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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Rinascimento - 3 marzo 2000
La Repubblica intevista Emma Bonino
Giovedì 2 marzo 2000 Pagina 9

"D'Alema? Se non fosse ostaggio della coalizione..."

Parla la leader radicale Emma Bonino, dopo la rottura con Berlusconi: "A lui interessa solo il potere" di ANTONELLO CAPORALE

ROMA - "Volevano i nostri voti senza di noi", dice Emma Bonino. Loro rispondono: Bonino e Pannella volevano fare del Polo una succursale del partito radicale. "E' un bluff. Noi chiedevamo le riforme, e lui a dirci: sì, dopo il 2001. Avremmo dovuto attendere un anno e mezzo con le mani in mano e scordarci che queste elezioni regionali, se solo lo vogliamo, possono divenire elezioni costituenti di un nuovo modello elettorale. Vogliamo trasferire nuovi compiti alle regioni, vogliamo il federalismo. Ma con quale dignità si potrebbe portare a compimento questo enorme trasferimento di poteri in istituzioni che moltiplicheranno per 15 il baillamme romano. Oggi esistono 44 partiti. Se anche le regioni devono divenire una casbah, succursale di quella esistente la gente dice: meglio che non diate nulla, lo spettacolo della Capitale ci basta e avanza". Berlusconi le ha già risposto: è una scusa, un pretesto per rompere. Perché a voi l'accordo non interessava. Voi cercavate la scena, le pagine di giornali. Un po' di pub

blicità gratis. "Se era un pretesto, una quisquilia, una nota marginale perché ha detto di no? Trascriveva la nostra quisquilia e via. Quanto alla scena, quella ce l' hanno rubata Buttiglione e Casini, parlando - a vanvera - di altro". State zitti che è meglio, vi ricorda Enrico La Loggia. Meglio non scoprire tutti gli altarini... "Li scopra pure". Volendo, possiamo tentare di fare a meno dell'aiuto del senatore di Forza Italia e farci guidare dal naso. Permette? "Prego". Money: quante lire sarebbero giunte qua, nella vostra sede di Torre Argentina? "Ah, i soldi. Bene: le dirò che non avevamo ancora affrontato l'argomento, ma che saremmo giunti ad esaminarlo. Perché l'ipotesi di aderire alla campagna referendaria con le belle parole non era naturalmente possibile nemmeno paventarla. Noi abbiamo investito in questa campagna cinquanta miliardi, lui avrebbe dovuto mettercene molti di più". Cento? "Mica vogliamo fare il bis dell' Espresso che, da un'intervista correttissima, nella quale io dico le stesse cose ch

e adesso ho appena ripetuto, propone una copertina dal titolo "La signora da cento miliardi"? Il giorno dell'uscita del settimanale mi trovavo in Puglia e ho impiegato mezza giornata a rispondere a suoi colleghi che mi chiedevano di questi benedetti soldi. Ripeto: non ne abbiamo mai parlato e comunque ogni tipo di accordo sarebbe stato reso pubblico. Trasparente, pulito". Anche lei sarebbe andata dal notaio come Bossi? "Questo è sicuro, io dal notaio ci sarei andata per davvero. E comunque, tanto per chiarire..." Chiariamo "Il mio partito accetta soldi da tutti e tutti, imprenditori, vescovi o mafiosi, possono darci quanto è nelle loro possibilità a patto che l'assegno riporti per esteso il nome, cognome, residenza e professione del donatore. Questa postilla non è gradita ai più, e i più preferiscono guardare altrove. Mica è un mistero che siamo in cerca di un co- sponsor un co-editore per la nostra radio? Ma Berlusconi non ha mai mostrato interesse". Adesso Silvio è divenuto il diavolo, no? "E' sfuggente,

un simpatico amico che pensa solo a fare uno più uno più uno". Bada al sodo, si direbbe "Al potere, perché altro a lui non interessa". Vuoi vedere che adesso la Bonino sente più amico D'Alema? "D'Alema è un altro che predica bene e razzola male". Con lui nulla si potrebbe tentare? "E' ostaggio della sua coalizione. E' stato l'unico ad aver avuto il coraggio di dire no al posto fisso. Di dirlo soltanto però: non c'è un atto che traduca in legge quell'affermazione". Col centrosinistra mai? "E' un blob di forze, un caos. Pensi che, grazie a loro, Berlusconi stava facendo la figura del grande federatore". Poi siete arrivati voi... "E s'è visto dove voleva arrivare". Adesso vi tocca correre da soli, vero? "Questo ed altro. Ci tocca fronteggiare l'accanimento burocratico che impone a tutti i partiti di trovare le firme, provincia per provincia. Parlare di maggioritario e stare con la testa a Latina, raccattare quel che serve. L'ho detto: volevano i nostri voti ma non noi. Adesso le mitragliatrici sono spianate, e

noi ci troviamo con una fionda. Dal tre al sei marzo convocheremo tutti i militanti per tentare di resistere". In Piemonte, dove è candidata, come andrà? "Stando ai risultati delle europee la gente ha riconosciuto il lavoro fatto a Bruxelles". Gira voce tra i suoi compagni che lei sia terrorizzata dall'ipotesi, oggi per la verità lontana, che la sua candidatura possa risultare vincente. Le toccherebbe trasferirsi per davvero a Torino. Terrorizzata, allora? "Un po' sì". Un po'? "Anche incuriosita. E pronta a fare il mio dovere". Lei sognava Bruxelles... "Ho fatto un buon lavoro. Dicono". Dall'Europa al Piemonte. Come carriera non è male. "Mica sono stata io a lasciarla? Prodi, D'Alema e Berlusconi hanno voluto così. Faccio al meglio quel che mi è permesso fare". Quel che Pannella le dice di fare. "Ah, sono ridiventata la "protesi" di Marco. M'ero dimenticata del tormentone estivo: a luglio ero la protesi, a dicembre (quando qualcuno ha fatto vedere a Silvio i sondaggi che ci riguardano) una statista. Adesso

ci risiamo". Che fa, s'offende? "Ma si figuri: onorata".

 
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