INTERVENTO CONCLUSIVO DI EMMA BONINOSPUNTI DI RIFLESSIONE
In un momento in cui l'Italia cerca disperatamente di mettersi in sintonia con il futuro, lascia esterrefatti che un partito candidato a governare come Alleanza Nazionale (evidentemente preoccupato dalla concorrenza di Bossi) offra il suo pulpito alla voce medievale di Don Pierino Gelmini. Sì medievale.
Era dai tempi delle crociate, infatti, che non si sentivano più in Europa anatemi contro l'Islam come quelli di Gelmini.
Lascia esterrefatti che proprio da un sacerdote, cui la lunga pratica dei tossicodipendenti dovrebbe aver insegnato la tolleranza, lanci un appello all'odio che è moralmente inaccettabile e politicamente irresponsabile.
Ieri ho ringraziato le centinaia di migliaia di lavoratori stranieri che lavorano onestamente nel nostro paese e ci aiutano a mandarlo avanti.
Oggi, di fronte alle deliranti dichiarazioni di Gelmini, io chiedo scusa ai musulmani che vivono in Italia e dico loro: noi radicali, che siamo estranei ad ogni cultura religiosa, ci vergogniamo dell'intolleranza e del razzismo che affiorano in Italia e vi promettiamo che vi difenderemo con tutte le nostre forze contro gli intolleranti e i razzisti
E invitiamo a pronunciarsi con urgenza su questo infortunio la gerarchia cattolica e i numerosi guardiani dei "valori cristiani" che abbiamo ascoltato in queste ultime settimane: che pensano di questo appello alla crociata il cardinale Ruini, Casini, Buttiglione, e il leader del "maggior partito cattolico" Silvio Berlusconi?
UTERO IN AFFITTO
Riceviamo spesso astratte lezioni di morale. Da molti catoni e soloni. Ma questi moralisti, quando si tratta di affrontare la realtà, sembrano perdere ogni lucidità. Prendiamo la questione, recentissima, volgarmente detto dell' "utero in affitto". Che ha scatenato, tra molti laici e molti cattolici, sentimenti di incertezza morale, quindi di insicurezza, che sono comprensibilissimi. Molto meno comprensibile è il bisogno - manifestato dal ministro della sanità Rosy Bindi - quasi un riflesso condizionato - di mettere fine alle incertezze e alle paure facendo ricorso al "paternalismo statale", chiedendo addirittura che lo Stato (che nella nostra vita privata dovrebbe o non entrare affatto o entrare in punta di piedi) faccia il necessario per "annullare la sentenza" di una giudice che ha investito tutta se stessa nella ricerca della soluzione più equa di una questione di per sé complessa.
Quando le cronache ci mettono di fronte a una soluzione tanto insolita io credo che bisogna lasciare spazio a riflessioni dettate dalla tolleranza e dall'apertura al nuovo piuttosto che rifugiarsi nei pregiudizi e nei dogmi.
Prima riflessione. Uno dei cardini della riforma del diritto di famiglia realizzata negli anni Settanta non era proprio il ridimensionamento del dato biologico - del legame del sangue - come unico fondamento delle relazioni familiari? Per chi crede che la famiglia sia - prima ancora che una comunità di consanguinei - una comunità di relazioni affettive (come dimostra il diffusissimo istituto dell'adozione) la continuità genetica tra genitori e figli può persino apparire marginale.
Seconda riflessione. La "maternità surrogata" su base solidaristica (cioè il diritto di essere madre senza gravidanza) legittimata dal Tribunale di Roma è una pratica prevista a titolo gratuito nel regno Unito e negli Stati Uniti, dove migliaia di bambini hanno in questo modo visto la luce e avuto una vita normale. Capisco la difficoltà per la morale cattolica, che disapprova la sessualità senza concepimento, ad accettare la procreazione senza sessualità. Ma che c'entra lo Stato?
Un peccato non è necessariamente un reato e non c'è reato, io credo, non c'è crimine, se non c'è vittima. Ora, per quanto mi sforzi, non riesco ad identificare alcuna vittima in questo esempio di "maternità surrogata", meno che mai il nascituro, un nuovo essere umano che è stato così fortemente desiderato da avere la ragionevole certezza di essere amato. L'unico rischio che il nuovo nato corre, e contro cui lo Stato deve proteggerlo, è quello che la sua vita (il suo stato anagrafico, i suoi legami formali di parentela) non siano regolati da norme certe.
E qui sta il punto, quando il progresso scientifico rende possibili fattispecie sociali che nessun legislatore aveva previsto. Io mi guardo bene dal celebrare come positiva qualsiasi scoperta scientifica. Ma mi guardo altrettanto bene dal nutrire l'istintiva sfiducia nella scienza - l'ossessione a porre sotto la tutela gli "scienziati della vita" - che ispira molti moralisti.
Al mondo cattolico, che ho l'abitudine di rispettare, vorrei dedicare, con rispetto, la seguente citazione di Gaetano Salvemini: "Tutti in Italia sembrano avere dimenticato che la libertà non è la mia libertà, ma è la libertà di chi non la pensa come me. Un clericale non capirà mai questo punto né in Italia né in nessun paese del mondo. Il clericale non arriverà mai a capire la distinzione tra peccato e delitto, fra quello che lui crede peccato e quello che la legge secolare ha il compito di condannare come delitto. Punisce il peccato come se fosse delitto, e perdona il delitto come se fosse peccato. Non è mai uscito dall'atmosfera dei dieci comandamenti, nei quali il rubare e l'uccidere (delitti) sono messi sullo stesso livello del desiderare la donna d'altri (peccato). Perciò è necessario tenere lontani i clericali dai governi dei paesi civili".