di VIRMAN CUSENZApag.4 ROMA - Se l'aspettava, Emma Bonino. Ma non così presto. »La conversione del Cavaliere al sistema proporzionale fa finalmente giustizia del fatto che la rottura con i radicali non era un pretesto come dicevano quelli del Polo , sorride inchiodata al tavolo di lavoro di una campagna elettorale frenetica, tra uno spot girato con Toscani (»a gratis ) e il tarlo dei referendum. Tirando le somme, affiora una realtà impensabile appena un mesetto fa: »Nella battaglia per il maggioritario, che non è affatto fallito, ci ritroveremo solo noi, i Ds e... la gente. Capitò così nel '74 con il divorzio. E andò bene . Signora Bonino, perché è sopresa dai tempi della svolta berlusconiana? »Pensavo che Berlusconi aspettasse il 16 aprile. Evidentemente vuole calamitare pezzi di vecchia nomenklatura di partito già da queste amministrative. Rinnega se stesso, ma meglio così: è una scelta che fa chiarezza . Siamo al tanto peggio tanto meglio? »No, ma almeno non tireranno fuori tutte quelle bufale sulla vendita di radio
radicale e altro come pretesto del mancato accordo tra noi e il Polo. In piena trattativa siamo stati noi a ricordare al Cavaliere che aveva firmato da presidente del Consiglio nel '94 un disegno di legge maggioritario insieme con Urbani e Speroni . Ma il malfunzionamento del maggioritario c'è e si vede. »Questo è il punto: da noi non c'è mai stato il maggioritario. Tradendo il referendum del '93, i partiti per difendere se stessi hanno varato un papocchio chiamato Mattarellum. I cittadini votando sì avevano deciso di andare a Londra, ma i partiti li hanno dirottati a Parigi. Poi nel contesto italiano, s'è persa la coincidenza e ci siamo ritrovati in Romania . Il maggioritario è una garanzia etica? »Come dimostrano i Paesi anglosassoni -che non hanno conosciuto nè comunismo nè fascismo- il maggioritario è semplicemente un sistema più adeguato alla New Economy. A parità di condizioni economiche, quel sistema consente una rapidità decisionale, perché salta le intermediazioni tra i partiti. Non lo dico io,
ma il Fondo monetario . Alla New economy va affiancata una New politics? »Proprio così. La situazione di oggi è insostenibile. Dobbiamo solo scegliere: o avanti o indietro . E perché il sistema proporzionale tedesco è un passo indietro? »Ma non è nemmeno il sistema tedesco quello di cui parlano Berlusconi e l'armata che lo accompagna. In comune c'è solo lo sbarramento al 5 per cento. E, tra l'altro, oggi vige il limite del 4 per cento che nel '96 non ha impedito ai Dini e ai Boselli di mettersi insieme per poi sciogliersi dopo le elezioni. Infine, nella loro proposta non c'è spazio per alcun cancelliere visto che per introdurlo bisognerebbe cambiare la Costituzione. Morale: l'unica speranza per i referendum resta solo la gente, che a 40 partiti ne preferisce di sicuro due . Come legge la grande fuga proporzionalista: voglia di Grande Centro? »Non lo so. Berlusconi non è stupido, ma un sostanzialista. Oggi corre il rischio di finire dimezzato e disarcionato dai suoi compagni di ventura. Già l'ideatore d
i tutto è Andreotti che ha molto più spessore, da non sottovalutare...Comunque, è tutta gente che antropologicamente non vede bene il Cavaliere . Prego? »Si è messo molte serpi in seno. M'aspetto che se l'operazione riunificazione dei vari Mastella, Pivetti, Buttiglione riuscirà, alla fine troveranno qualche pretesto - tipo il conflitto di interessi- per candidare premier un bel centrista: un Fazio o un Bazoli, visto che tecnocrate oggi fa tanto serio . E' un allerta a Fini? »Mi chiedo che fine farà Fini. I loici pensatori del Polo sussurravano da tempo che fino al 16 aprile bisognava stare uniti e compatti e che poi con forza si sarebbe data la carica referendaria. Invece, vedo che un deludente Fini che dà blande repliche al suo alleato. Ma allora mi chiedo perché ha chiesto ai suoi sottoscrittori di fare ginnastica sulle spiagge andando a firmare per i referendum? Così rischia di ingannare gli elettori. Anche sul finanziamento ai partiti, quesito che -vedrete- farà molti più sconquassi nel Palazzo . Q
uale alleato vi resta: parte dei Ds e D'Alema? »Visto che gli industriali hanno scelto un preoccupante silenzio -dopo essersi dichiarati a favore, per il maggioritario- restiamo noi, D'Alema e...la gente. E' una convergenza parallela di fatto, non certo un'alleanza. Come per il divorzio nel '74, restammo noi e il Pci che si affiancò nelle ultime 24 ore. Ma c'è pure un'altra emergenza "etica": quella delle firme . Andrete in Procura? »Certo, in questa tornata elettorale ci sono aspetti di illegalità macroscopica. Davanti a irregolarità così diffuse è giusto parlare di "Firmopoli". Come per Tangentopoli, quando Craxi disse "Tutti lo fanno" -poi correggendosi su nostra richiesta con un "quasi tutti"-. Quando chiedo ai colleghi degli altri partiti: come avete fatto a raccogliere le 140 mila firme necessarie, avendo chiuso le liste appena sabato scorso? Mi guardano come un E.T. ebete. Lo stesso sguardo che ricevevamo ai tempi dell'allegra gestione del finanziamento pubblico. Denunceremo tutto . Sarete almeno
contenti per il documento liberista che D'Alema ha firmato con Blair. »Sì, se il premier non avesse frenato dopo l'altolà di Cofferati. Ma lei sa che in quel documento ci sono quasi integralmente i nostri quesiti sociali? Come sul fatidico articolo 18, quello cosidetto sui licenziamenti, ma più propriamente sulle assunzioni. C'è pure la proposta di privatizzare gli uffici di collocamento, che la Corte Costituzionale ha cassato insieme al nostro referendum . Che fa, provoca? »No, è D'Alema che ha scelto la strada dell'Eurotassa, ovvero quella di realizzare in Italia riforme che la sua maggioranza non gli consente, facendole passare come il rispetto di parametri europei: "Lo vuole l'Europa". Allora, se fosse conseguente, il premier dovrebbe votare sì ai nostri referendum sociali. Prego, si accomodi .