NONSOLOMERCI: L'AMBIENTALISMO OLTRE IL 2000
Contributo di Emma Bonino
Il nuovo millennio porta con se opportunità straordinarie, anche in termini di maggior benessere economico e qualità della vita; e grandi rischi, a cominciare da possibili mutamenti irreversibili dell'ecosistema, disastri demografici, crescenti tensioni sociali e guerre e all'incapacità di gestire in modo pacifico e benefico la rapida evoluzione e diffusione delle conoscenze in campi quali biologia, genetica o nucleare. Mai come adesso siamo chiamati a dimostrare che Prometeo é stato un eroe positivo e che l'umanità merita il dono del fuoco.
Concordo con la tesi centrale del documento introduttivo del congresso: per governare nell'interesse dell'uomo progresso tecnologico, crescita demografica e le forze liberate dalla sempre maggiore liberalizzazione di produzione e circolazione di capitali, beni e servizi - favorita anche dalle tecnologie digitali - é necessario un nuovo umanesimo. Ossia la capacità di rimettere la persona, l'individuo, i suoi valori, le sue scelte e la sua capacità di organizzarsi e di pesare nella vita della "polis" - ossia di fare politica - al centro del processo di sviluppo. E' la strada della presa di coscienza, della responsabilizzazione.
In questo nuovo umanesimo la persona deve trovare centralità non solo quale cittadino sensibile al rispetto dei valori di democrazia politica ed economica, diritti dell'uomo o salvaguardia dell'ambiente; ma anche nel suo ruolo di operatore economico capace di pesare sui meccanismi del mercato e le strategie di produzione. Questo comporta una capacità di organizzarsi, anche a livello trans-nazionale, come cittadini consumatori che esercitano il proprio potere sul mercato perseguendo interessi quali diritto di scelta, sicurezza e qualità di beni e servizi ed efficienza economica. E la possibilità di influenzare il processo decisionale a livello di governi nazionali o organismi sovranazionali quali UE o OMC. In questo ruolo il cittadino consumatore può anche far valere i propri valori e sensibilità, rifiutandosi, ad esempio, di consumare beni e servizi non sufficientemente "environamental friendly" o provenienti da paesi che non rispettano determinati standard di democrazia, diritti umani o garanzie sociali.
La mia esperienza di Commissario europeo responsabile per la politica dei consumatore mi ha permesso di constatare le numerose sinergie e punti di contatto tra questa politica e quella ambientale, entrambi a carattere orizzontale e beneficianti di una crescente sensibilità da parte dei cittadini. Basti pensare alla convergenza tra le esigenze di sicurezza alimentare a cui i consumatori europei sono sempre più sensibili - cercando un ritorno alla natura, al biologico, alla genuinità dei cibi tradizionali legati ad certo territorio e tecniche di produzione - e il progressivo rafforzarsi di una visione ambientalista del mondo e dei beni di consumo. Questa inter-relazione tra cultura consumerista e cultura ambientalista apre nuovi mercati che rappresentano importanti opportunità per paesi a forte tradizione quali il nostro. Paradossalmente politiche ambientali e dei consumatori, da molti ancora viste come nemiche di un certo sviluppo economico, se accompagnate da scelte politiche ed economiche intelligenti posso
no divenire un volano fondamentale di crescita in linea con l'interesse dei consumatori e dell'ambiente.