Di Silavano BalestreriPag. 1 + 3
BONINO: "NON MI AGGREGO A QUESTO CARAVANSERRAGLIO"
Roma. Doveva venire a Genova, ma all'ultimo momento Emma Bonino ha dato forfait: "Non ho intenzione di aggregarmi a questo caravanserraglio concepito con lo stile della vecchia Confindustria". La ragione del rifiuto la presenza ad una tavola rotonda dove sarebbe stata "ammucchiata con sindacalisti e politici con i quali non ho nulla da concertare".
J'accuse di EMMA BONINO
NON HO NULLA DA CONCERTARE CON QUEI POLITICI E SINDACALISTI"
"Non ho nessuna intenzione di aggregarmi a questo caravan serraglio e di partecipare a un appuntamento concepito con lo stile della vecchia Confindustria. Quando mi hanno invitato, avevo condizionato la mia presenza al non essere confusa e ammucchiata con i sindacalisti e politici con i quali non ho nulla da dire o da concertare". Alle quattro del pomeriggio Emma Bonino si è acquartierata nella sede storica del partito radicale, a Roma, lontano dal palcoscenico del teatro lirico di Genova, dove vanno in scena Novant'anni di Confindustria, e dove era annunciata la sua partecipazione alla tavola rotonda con i leader sindacali Sergio Cofferati, Sergio D'Antoni e Pietro Larizza, gli industriali Innocenzo Cipolletta e Andrea Pininfarina E Gianfranco Fini di AN.
Emma Bonino, "convitata di pietra", reagisce con durezza allo "sgarbo" della Confindustria, e diventa la protagonista della giornata sferrando un nuovo attacco al trasformismo referendario di Silvio Berlusconi e all'indecisionismo di Massimo D'Alema. Al Cavaliere non perdona la svolta sul sistema elettorale, dal maggioritario al proporzionale, e rincara la dose: "Mi auguro che si decida a dire con chiarezza che è anche a favore del finanziamento pubblico dei partiti, perché altrimenti i suoi alleati proporzionalisti non sopravvivono". Al premier rinfaccia di essere "prigioniero" della sua coalizione: "Pratica la politica dell'annuncio: lo dico, ma non lo posso fare. A giugno ci ha provato con le pensioni, nel giro di una settimana si è dovuto rimangiare tutto. A settembre ha detto: è finita l'era del posto fisso. Ma non è successo niente. Ora ha sconfessato lo studio comune con Blair, che riprende tutti i nostri quesiti referendari in tema di lavoro".
Onorevole Bonino, perché non ha preso parte alla tavola rotonda?
"Ci sono oggi da una parte le posizioni tradizionali del governo e dell'opposizione, rappresentate da D'Alema e da Berlusconi e, dall'altra parte la grande lotta sociale dei quesiti referendari liberisti e liberali, sottoscritti in questi anni con 40 milioni di firme dai cittadini, quella, cioè, della politica della rivoluzione liberale e federalista del Terzo Stato. Avrei fatto volentieri un intervento libero o un confronto con il governo".
Invece?
"Mi sono ritrovata in un'ammucchiata con sindacalisti e politici, con i quali ho poco dda dire e, soprattutto, da concertare".
Come lo spiega?
"E' una scelta di Confindustria. Hanno voluto rendere un estremo servizio, anche pre-elettorale, a lor signori, negando spazio e considerazione a chi fa politica, a favore di chi gestisce il poteerre. Spero che sia il colpo di coda della "vecchia" Confindustria e attendo il nuovo corso di Confindustria".
Saranno migliori i rapporti dei radicali con il nuovo presidente di Confindustria, Antonio D'Amato?
"Non lo so, me lo auguro evidentemente, ancora aspettiamo tutti il programma, la composizione della giunta. La candidatura D'Amato è stata sponsorizzata dagli industriali veneti che sono stati più disponibili e attivi al sostegno dei referendum. Mi auguro che abbia inizio un nuovo corso meno legato a prebende governative, rottamazioni e altre concertazioni".
Come sono stati i rapporti con il presidente uscente, Giorgio Fossa?
"Certamente di non contatti. Quando Confindustria ha preso posizione a favore dei referendum (adesso tace, credo che sia stato un braccio di ferro all'interno della giunta. La piccola e media impressa che ha imposto una linea politica che non è stata quella di Confindustria negli ultimi vent'anni".
Non partecipando, ha perso l'occasione di un confronto con Berlusconi.
"Se uno parla con intervento libero, come Berlusconi, ha mezz'ora, io avrei avuto cinque minuti in mezzo a altre sei persone, non mi pare un grande confronto".
A Berlusconi ha detto che rinnega, se stesso, scegliendo il sistema maggioritario. Ha qualcosa da aggiungere?
"Mi auguro, per chiarezza, venga fuori che adesso è diventato anche a favore del finanziamento pubblico dei partiti. Berlusconi non lo ha ancora detto ad alta voce che insieme al sistema proporzionale bisogna salvare anche il finanziamento perché i suoi alleati proporzionalisti ne hanno bisogno, se no non sopravvivono. Tutti i cespugli, cespuglietti, Bertinotti, Cossutta, Rauti e compagnia bella, certamente anche il Ppi, hanno bisogno del finanziamento pubblico perché altrimenti non tirano avanti".
D'Alema ha parlato a Lisbona di New Economy. C'è relazione tra i referendum radicali e le strategie dell'Ue per il lavoro?
"A D'Alema vorrei dire che quando parla di new economy dovrebbe citare la fonte perché qui uno si trova ad essere "derubato", ma il problema non è questo. Il problema è che D'Alema non h fatto in tempo a firmare lo studio comune con Blair, che riprende tutti i nostri quesiti referendari, come tema da risolvere, che poi lo ha sconfessato due ore dopo perché Cofferati si è arrabbiato: D'Alema è prigioniero della sua alleanza".
Gli altri premier europei possono aiutarlo?
Secondo me il tentativo è quello del meccanismo dell'Eurotassa. L'Europa non c'entrava niente, per farla digerire Ciampi si inventò questo nome e ripeteva che l'Eurotassa serviva per entrare in Europa. Non c'entrava niente perché l'Europa aveva detto solo di ridurre il deficit, il come era un problema italiano. Si potevano fare le riforme strutturali che servono per stare nell'Europa oltre che per entrarci. Di riforme strutturali, si è fatto poco, di privatizzazioni ancor meno, e ci si è inventati l'Eurotassa. Adesso D'Alema vuole in qualche modo vedersi imporre parametri europei su cui spingere la sua coalizione un po' riottosa. Certo è un artificio perché l'Europa monetaria esiste e esiste anche nei trattati, ma l'Europa economica non esiste".
Ha ricordato Ciampi: Lei si era candidata per la presidenza della Repubblica, ha qualche rimpianto?
"Certamente un'occasione mancata, non a caso poi i grandi elettori hanno scelto il meglio che avevano, che era Ciampi, rispetto alla mia candidatura che erra una candidatura certamente alternativa. La mia candidatura, sostenuta da appoggio popolare, li ha almeno costretti a scegliere il meglio che avevano ed ha posto fine ad altre girandole di nomi".
Sa che al convegno di Confindustria il sottofondo musicale era la colonna sonora del film "Giù la testa"?
"Davvero? Non so bene se era giù la testa rispetto agli altri. Io spero che il Terzo Stato, le partite Iva e i piccoli e medi imprenditori la testa la alzino sempre di più. La ricchezza nel Paese la producono loro".