QUANTI NEMICI PER I REFERENDUM DALLA BONINOIL VECCHIO E IL NUOVO
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Di Rudi Dornbusch (Docente di economia al Mit ed ex consigliere della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale
Tutti concordano nel fatto che l'Europa necessita di una rivoluzione economica strutturale. Su come ottenerla i pareri sono però diversi. "Al momento non c'è crisi", dicono i sostenitori dello statu quo. E confidano in una ristrutturazione graduale, nell'apporto delle innumerevoli compagnie di alta tecnologia. Contando, in definitiva, contando sul fatto che la rivoluzione informatica darà vita a uno stile europeo.
Dalla parte opposta, i riformisti disperati non vedono altra strada che tagliare, ridurre o far saltare le burocrazie ossessive e i politici consociativi del vecchio continente. Nell'Europa attuale, si vede appena insinuarsi la possibilità di una reale riforma di ristrutturazione.
L'Europa è, certo, penosamente lenta, ma l'attacco contro la forma-stato si va estendendo: attualmente, però, si stanno aprendo nuovi fronti in questa guerra. E non è questione di battersi contro tutto il mondo o di cambiare le cose dalla sera alla mattina. Il diavolo alligna nelle fessure, nei dettagli. E qui deve concentrarsi l'attacco.
I referendum proposti da Emma Bonino, la grande rinnegata della politica italiana, sono in questo senso un mirabile esempio. Tra le altre cose, propone che si abolisca la reintegrazione nel posto di lavoro tramite l'autorità giudiziaria e la trattenuta automatica per i sindacati. Tre volte hurrà per Emma Bonino. Se non ce la farà, non è importante: Roma non si costruisce in un giorno e, per riformarla, ci vorranno tanti gesti come questo.
In Italia, salvo i "ribaldi" che propongono i referendum, tutti i rappresentanti del governo accettano il sistema vigente e intendono esprimerlo al suo massimo. La Banca Centrale percorre la via delle fusioni finanziarie internazionali; i dirigenti sindacali ostacolano la marcia dei nuovi lavoratori; i capi d'impresa trattano di continuo con lo Stato per aggiudicarsi ciò che conviene loro.
Nello spazio di pochi anni, l'Italia non potrà far finta di niente rispetto al cammino tracciato dai referendum. Il suo rendimento economico, negli ultimi due decenni, è stato spaventoso; il sistema ha cigolato, quasi fino a arrestarsi. Il mercato azionario va avanti e intravede altre prospettive di scambi. Come è sempre successo, in Italia e in altre parti d'Europa, i politici e gli amministratori non captano i messaggi che manda. Nel frattempo, un segnale: anche se i referendum saranno battuti dall'offensiva congiunta di burocrati, politici e capipopolo la rivoluzione modernizzatrice è viva.