di Emma Bonino
Bruxelles, le 11.11.99
LA STAMPA - DOMENICA 14 NOVEMBRE 1999
Come tutte le persone in lotta per sconfiggere il cancro, anche noi che ci battiamo per l'abolizione della pena capitale sappiamo che il nostro traguardo é finalmente vicino. Loro intravedono il traguardo scientifico che consentirà di strappare vittime al » male del secolo , noi intravediamo il traguardo politico-giuridico che permetterà di strappare vite umane al macabro rituale della forca. Ma sappiamo anche, gli uni e gli altri, che la meta tanto agognata potrebbe di nuovo allontanarsi se venisse meno la mobilitazione della pubblica opinione o se noi commettessimo qualche grave errore.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si accinge a discutere e votare, nelle prossime settimane, una risoluzione presentata dai 15 paesi dell'Unione Europea - e sottoscritta da 74 paesi di tutti i continenti - che propone una moratoria universale delle esecuzioni. Se la risoluzione fosse approvata non saremmo ancora al traguardo : perché la moratoria non é l'abolizione e perché le risoluzioni dell'Assemblea Generale non sono vincolanti per gli Stati membri. Ma sarebbe ugualmente una grande vittoria perché attesterebbe la presa di coscienza, da parte dell'insieme della comunità internazionale, che l'applicazione della pena di morte contrasta con i principi della » Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo . Da cui l'adozione della moratoria universale, per dar modo a tutti i paesi di » assimilare la svolta e trarne le conseguenze.
Per porre la questione pena di morte in questi termini, che sono quelli giusti, il movimento abolizionista » Nessuno tocchi Caino (Hands Off Cain), nato in Italia nel 1993 e appoggiato da un fronte sempre più vasto di organizzazioni e di governi, ha dovuto sostenere, ai quattro angoli del mondo , anni di schermaglie - diplomatiche, giuridiche, ideologiche, culturali - che sono sfociate nell'aprile scorso a Ginevra nella votazione (30 si' e 11 no, fra cui quelli di Cina e Usa, e 14 astenuti) con cui la Commissione Diritti Umani dell'Onu ha fatto sua la proposta europea. » L'abolizione della pena di morte recita la risoluzione approvata, » contribuisce all'innalzamento della dignità umana e al progressivo sviluppo dei diritti umani .
I sostenitori del supplizio capitale, ancora praticato con maggiore o minore frequenza in 72 paesi, sanno - quale che sia la natura dei governi che rappresentano - di essere stati neutralizzati sul piano etico-giuridico. Ma sanno anche che l'inarrestabile avanzata del movimento abolizionista puo' essere ancora ritardata spostando la questione sul terreno insidioso dei tranelli procedurali oppure confondendola con le tensioni geopolitiche, le dispute ideologiche e quelle sul cosiddetto relativismo culturale che caratterizzano i travagliati rapporti fra Nord e Sud del mondo.
» Ingerenza é la parola-totem, » rifiutare l'ingerenza la linea invalicabile che i fautori della morte di Stato - più o meno tecnologica - agitano di fronte a noi abolizionisti, esplicitamente accusandoci di volere imporre al mondo intero priorità, regole e valori coniati a misura delle società europee occidentali.
Coscienti di questa trappola, gli abolizionisti devono proclamare alto e forte che mettere fine agli omicidi legali é un obiettivo di per sé, che (come l'abolizione della schiavitù, della tortura e della discriminazione razziale) non rientra in alcuna strategia se non quella, riguardante l'umanità intera, di proteggere la dignità della persona.
L'obiettivo per cui lottiamo é quello di fermare la mano del boia. Non siamo cosi' megalomani, o cosi' sciocchi, da pensare che la nostra mobilitazione possa determinare l'esito di sfide epocali come quelle poste dal divario Nord-Sud, da tutti gli integralismi politico-religiosi, dalla longevità del » muro di Pechino rispetto a quello di Berlino.
Detto questo, inutile negare che nel mondo contemporaneo esiste un problema di crescente » ingerenza da parte della comunità internazionale, in difesa di valori e principi sanciti come universali, nei confronti di paesi che tali valori e principi vilipendono. Di chi la colpa ? Da una parte proprio della » Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 (la cui approvazione non risulta imposta con la forza a nessuno degli Stati che l'hanno sottoscritta) ; dall'altra dell'amata-odiata, ma ineluttabile, globalizzazione. Sarebbe davvero il colmo se riuscissimo a mondializzare tutto, dal mercato del lavoro alla società dell'informazione, salvo le coscienze e i diritti della persona.
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