperanza o la deriva burocratico-autoritaria che tu incarni .

Emma Bonino

 
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