IL MESSAGGERO
SABATO 13 NOVEMBRE 1999
Fort Lauderdale, Florida - 10 novembre 99 -Penitenziario femminile di Pembroke Pines
Diario di Emma Bonino dal braccio della morte
Nessun interno di carcere é mai stato luminoso, eppure la prima cosa a colpirti di questa » Broward Correctional Institution é la totale assenza fra le sue mura della sfolgorante luce di Miami. Non un riverbero del sole che illumina e scalda la Florida penetra in questo penitenziario di massima sicurezza costruito nel ridente sobborgo di Pembroke Pines : siamo nel regno del neon, livido astro di tutte le prigioni del mondo.
» Open the death row ! , » Aprite il braccio della morte ! . L'urlo viene scandito da una delle guardiane in uniforme blu e scarpe nere di vernice che scortano me, un piccolo gruppo di giornalisti europei e i rappresentanti di » Nessuno tocchi Caino . E' la mia seconda visita, in poche settimane, in un braccio della morte statunitense, ma é la prima volta che le vite sospese di cui mi occupo sono vite di donne.
La stanzetta per i colloqui destinata al nostro incontro con Andrea Jackson, nera, 41 anni, accusata di avere ucciso un poliziotto nel 1983, contiene a stento noi e le telecamere. Ma dobbiamo arrangiarci. Le guardiane, impassibili solo in apparenza, si mostrano in realtà stupite del nostro interesse per la Jackson, per una cioé che non ha mai raggiunto né gli schermi delle tv né le prime pagine dei giornali.
Eppure, la moritura Jackson é un personaggio sorprendente a più di un titolo. Ha il fisico possente di una tennista : » Passo il tempo con la ginnastica : svariate miglia al giorno di marcia, i pesi, esercizi . E' loquace : » Mi sveglio sempre prima delle 4, per pregare o leggere la Bibbia fino alle 6, quando ci portano la colazione. Dedico molto tempo a pulire e tenere in ordine la cella, come farei a casa mia. Ama la solitudine, a differenza di quasi tutti i carcerati: »Non mi piace stare con le altre. So darmi compagnia da sola. Scrivo lettere, guardo la tv, rileggo le carte processuali. Nei 15 anni che ho trascorso qui dentro ho già fatto cinque ricorsi. Una volta era stata fissata la data dell'esecuzione, ma uno studio legale di New York si é offerto di chiedere gratuitamente una sospensione e l'ha ottenuta. . Ha due figli, uno dei quali vive in Giappone, ed é felice di diventare nonna fra pochi mesi. Ma scoraggia la famiglia dall'affrontare i costi e i traumi che comporterebbero visite regolari :
» E' meglio che non vengano spesso .
Andrea Jackson ha un rapporto » sfocato con il suo passato: » Certo che posso raccontarti il fatto per cui mi hanno condannato : ma non so più se ti racconto ricordi miei o circostanze che ho letto mille volte nelle carte. All'epoca facevo uso di droga e alcool. Ricordo vagamente che tentavo di non farmi spingere a forza nella macchina della polizia. Opponevo resistenza. Ho ucciso e l'accusa sostiene che fu omicidio premeditato. Ma chi commetterebbe un omicidio premeditato di fronte a sei testimoni, in pieno litigio ? .
Le autorità della Florida ci hanno fornito un piccolo dossier che rispecchia dubbi e tormenti americani sulla pena capitale. In questo Stato, uno dei più affezionati alle forche, sono stati uccisi legalmente due ragazzi di 16 anni e un uomo di 72. Questo avveniva prima del '72, quando la Corte Suprema dichiaro' incostituzionale il supplizio capitale. Ridiventata » costituzionale nel '76, la morte di Stato é stata reintrodotta in Florida nel '79 : e da allora il boia ha ripetuto il suo macabro rituale 44 volte. Quarantaquattro storie tragiche delle quali una ha toccato da vicino Andrea Jackson, l'esecuzione nel marzo del 1998 di Judi Buenoano, chiamata dai giornali la » Vedova nera .
Racconta Andrea : » Tutte qui sapevamo che la sedia elettrica esiste e funziona. Gli addetti ai lavori la chiamano ''Old Sparky', Vecchia Scintilla, ma sorridono solo loro. Lo sapevamo ma non avevamo mai assistito agli ultimi giorni di una condannata. Una vera agonia. Conclusa in modo barbaro. A Judy hanno rotto le costole solo per fissare le cinghie di contenzione attorno al suo torace. Poi l'hanno 'bruciata'. Qualcuno sa dirmi a che cosa é servito ?
I testimoni oculari del supplizio della Buenoano confermano che con lei » Old Sparky ha aggiunto un nuovo episodio al suo romanzo dell'orrore. Nel '97 la maschera di spugna che comprimeva il viso del condannato Pedro Medina prese fuoco. Era già accaduto nel '90. Nel luglio scorso la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La morte lentissima - una truculenta seduta di tortura - di Allen Lee Davis ha spinto un giudice a far circolare via Internet le foto raccapriccianti di questo omicidio legale e ha dato luogo a un ricorso alla Corte Suprema grazie al quale le autorità della Florida hanno sospeso le esecuzioni finché non sarà stabilito se la sedia elettrica non sia da dichiarare » incostituzionale per via della sua crudeltà. Il governatore Jeb Bush, paladino della morte di Stato, ha una soluzione pronta, passare all'iniezione letale.
Commenta sarcastica Andrea : » La morte é sempre morte, anche se io personalmente non la temo. Certo, potendo scegliere, preferisco morire avvelenata piuttosto che grigliata. Qui negli Usa se un cane sta male gli si pratica l'eutanasia. Nemmeno I cani vengono uccisi con l'elettricità. Ma si dovrebbe capire che nessuna esecuzione é giusta perché é il dare la morte che é inaccetabile. Lo so, ho ucciso anch'io. Ma quando l'ho fatto la mia mente era annebbiata, confusa. Loro quando ammazzano sono lucidissimi. Sta scritto nella Bibbia che Dio mise su Caino, che aveva appena ammazzato il fratello, un marchio speciale affinché nessuno gli facesse del male » .
Andrea Jackson non ha paura di morire ma spera, come tutti, di vivere. Crede nel pentimento : » Ho chiesto perdono alla famiglia della mia vittima . Non ha cessato di sperare : » Mi piacerebbe un giorno passeggiare davanti all'Oceano con i miei figli . Prima di tornare nella sua cella e nel suo guscio conclude : » Non credete alla capacità di deterrenza della pena di morte : un tossico che ammazza pensa alla dose, non alla sedia elettrica. E nei paesi dove tagliano le mani ai ladri ? Chi ruba per fame pensa allo stomaco, non alle mani. E poi, come si fa a insegnare a qualcuno, uccidendolo, che non si deve uccidere ? .
Fuori del carcere ritroviamo la Florida, il suo sole, la sua luce, tutte le sfumature del suo verde onnipresente. E troviamo anche, nella sua luminosissima casa, il giudice in pensione Gerald Kogan. Kogan é un bellissimo signore oltre i 70 il quale, dopo quanrant'anni in magistratura dedicati sopratutto a processi per omicidio, quindi - come dice lui- » a chiedere, spesso con successo, l'applicazione della pena di morte , ha vissuto una profonda crisi di coscienza che lo ha trasformato nel più noto, prestigioso e convincente militante della causa abolizionista di tutta la Florida. La voce che più di qualunque altra indispone i politici che catturano consenso invocando » più pena di morte .
La conversione del vecchio giudice Kogan, già procuratore generale della Florida, all'abolizionismo, é maturata leggendo i risultati di una ricerca sulle conseguenze che la prova del Dna, entrata nella storia giudiziaria poco più di dieci anni fa, ha portato nei processi per omicidio. » Ho scoperto cosi' racconta Kogan, » che grazie al Dna 75 persone già assegnate ai bracci della morte sono state riconosciute estranee al delitto imputato loro e quindi rilasciate. Mi sono venuti i brividi pensando a quante persone messe a morte nel nostro paese avrebbero potuto essere salvate se solo la prova del Dna fosse stata utilizzabile prima : 50, 40, 30, 20 anni prima ! Per non parlare di tutti coloro che sono oggi rinchiusi in un braccio della morte e che potrebbero essere innocenti, ma la cui innocenza non puo' essere dimostrata semplicemente perché nel loro processo non é stato previsto il ricorso alla prova del Dna. Né é verosimile che, nella maggioranza dei casi, si possa a posteriori ricorrere al Dna. Come fac
ciamo a salvarli da quello che ha tutta l'aria di essere uno dei più gravi e probabili errori giudiziari dei nostri tempi ? .
Gerald Kogan mi ripete un argomento che ha già commosso l'uditorio a un convegno di Amnesty International : » Una volta scoperto l'errore giudiziario tu puoi riparare andando in carcere, spalancando la porta della cella, scusandoti con il condannato innocente e mandandolo a casa. Ma la stessa cosa non si puo' fare aprendo il coperchio di una bara e dicendo al morto 'scusa l'errore, torna casa tua' .
BOX che accompagna il diario BONINO
IL MESSAGGERO - SABATO 13 NOVEMBRE 1999
Ormai é questione di giorni. Il testo di una proposta di moratoria mondiale delle esecuzioni capitali, destinata ad essere discussa dall'Assemblea Generale dell'Onu, é all'esame della commissione che si occupa di diritti umani, che dovrà esprimersi entro il prossimo 17 novembre. Lo scontro fra sostenitori della morte di Stato e abolizionisti é già in atto. Ai 73 paesi che, insieme ai 15 dell'Unione Europea, sponsorizzano la moratoria, affermando in sostanza che il supplizio capitale viola i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, il » fronte della morte (guidato da Egitto e Singapore) contrappone un emendamento al testo che - anziché difendere apertamente il diritto degli Stati a uccidere - respinge di fatto la moratoria considerandola come un' » inaccetabile ingerenza negli affari interni degli Stati . 79 sono i paesi la cui legislazione prevede ancora la pena di morte, ma molti sono i paesi indecisi, cosicché il lavoro diplomatico in queste ore é frenetico.
Nel fronte abolizionista l'Italia svolge da anni un ruolo-chiave. Grazie al nostro ambasciatore all'Onu Francesco Paolo Fulci, e grazie a » Nessuno tocchi Caino , l'organizzazione internazionale fondata dai radicali italiani nel 1993 che ha guadagnato alla causa abolizionista adesioni in tutto il mondo di Premi Nobel e personalità rappresentative di ogni settore.
Se la commissione diritti umani approvasse la risoluzione, l'Assemblea Generale la voterebbe entro dicembre. Non sarebbe una decisione vincolante per i governi nazionali ma costituirebbe comunque la prima solenne dichiarazione dell'Onu a favore dell'abolizione della pena capitale.