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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 16 marzo 2000
Corriere della Sera - 16 marzo 2000 (pag.6)

REPLICA A SARTORI

Bonino: no al ballottaggio a due, in Italia è impossibile

»Anche in Francia al secondo turno accedono in tanti, tutti i partiti sopra il 12%

Il professor Giovanni Sartori, in un editoriale dal titolo »Ciurme sciolte e bipartitismo pubblicato sul »Corriere della Sera del 10 marzo scorso, avanzava una »modesta proposta per Emma Bonino . Ecco l'intervento di risposta della leader radicale e la controreplica del professor Sartori. Vedo che anche il professor Sartori usa nei miei confronti l'approccio di Berlusconi: meriterei il riconoscimento di grande leader politico se accettassi le sue ricette, in caso contrario rimarrei una povera donnetta succube del »diavolo Pannella. Tenendo conto, tuttavia, dei giudizi che solitamente il professor Sartori riserva ai suoi interlocutori, specie della mia parte politica, posso ritenermi fortunata. Veniamo al merito della proposta di Sartori che dovrei accettare: il doppio turno con ballottaggio limitato ai soli primi due candidati che abbiano ricevuto il maggior numero di voti nel primo turno. Il professore mi attribuisce evidentemente una forza di persuasione o un potere magico che io, come lui, non posseggo

. In più, la mia ormai prolungata esperienza politica mi dice che questa proposta non avrebbe nessuna possibilità di passare. In Francia, patria del doppio turno, al ballottaggio sono ammessi tutti i partiti che abbiano superato il 12% dei voti. In Italia, dove la frammentazione è molto maggiore, non solo la limitazione del ballottaggio ai primi due appare un sogno assolutamente irrealizzabile, ma è facile prevedere che la soglia del quorum sarebbe verosimilmente assai più bassa nonché ritagliata, se non sul più piccolo dei cespugli, su quelli intermedi. Per formare le coalizioni si verificherebbe, fra il primo e il secondo turno, un mercato delle desistenze di tale indecenza da far rimpiangere le peggiori lottizzazioni passate e presenti. Noi radicali non siamo maniaci del referendum e della democrazia diretta »sempre e comunque . Ma in un sistema politico bloccato e di fronte alle degenerazioni partitocratiche della democrazia, sappiamo che solo il referendum può aprire la strada, con la riforma del siste

ma elettorale, a un reale cambiamento istituzionale di tipo anglosassone. Sartori è convinto che tutti i mali della situazione attuale derivino dalla riforma parzialmente uninominale prodotta dal referendum del 1993: io al contrario ritengo che essi derivino dal sistema proporzionale che i partiti sono riusciti a mantenere in parte per le elezioni della Camera e in toto per le elezioni regionali e comunali. L'alternativa non è fra uninominale secco anglosassone, proposto e voluto da noi, e uninominale a doppio turno con ballottaggio limitato ai primi due. La vera alternativa al solo uninominale realisticamente possibile (quello che potrebbe uscire dalla vittoria del sì al referendum elettorale) è la piena restaurazione del sistema proporzionale, condito per renderlo più accettabile dal cancellierato alla tedesca, a cui sta lavorando alacremente in questi giorni uno schieramento inedito che va da Berlusconi a Bossi a Bertinotti. La differenza fra Sartori e noi è che Sartori, come ha ammesso in un'intervista c

omparsa su un altro giornale ventiquattr'ore dopo il suo editoriale sul »Corriere della Sera , si è rassegnato a questo esito. Noi no. Sartori considera la cosiddetta soluzione tedesca una sorta di male minore e sostiene che lo sbarramento del 5% dimezzerebbe gli attuali partiti. Dimentica che uno sbarramento al 4% già esiste ma che viene facilmente aggirato con il ricorso a raggruppamenti solo elettorali: Dini, Segni e Boselli si accorparono nel '96 siglando un accordo del quale, già pochi mesi dopo, non rimaneva nulla. Sartori sembra trascurare, peraltro, che della governabilità di un paese sono responsabili, in primo luogo, i suoi partiti maggiori: e che in Italia ai partiti maggiori sembra quasi fare comodo l'esistenza di partitini-satelliti sui quali scaricare la colpa della nostra cronica instabilità. Inutile illudersi: l'Italia non è la Germania. Lo hanno già spiegato benissimo, delineando gli scenari che si verificherebbero nel nostro Paese con quella soluzione, Augusto Barbera sull'»Unità e Angelo

Panebianco sul »Corriere . Ecco perché noi continueremo a lottare per il maggioritario e il bipartitismo. ------ Vedo che lei risponde picche alla mano che ingenuamente le tendevo - la segnalazione di quale sarebbe il sistema elettorale con esito bipartitico - con argomenti che dimostrano che il sistema in questione lei non lo ha capito. Difatti lei lo riassume confondendolo con il sistema francese e omettendone la parte innovativa, la parte essenziale, e cioè che si tratta di un doppio turno nel quale il primo turno è disegnato »come una primaria . Mi illudevo, onorevole Bonino, che lei di elezioni primarie si intendesse. E invece così non sembra. Perché una primaria non consente (è la contraddizione che non lo consente) alleanze o intrallazzi. Con il che la sua obiezione - l'unica convincente, se fosse vera - che il sistema da me indicato sarebbe aggirato da coalizioni e desistenze cade nel vuoto. Proprio nel vuoto. L'impossibile non può accadere. Mi stupisce anche molto, soggiungo, che lei scriva che in

Italia la limitazione del ballottaggio ai due primi vincitori del primo turno appare »un sogno assolutamente irrealizzabile . Se la mette così, onorevole Bonino, a che gioco giochiamo? Al gioco di farsi fessi? Come fa a reclamare un bipartitismo (che non sia un bipolarismo) senza una corsa a due di singoli candidati di singoli partiti? E dunque dalla sua risposta posso soltanto ricavare, ahimè, che lei fa finta di perseguire il bipartitismo. In realtà vuole solo vincere il referendum. Ad maiorem Bonini gloriam.

Emma Bonino

PRIVATE INCLUDEPICTURE d z "../../../img/cds-foot.gif" HYPERLINK "/posta.htm" /posta.htm PRIVATE "TYPE=PICT;ALT=Scrivi" INCLUDEPICTURE d z "../../../img/footer.gif" HYPERLINK "/posta.htm" /posta.htm Copyright c 1999

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PRIVATE Giovedì 16 Marzo 2000

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REPLICA A SARTORI

Bonino: no al ballottaggio a due, in Italia è impossibile

»Anche in Francia al secondo turno accedono in tanti, tutti i partiti sopra il 12%

Il professor Giovanni Sartori, in un editoriale dal titolo »Ciurme sciolte e bipartitismo pubblicato sul »Corriere della Sera del 10 marzo scorso, avanzava una »modesta proposta per Emma Bonino . Ecco l'intervento di risposta della leader radicale e la controreplica del professor Sartori. Vedo che anche il professor Sartori usa nei miei confronti l'approccio di Berlusconi: meriterei il riconoscimento di grande leader politico se accettassi le sue ricette, in caso contrario rimarrei una povera donnetta succube del »diavolo Pannella. Tenendo conto, tuttavia, dei giudizi che solitamente il professor Sartori riserva ai suoi interlocutori, specie della mia parte politica, posso ritenermi fortunata. Veniamo al merito della proposta di Sartori che dovrei accettare: il doppio turno con ballottaggio limitato ai soli primi due candidati che abbiano ricevuto il maggior numero di voti nel primo turno. Il professore mi attribuisce evidentemente una forza di persuasione o un potere magico che io, come lui, non posseggo

. In più, la mia ormai prolungata esperienza politica mi dice che questa proposta non avrebbe nessuna possibilità di passare. In Francia, patria del doppio turno, al ballottaggio sono ammessi tutti i partiti che abbiano superato il 12% dei voti. In Italia, dove la frammentazione è molto maggiore, non solo la limitazione del ballottaggio ai primi due appare un sogno assolutamente irrealizzabile, ma è facile prevedere che la soglia del quorum sarebbe verosimilmente assai più bassa nonché ritagliata, se non sul più piccolo dei cespugli, su quelli intermedi. Per formare le coalizioni si verificherebbe, fra il primo e il secondo turno, un mercato delle desistenze di tale indecenza da far rimpiangere le peggiori lottizzazioni passate e presenti. Noi radicali non siamo maniaci del referendum e della democrazia diretta »sempre e comunque . Ma in un sistema politico bloccato e di fronte alle degenerazioni partitocratiche della democrazia, sappiamo che solo il referendum può aprire la strada, con la riforma del siste

ma elettorale, a un reale cambiamento istituzionale di tipo anglosassone. Sartori è convinto che tutti i mali della situazione attuale derivino dalla riforma parzialmente uninominale prodotta dal referendum del 1993: io al contrario ritengo che essi derivino dal sistema proporzionale che i partiti sono riusciti a mantenere in parte per le elezioni della Camera e in toto per le elezioni regionali e comunali. L'alternativa non è fra uninominale secco anglosassone, proposto e voluto da noi, e uninominale a doppio turno con ballottaggio limitato ai primi due. La vera alternativa al solo uninominale realisticamente possibile (quello che potrebbe uscire dalla vittoria del sì al referendum elettorale) è la piena restaurazione del sistema proporzionale, condito per renderlo più accettabile dal cancellierato alla tedesca, a cui sta lavorando alacremente in questi giorni uno schieramento inedito che va da Berlusconi a Bossi a Bertinotti. La differenza fra Sartori e noi è che Sartori, come ha ammesso in un'intervista c

omparsa su un altro giornale ventiquattr'ore dopo il suo editoriale sul »Corriere della Sera , si è rassegnato a questo esito. Noi no. Sartori considera la cosiddetta soluzione tedesca una sorta di male minore e sostiene che lo sbarramento del 5% dimezzerebbe gli attuali partiti. Dimentica che uno sbarramento al 4% già esiste ma che viene facilmente aggirato con il ricorso a raggruppamenti solo elettorali: Dini, Segni e Boselli si accorparono nel '96 siglando un accordo del quale, già pochi mesi dopo, non rimaneva nulla. Sartori sembra trascurare, peraltro, che della governabilità di un paese sono responsabili, in primo luogo, i suoi partiti maggiori: e che in Italia ai partiti maggiori sembra quasi fare comodo l'esistenza di partitini-satelliti sui quali scaricare la colpa della nostra cronica instabilità. Inutile illudersi: l'Italia non è la Germania. Lo hanno già spiegato benissimo, delineando gli scenari che si verificherebbero nel nostro Paese con quella soluzione, Augusto Barbera sull'»Unità e Angelo

Panebianco sul »Corriere . Ecco perché noi continueremo a lottare per il maggioritario e il bipartitismo. ------ Vedo che lei risponde picche alla mano che ingenuamente le tendevo - la segnalazione di quale sarebbe il sistema elettorale con esito bipartitico - con argomenti che dimostrano che il sistema in questione lei non lo ha capito. Difatti lei lo riassume confondendolo con il sistema francese e omettendone la parte innovativa, la parte essenziale, e cioè che si tratta di un doppio turno nel quale il primo turno è disegnato »come una primaria . Mi illudevo, onorevole Bonino, che lei di elezioni primarie si intendesse. E invece così non sembra. Perché una primaria non consente (è la contraddizione che non lo consente) alleanze o intrallazzi. Con il che la sua obiezione - l'unica convincente, se fosse vera - che il sistema da me indicato sarebbe aggirato da coalizioni e desistenze cade nel vuoto. Proprio nel vuoto. L'impossibile non può accadere. Mi stupisce anche molto, soggiungo, che lei scriva che in

Italia la limitazione del ballottaggio ai due primi vincitori del primo turno appare »un sogno assolutamente irrealizzabile . Se la mette così, onorevole Bonino, a che gioco giochiamo? Al gioco di farsi fessi? Come fa a reclamare un bipartitismo (che non sia un bipolarismo) senza una corsa a due di singoli candidati di singoli partiti? E dunque dalla sua risposta posso soltanto ricavare, ahimè, che lei fa finta di perseguire il bipartitismo. In realtà vuole solo vincere il referendum. Ad maiorem Bonini gloriam.

Emma Bonino

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