Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 16 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 7 dicembre 1999
QUARTO FORO ITALIANO SUL COMMERCIO ELETTRONICO
ROMA, 18 NOVEMBRE 1999

INTERVENTO DI EMMA DI EMMA BONINO

1. Introduzione

Potenzialità e possibili conseguenze socioeconomiche e politiche delle nuove tecnologie appaiono sempre più chiaramente. La trasmissione di dati, immagini fisse e mobili e audio a mezzo di digit fa cadere barriere di spazio, tempo e costi. L'impresa può riorganizzarsi, divenire più competitiva ed efficiente. Il cittadino/consumatore ha accesso a più informazioni, beni, servizi. Lo Stato può ristrutturare il proprio ruolo di fornitore di servizi e gestore di dati, delegare a privati, tagliare costi, offrire servizi di migliore qualità, garantire maggiore trasparenza ed efficienza.

Le istituzioni democratiche possono divenire più accessibile e favorire una maggiore partecipazione. Cambia il modo di fare politica e di costruire il consenso. Cambia anche il ruolo e le forme di accesso ai media. La TV come porta d'accesso alla società di comunicazione di massa, che offre Internet e servizi tematici che vanno da giornali e news online alla scelta del film, documentario o programma educativo prescelto. Cambia anche il modo di imparare, di comunicare, di prepararsi al mercato del lavoro per cui muoiono vecchi mestieri e nascono nuove opportunità di impiego legate a nuove forme di istruzione e formazione.

Un formidabile volano per la mondializzazione

La spinta e l'accelerazione verso l'internazionalizzazione già in atto per altri fattori é enorme. Si pensi alla possibilità per un'impresa di pubblicizzare e vendere i propri prodotti o servizi ovunque arrivi un cavo, una presa elettrica o un satellite. A uomini di affari che si incontrano a migliaia di chilometri di distanza via schermo tridimensionale e traduttore elettronico. E, più in generale, all'accessibilità di informazioni e scambi da tutti i paesi e in tutte le lingue, con la possibilità di visitare banche dati, biblioteche, musei in tutto il mondo. Basterà collegarsi con uno schermo per poter sapere, anche in dettaglio, le ultime notizie in tema di politica, cronaca nera, economia, clima o sport dell'Australia piuttosto che Messico o delle isole Figi. Il mondo tenderà a diventare un villaggio globale e, si spera che molte diffidenze e incomprensioni reciproche potranno affievolirsi e forse a cadere definitivamente. Bisognerà cercare di gestire il bombardamento di informazioni, divenire selettivi

ed organizzare i dati. Il rischio é di rimanere affogati in una confusione e stordimento perenne molto simili all'ignoranza.

Vantaggi e rischi delle transazioni elettroniche

Oltre all'informazione il cittadino consumatore ha accesso a beni e servizi. Potenzialmente il suo schermo é una finestra aperta su un mercato mondiale in cui può comprare azioni o polizze assicurative, libri, dischi, videogiochi, magliette o beni alimentari, senza muoversi da casa. Questo vuol dire vantaggi economici e più scelta, anche in termini di qualità. Ma anche rischi relativi alla sicurezza dei sistemi di pagamento, garanzie contrattuali e, più in generale, legati all'effettiva tutela dei diritti, oltre che alla costante potenziale aggressione alla privacy. Sotto il profilo sociale non ci si può non domandare se lo "shopping elettronico" non rischia di svuotare piazze corsi, impoverendo la densità e struttura delle relazioni sociali. O non é invece un'occasione per maggiore tempo libero da "investire" in relazione sociali.

Strumento miglioramento dei rapporti Stato / cittadino

Un altro aspetto rilevante dell'applicazione delle nuove tecnologie sono le loro potenzialità per favorire la partecipazione democratica e i rapporti con la Pubblica Amministrazione. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di accesso audiovisivo alle sedute del Parlamento, del Consiglio Comunale o degli altri organi dove ogni giorno vivono le istituzioni democratiche europee o del nostro paese. O poter conoscere e certificare il proprio stato civile o pagare le tasse, partecipare a una gara d'appalto, ottenere un permesso o un'informazione amministrativa attraverso un terminale e un programma semplice.

Responsabilità della politica

La classe dirigente europea e Italiana si trova dinanzi ad una vera e propria rivoluzione a fronte della quale non può restare indifferente e che va, comunque, governata dando risposte in termini di politiche appropriate a garantire uno sviluppo della società dell'informazione ("SI") in linea con gli interessi di cittadini e operatori economici. Personalmente ritengo che le politiche per realizzare questo obbiettivo debbano promuovere: (i) libertà economica e, dunque, mercato aperto, con regole omogenee e garanzie di concorrenza e lealtà di comportamento; (ii) possibilità di partecipazione e (iii) un clima di fiducia per cittadini e operatori economici che decidano di utilizzare le nuove tecnologie.

2. Libertà economica e ragioni del ritardo Europeo

Ritardo europeo

Il primo dato che colpisce quando ci si occupa di nuove tecnologie é la differenza di ritmo e tipo di sviluppo che la società digitale ha negli USA rispetto all'Europa. I numeri di abbonati Internet, le persone che dichiarano di utilizzarlo abitualmente o, comunque di avervi un forte interesse, i servizi telematici disponibili, le società quotate in borsa e la rilevanza della capitalizzazione, varia sostanzialmente tra il nuovo e il vecchio continente. Basti guardare alcuni dati: doppio di abbonati Internet rispetto alla più popolosa EU - 40 milioni nell'UE e più di 80 negli USA; al trend attuale solo nel 2001 vi sarà un sostanziale avvicinamento tra il numero degli abbonati delle due sponde dell'Atlantico; i costi di accesso ad Internet sono il doppio rispetto agli USA; la percentuale di personal computer negli USA é tripla rispetto a quella UE; La spesa pro capite per le tecnologie delle telecomunicazioni negli USA é doppia rispetto a quella UE.

Questo ritardo rappresenta una potenzialità sprecata visto che già adesso il mercato legato alla SI dà lavoro ad oltre 4 milioni di persone nell'UE. I tassi di crescita dell'impiego rispetto all'economia generale sono impressionanti. Tra il 95 e il 97 le nuove tecnologie hanno creato oltre 300.000 nuovi posti di lavoro nell'UE. Negli ultimi due anni il tasso di crescita dell'impiego ha superato il 10 % rispetto al resto dell'economia contribuendo per oltre il 15 % alla crescita economica totale. Questi dati, seppure inferiori a quelli USA, sono significativi e rendono palesi le priorità per creare nuovo lavoro, sviluppo economico e competitività.

I ritardatari tra i ritardatari

Anche all'interno dell'Unione vi sono i soliti fanalini di coda, tra cui l'Italia con numero di abbonati Internet e il rapporto spesa per servizi telematici / PIL tra i più bassi d'Europa. Alcuni dati aggiornati al marzo 99 sono significativi: se negli USA vi sono stati circa il doppio di utenti Internet rispetto all'Inghilterra il rapporto con l'Italia é di 1/10. In generale, Internet è più utilizzato nei paesi scandinavi (39.6 Svezia 24.6 Danimarca, 17.2 % in Finlandia) Olanda (19.6) e Regno Unito (10.7 %) e meno in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Italia 6.1 % Spagna 5, Grecia 2.9 %, Francia 3.9 ma li esiste già da tempo Minitel). Anche il numero di computer ad uso privato varia sensibilmente: si passa dal 59.8 % della Svezia e 56 % della Danimarca al 26 % dell'Italia fino ad arrivare al 12 % della Grecia. La spesa pro capite per i servizi digitali UK é il doppio di quella Italiana. Come vedremo queste differenze d'utilizzo possono essere imputate a diversi fattori quali la conoscenza de

ll'inglese, le tariffe telefoniche, il livello generale d'istruzione e altri fattori culturali o addirittura climatici. Ma fattore decisivo appare l'esistenza o meno di politiche per promuovere lo sviluppo della SI.

Fatta eccezione per alcuni paesi, nel nostro continente il commercio elettronico sta' esplodendo solo adesso; e in certi paesi é ancora un fenomeno che interessa più i giornali o le conversazioni da salotto che consumatori e operatori economici. Certo, anche da noi i mercati finanziari, sempre attenti alle prospettive future, cominciano a scommettere su un boom di Internet; ma siamo ancora lontani da quello che sta succedendo in USA ormai da più di un quinquennio. Dove il popolo d'Internet trova quasi più naturale fare la spesa via cavo piuttosto che uscire di casa e andare nel negozio più caro e con meno scelta.

Ragioni del ritardo europeo

Quali sono le ragioni per cui negli USA il commercio elettronico é decollato da tempo ? Capirle può aiutarci ad impostare politiche in grado di provocare un'accelerazione anche in Italia e in Europa.

Parte dello sviluppo di Internet si deve probabilmente proprio ai margini di "spontaneità" di cui ha potuto beneficiare; ma la sua crescita é sicuramente legata all'evoluzione tecnologica e al forte impulso dato dalle politiche di liberalizzazione, ricerca ed educazione portata avanti negli USA fin dall'inizio degli anni 80. Il mercato europeo é invece, rimasto prigioniero dei monopoli di Stato, a metà tra burocrazia e rendita para-fiscale.

E si é rivelato meno innovativo, incapace di convogliare risorse e portare stimoli allo sviluppo di nuove tecnologie e servizi. In molti Stati europei la politica ha avuto in primo piano lo sfruttamento economico del monopolio e si è mostrata sensibile agli interessi dei gruppi di pressione meno interessati ad innovare e creare efficienza quali sindacati, burocrazie e clientele politiche. Trascurando politiche di educazione e formazione che avrebbero potuto preparare le nuove generazioni e il mondo del lavoro alla rivoluzione tecnologica in atto.

Mentre negli USA il mercato aperto e concorrenziale ha spinto gli operatori a investire in qualità ed efficienza attirando capitali per ricerca e sviluppo. Creando un mercato estremamente dinamico e competitivo alimentato da una crescente massa di investitori e consumatori pronti a scommettere sull'uso dei nuovi servizi digitali. Si é cosi sviluppata una "società dell'informazione di massa" con un sistema di educazione e formazione che ha favorito il formarsi di generazione culturalmente preparate e abituate ad utilizzare Internet.

La struttura delle tariffe telefoniche raggiunta dopo alcuni anni di liberalizzazione - per cui una volta pagato l'abbonamento le telefonate locali sono praticamente gratuite - ha contribuito a favorire l'uso di Internet. Le transazioni elettroniche sono diventate un modo abituale per comprare anche grazie alla comodità della consegna a domicilio. Il sistema di trasporto e le forme di marketing si sono rapidamente adattate facendo da volano a questa nuova realtà. E le borse hanno premiato chi investiva, anche con profitti a lungo termine, sulle potenzialità del nuovo mercato.

Basti pensare ad Amazon che pur non facendo ancora profitti ha un enorme valore finanziario. Gli stessi mercati finanziari hanno beneficiato delle transazioni elettroniche: la società Schwabs, ad esempio, consente anche a piccoli investitori privati di acquistare titoli via Internet su tutti i mercati finanziari del mondo.

Quanto ci costa questo ritardo

Il ritardo Europeo rappresenta una grande occasione non colta che si rischia di perdere o, comunque, di non riuscire a sfruttare in tutte le sue potenzialità; in termini di sviluppo economico, competitività, nuova occupazione e interessi economici e qualità della vita dei cittadini consumatori. Il persistere nella difesa di certi interessi legati al monopolio pubblico, una certa cultura corporativa - per cui, ad esempio, in Italia si è data priorità alla rottamazione di auto piuttosto che alle infrastrutture informatiche nelle scuole - , la distrazione della politica, ha obbiettivamente creato un gap che rischia di aumentare e diventare difficilmente recuperabile. Invece di sviluppare mercato e posti di lavoro possiamo perderli divenendo sempre più dipendenti di tecnologia altrui.

Un mercato aperto, concorrenziale con regole omogenee

Vista l'analisi, l'unica risposta seria che si poteva dare a livello comunitario per recuperare un po' del terreno perduto era l'apertura del mercato tlc. L'Europa ci ha messo più di dieci anni a causa di ben note resistenze politiche e interessi costituiti. E ancora adesso la concorrenzialità del mercato appare insufficiente e non tutti gli Stati europei prendono sul serio il carattere prioritario delle politiche per promuovere le nuove tecnologie. Se l'Europa vuole recuperare il suo ritardo deve premere l'acceleratore, puntare sulla liberalizzazione garantendo agli operatori economici un mercato realmente aperto e concorrenziale dove merci e servizi possano circolare liberamente in un sistema di regole omogenee e non burocratiche. Sotto questo profilo negli ultimi anni la Commissione europea ha conseguito risultati importanti: da un lato arrivando, il 1 1 1998, alla liberalizzazione completa delle tlc e applicando una politica di concorrenza rigorosa; dall'altro elaborando una proposta di direttiva, in cor

so di approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento, sul commercio elettronico che consente le transazioni elettroniche di beni e servizi in tutto il mercato europeo in un quadro normativo semplice e armonico.

La concorrenza, conquistata con tanta fatica, va difesa evitando che si creino monopoli o abusi di posizioni dominanti private, cartelli - del tipo di quello che si é formato in Italia subito dopo la liberalizzazione della telefonia mobile. Servono autorità antitrust determinate. E Autorità di regolamentazione e controllo che assicurino un servizio universale - comprendente l'acceso ad Internet - di qualità e a prezzi abbordabili anche per le fasce di consumatori economicamente più deboli o geograficamente sfavoriti. E' importante che queste autorità si mantengano indipendenti e, soprattutto, autonome dal potere politico ed economico. Ad esempio, quale credibilità può avere agli occhi dei cittadini e degli altri operatori economici una autorità con i propri membri e personale tecnico lottizzati tra partiti politici e aziende di comunicazione?

4. Favorire la partecipazione

Mettere il cittadino consumatore al centro dello sviluppo della SI

Benché la SI implichi la partecipazione dei cittadini consumatori, la politica, anche a livello comunitario, si é mostrata distratta nei loro confronti focalizzandosi sui problemi dell'industria. Una maggiore attenzione al coinvolgimento dei cittadini presuppone non solo l'acquisizione di una diversa sensibilità da parte dei decisori ma anche più attenzione per mutamenti in atto. Per porre il cittadino consumatore al centro dello sviluppo della SI e favorire nel contempo il decollo "dell'economia digitale", bisognerebbe, ad esempio, (a) promuovere il ruolo dei consumatori come nuovi attori del mercato cercando di capire le loro reali priorità, anche in termini di capacità d'accesso ai nuovi servizi; e (b) dare loro fiducia, anche attraverso un quadro di regole e strumenti di tutela appropriato.

Le priorità dei cittadini consumatori

Dai dati del sondaggio Eurobarometro (marzo 99) risulta un forte interesse per i servizi telematici al punto che la domanda di servizi è superiore all'offerta effettivamente disponibile. In particolare, paesi più arretrati, quali l'Italia, mostrano comunque un interesse alto con un'offerta ancora lontana dalle aspettative del mercato. Il minore interesse è spesso legato a mancanza di informazioni per cui la promozione di maggiore consapevolezza sui vantaggi legati alle nuove tecnologie farebbe probabilmente aumentare rapidamente la domanda.

Barriere d'accesso alle nuove tecnologie

Si è visto che un fattore determinate per il minore accesso ad Internet é la mancanze di politiche per promuovere la diffusione della SI eliminando le barriere di acceso con una netta correlazione tra iniziative politiche per la SI e diffusione della stessa. Ad esempio, in alcuni paesi ritardatari non vi é neppure un libro verde o un programma di governo per favorire lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Le modalità di accesso ai prodotti e ai servizi delle SI possono diventare un fattore di esclusione e di marginalizzazione. Occorre ripensare, e forse andare oltre, al concetto e l'ambito del servizio universale nel mercato tlc liberalizzato individuato nella Comunicazione del 1996 della Commissione al fine di garantire ad un maggior numero di persone possibile l'accesso ai servizi telematici di base. E rimuovere quei fattori, di natura economico-sociale, culturale e tecnologica che ostacolano la diffusione delle nuove tecnologie tra tutti gli strati della popolazione.

(i) Barriere culturali

La mancanza di formazione ed educazione é forse la barriera più importante. Non riguarda solo l'alfabetizzazione telematica di base che dovrebbe essere garantita al più presto in tutte le scuole europee. Ma anche l'evolversi della tecnicità e complessità dei sistemi di accesso e utilizzo delle nuove tecnologie che richiedono competenze sempre nuove. Il concetto di Learning Society va esteso dai lavoratori ai cittadini/consumatori a cui va garantito un accesso minimo, anche in termini di formazione, ai nuovi servizi. Il mercato, attraverso la messa in commercio di prodotti e servizi facilmente accessibili e utilizzabili dalla stragrande maggioranza dei consumatori - quali ad esempio la TV interattiva per l'accesso ad Internet - potrebbe contribuire notevolmente a facilitare l'accesso alla SI.

Dai dati disponibili risulta chiaramente che la lingua inglese domina la rete anche nella terminologia adottata (email, server, browser, ecc.). Il tentativo di difendere o promuovere l'uso di altre lingue appare arduo. Almeno per l'accesso alla rete e la navigazione di base l'apprendimento dell'inglese sembra per ora l'unica strada.

(ii) Barriere tariffarie

Il costo delle tariffe telefoniche e dei sistemi hardware e software di accesso a Internet può limitarne l'utilizzo escludendo le fasce economicamente più deboli. In futuro il problema dei costi e interoperabilità riguarderà sempre più la TV tematica e interattiva (abbonamento, noleggio di film, decoder, ...). Si spera che concorrenza e mercato portino benefici, come negli USA dove, come si é visto, una volta pagata una somma forfetaria si ha accesso illimitato alle chiamate locale. Nell'attesa, per evitare i rischi d'esclusione, si possono promuovere politiche economiche, anche in termini di incentivi, può favorire l'accessibilità

(iii) Barriere tecnologiche e informative

Nonostante gli sforzi del mercato per produrre tecnologie user friendly, vi sono ancora barriere tecnologiche anche per prodotti e i servizi della società della comunicazione anche di uso oramai quotidiani come il telefonino o il computer. Per una persona estranea al mondo telematico anche l'allacciamento ad Internet e l'utilizzo dell'email può costituire un problema. E' il paradosso della rivoluzione in atto. Da un lato, i consumatori sono investiti da ingenti flussi di informazioni, dall'altro spesso mancano proprio le informazioni di base sui prodotti e programmi che s'intende utilizzare. Questo rende difficile per il consumatore orientarsi e scegliere il prodotto e servizio e utilizzarlo al meglio. Forse sarebbe utile una standardizzazione delle informazioni da fornire al cittadino che gli consenta una migliore scelta e utilizzo del prodotto o servizio della SI.

Conquistare la fiducia dei consumatori

Transazioni elettroniche può voler dire vantaggi economici e più scelta, anche in termini di qualità. Ma anche rischi relativi alla sicurezza dei sistemi di pagamento, garanzie contrattuali e, più in generale, legati all'effettiva tutela dei diritti; oltre che alla costante potenziale aggressione alla privacy. Una delle condizioni chiave perché il commercio elettronico possa davvero decollare e divenire un fenomeno di massa é la creazione di un clima di fiducia per il cittadino consumatore che va in rete. Politiche, anche normative, e comportamenti degli operatori necessari per assicurare questo clima, lungi dal costituire barriere burocratiche allo sviluppo di Internet, sono la condizione base per il suo sviluppo.

Un quadro di regole armonico

E, dunque, necessario un quadro di regole semplici e non burocratiche a garanzie della sicurezza e degli interessi dei cittadini consumatori. Molti consumatori cominciano, infatti, a sentire l'esigenza di garanzie per una maggiore fiducia; per cui quando entrano in Internet per fornire i loro dati personali, acquistare con carta di credito, aprire un conto in banca o comprare titoli non vogliono avere la sensazione di stare in giungla in cui il diritto civile e penale viene sospeso.

Le esigenze di tutela e di applicazione effettiva delle legislazioni nazionali devono poter essere conciliate con la libera circolazione dei servizi su rete a livello trans-nazionale. Se ogni Stato impone integralmente tutte le sue norme chi opera su Internet la possibilità per un operatore economico, specie se PMI - di fare transazioni elettroniche diviene un impresa davvero ardua. Almeno all'interno dell'UE é dunque necessario un quadro di regole di armonizzazione quali quelle proposte nella direttiva citata che fissa una quadro di norme comunitarie armonico per lo sviluppo del commercio elettronico.

La tutela dei diritti a livello trans-nazionale

La possibilità di applicare la legislazione esistente affinché Internet non diventi una giungla, presentano alcuni problemi a cui vanno trovate risposte anche a livello sovranazionale e che non possono limitarsi a semplici codici di condotta. Le transazioni elettroniche devono essere soggette alle stesse norme attualmente applicabili alle transazioni ordinarie e il consumatore deve, pertanto, poter beneficiare dello stesso livello di tutela. Sotto questo profilo é necessario emanare regole e prevedere dispositivi tecnici che permettano di individuare con sicurezza il soggetto, persona fisica o giuridica, responsabile della violazione della legge penale o civile o dell'inadempimento contrattuale su Internet.

Oltre all'identificazione certa del venditore o del fornitore di servizi il consumatore deve poter contare, in caso di controversia non risolta per via extragiudiziale, su una tutela giurisdizionale effettiva. Se compro in Italia per via elettronica da un rivenditore residente in Germania un prodotto difettoso, devo poter identificare e citare il venditore davanti al mio giudice di residenza chiedendo l'applicazione della mia legge contrattuale. Se il consumatore dovesse automaticamente perdere il proprio foro e legge contrattuale tutte le volte che compra qualcosa su Internet da un operatore residente in un altro Stato, sarebbe infatti molto difficile creare quel clima di fiducia che è uno dei presupposti per lo sviluppo delle transazioni elettroniche.

In proposito le Convenzioni di Roma e di Bruxelles, assicurano già certe garanzie al consumatore. Ma esistono ancora ambiguità interpretative e rischi per cui queste norme potrebbero rivelarsi inadeguate rispetto ai problemi posti dallo sviluppo del commercio elettronico. Le convenzioni citate sono attualmente oggetto di revisione da parte degli Stati membri. L'ultimo Consiglio dei Ministri dei Consumatori dell'UE del 3.11.98 ha emanato una risoluzione in cui chiede di rinforzare le garanzie per il consumatore nelle transazione elettroniche. La Commissione e la maggioranza degli Stati membri sembrano aver recepito queste direttive e lavorano al miglioramento delle convenzioni nel senso di conquistare ulteriormente la fiducia dei consumatori.

Al consumatore dovrebbe comunque essere lasciata la facoltà di rinunciare al suo Foro giudiziario nei casi in cui sia l'unico modo per poter acquistare un bene o servizio. Negli USA, ad esempio, alcune imprese che vendono su Internet indicano chiaramente che il loro prodotto o servizio può essere acquistato solo accettando la legge contrattuale e giurisdizione di residenza dell'impresa; il consumatore per comprare può, con conoscenza di causa, decidere di assumere il rischio di perdere la possibilità di tutela a casa propria.

Contenuti pericolosi

I contenuti non illeciti ma potenzialmente dannosi per alcune categorie di soggetti (messaggi pornografici o violenti, ...) quali minori o persone particolarmente sensibili sono un problema che può trovare soluzioni anche attraverso autoregolamentazione e meccanismi di filtraggio. L'importante é che i cittadini e i consumatori, siano associati nella definizione di tali strumenti. In proposito la Commissione ha lanciato un programma su l'uso sicuro di Internet che prevede anche azioni di sensibilizzazione di consumatori e imprese su questi problemi.

Privacy

Il consumatore é sempre più oggetto di assalti pubblicitari e subisce la commercializzazione dei propri dati personali. La proposta di direttiva sul commercio elettronico prevede il divieto di "junk Mail" senza il consenso del consumatore. Per la protezione della privacy esiste una direttiva comunitaria sulla protezione dei dati personali. Anche se la legislazione comunitaria sulle protezione dei dati non é sempre facile da attuare considerati i già rilevati problemi che pone la trans-nazionalità. La diversità del nostro sistema rispetto a quello USA pone, ad esempio, seri problemi commerciali che sono oggetto di negoziazioni nel quadro del dialogo transatlantico. Si tratta di trovare una soluzione che garantisca una protezione effettiva dei dati personali senza costituire un inutile barriera alle transazioni elettroniche trans-nazionali:

6. Conclusioni

Lo sviluppo del commercio elettronico non é solo un problema degli operatori economici. La politica ha la sua parte di responsabilità. Non si tratta di far scendere in campo lo Stato occupando il mercato o creando grovigli inestricabili di regole e barriere; bensì di avere poteri pubblici che facciano davvero i regolatori da posizioni indipendenti, fuori da ogni conflitto d'interesse, capaci di garantire regole di concorrenza, accesso universale e tutela della sicurezza, privacy e interessi economici di cittadini e operatori economici. E di portare avanti politiche di educazione, formazione, ricerca.

Per quanta riguarda paesi che, come il nostro, sono in netto ritardo rispetto agli altri e rischiano letteralmente di perdere il treno, forse bisognerebbe ricordare a qualcuno che la politica é fatta di tempi priorità. Per cui bisognerebbe da subito, già i questa finanziaria, prevedere misure efficaci per favorire la partecipazione alla SI e conquistare la fiducia dei consumatori. Inoltre, per arrivare ad una SI di massa lo Stato dovrebbe "dare l'esempio" utilizzando le nuove tecnologie per migliorare la partecipazione democratica e i rapporti Pubblica Amministrazione cittadino.

Mi rendo conto che sarebbe da ingenui pensare che, nel nostro paese, il costo delle azioni necessarie per promuovere una SI in un mercato concorrenziale, centrata su sulle esigenze di cittadini e consumatori e portatrice di nuova occupazione, sviluppo economico e competitività riguardi solo l'azione dell'antitrust o dell'Autorità per le Comunicazioni e le poste di bilancio nella finanziaria del 1999. In realtà le riforme necessarie hanno costi politici e necessitano di una volontà determinata ad andare contro corposi interessi. E presuppongono una cultura politica radicalmente nuova, più attenta a dare un quadro di prospettiva di crescita, competitività e miglioramento della qualità della vita al paese piuttosto che gestire il contingente gioco di equilibrismi tra partitini e cespuglietti.

Si pensi, ad esempio, a quali sconvolgimento di sistemi corporativi e sindacalizzati porterebbero misure quali la ristrutturazione e informatizzazione delle burocrazie centrali e locali o la liberalizzazione delle attività editoriali; o ancora, agli interessi di molti partiti e apparati vari contro cui si scontrerebbe l'uso della firma elettronica per votare (senza brogli) e raccogliere firme per referendum e liste elettorali. E quale rivoluzione di cultura politica sarebbe un azione decisa per creare un sistema serio dotato di infrastrutture informatiche per dare un pieno accesso alle nuove tecnologie alle nuove generazioni invece di litigare quotidianamente sui fondi alla scuola privata e distribuire soldi pubblici in rottamazioni varie.

Come tutte per tutte le rivoluzioni anche per governare nell'interesse generale la rivoluzione digitale bisogna pagare un "prezzo politico" rilevante in termine di contrasto di molti degli attuali interessi costituiti e di riorientamento

delle attuali priorità politica che non corrispondono necessariamente alle priorità e alle urgenze reali del paese. Sono convinta che la posta per i cittadini e gli operatori economici é troppo alta per non essere determinati a reclamare attenzione e cambiare queste priorità mettendo lo sviluppo della SI al centro dell'iniziativa politica.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail