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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 9 marzo 2000
Lettera di Emma Bonino

Signor Direttore,

il titolo con cui "La Stampa" di ieri presentava la pagina dedicata alla questione delle firme che tutti i partiti devono raccogliere per concorrere alle prossime elezioni regionali (I radicali: D'Alema aiutaci a raccogliere le firme) suggerisce ai lettori una interpretazione fuorviante e un po' caricaturale di quello che sta succedendo. Abuso quindi della vostra pazienza per una messa a punto.

Non sono andata a Palazzo Chigi per chiedere una mano a un amico (presunto) dei radicali - il che sarebbe effettivamente strano - ma più semplicemente (come peraltro ha scritto il vostro cronista Claudio Tito) per denunciare anche al capo del governo, di persona, alcune violazioni in corso di obblighi di legge, tanto' gravi - ai nostri occhi - che potrebbero avere già inficiato l'esito delle prossime consultazioni. Non chiediamo aiuti né favori, rivendichiamo diritti spettanti a tutti i candidati. La posta in gioco non é tanto "l'emergenza firme in casa radicale" (siamo abituai a sbrogliarcela da soli) ma la regolare tenuta delle elezioni regionali, in applicazione di una legge, pur strampalata, che non abbiamo voluto noi. Come come osservava anche Fabrizio Rondolino domenica scorsa sulla "Stampa".

Il legislatore, d'altra parte, cosciente di imporre alle forze politiche un'autentica corvée (raccogliere in tre settimane da 110 a 140 mila firme sparpagliate in 83 circoscrizioni provinciali) aveva previsto di facilitare la sottoscrizione delle liste in due modi: a) stabilendo l'apertura straordinaria degli uffici comunali per 10 ore al giorno dal lunedi' al venerdi' e per otto ore il sabato e la domenica; b) stabilendo che gli organi di informazione pubblica sono tenuti ad informare i cittadini delle modalità straordinarie previste per sottoscrivere le liste.

L'appello, tempestivamente lanciato dai radicali al governo, affinché venissero attivate le segreterie comunali e "gli organi di informazione pubblica" (la Rai, in primo luogo) é stato vano. E' vero infatti che la generalità dei Comuni ha finito per mettersi in regola e aprire i suoi uffici. Ma questi uffici restano vuoti perché - non avendo la Rai adempiuto al suo obbligo di legge - gli elettori non ignorano di dover "garantire" i loro candidati preferiti andando a firmare.

Ecco che cosa siamo andati a dire a D'Alema. Avvertendolo che questa situazione potrebbe esporre le istituzioni a un ricorso per invalidare la prossima prova elettorale e che il denaro pubblico speso a titolo straordinario da 8000 comuni rischia, senza una copertura informativa adeguata, di andare sprecato.

Conclusione. Mentre i Comuni restano aperti e deserti, alcuni si chiedono dove e come i partiti stiano raccogliendo le firme. Altri sostengono di saperlo fin troppo bene.

Grazie dell'ospitalità.

Emma Bonino

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