-Come sarà possibile governare la regione Piemonte? Facendo ricorso alle molte risorse locali oppure affrontando per prime le contraddizioni di una zona solo apparentemente senza problemi?
Adottando uno statuto regionale che dia vita a una autentica Regione-Stato, con funzioni e competenze amministrative e gestionali autonome; una regione con poteri politico-istituzionali ben definiti, che non può ovviamente fare tutto, ma che possa decidere le sue politiche ed attuarle; una regione i cui cittadini dispongano degli strumenti della democrazia diretta, il referendum locale di tipo svizzero, per intervenire direttamente nel processo decisionale e controllare l'attività del governo regionale. Un simile progetto è possibile solo in un quadro istituzionale presidenzialista e bipartitico: una "nuova regione" con 40 partiti ed un sistema elettorale proporzionale sarebbe solo un imbroglio paralizzante.
Infine, per risolvere problematiche locali non si può prescindere dalla valorizzazione delle risorse locali, che soprattutto in Piemonte sono tante ma purtroppo male utilizzate.
-Quali priorità d'intervento ha individuato e quali sono i temi portanti della sua campagna elettorale?
Ridurre il numero delle leggi regionali e legiferare solo se indispensabile: perché quanto più numerose sono leggi e amministrazioni coinvolte nel processo decisionale, tanto più si accrescono i costi, i tempi e le incertezze per gli operatori economici.
Privatizzare: dismettere le partecipazioni regionali e privatizzare gli enti strumentali di carattere economico (offerta pubblica di vendita ai risparmiatori); non crediamo, infatti, vi sia attualmente una sola partecipazione e proprietà che risponda ad un effettivo 'interesse pubblico' e che pertanto debba essere mantenuta di proprietà e/o sotto il controllo regionale.
Liberalizzare il mercato delle prestazioni sanitarie e superare il regime delle 'convenzioni', assicurando al cittadino la possibilità di scegliere, a parità di condizioni, un erogatore pubblico o privato. Per avere un vero mercato delle prestazioni- sia pure interamente finanziato dal Servizio Sanitario Nazionale- è assolutamente necessario separare la spesa per prestazioni (che è destinata ad aumentare) dalla spesa di gestione delle strutture pubbliche (che è fuori controllo, e può essere ampiamente ridotta).
-Quale è il significato del microcosmo delle Regioni in un mondo ormai completamente globalizzato?
Oggi le Regioni sono rassegnate ad essere semplici articolazioni burocratiche dell'amministrazione centrale. Hanno un margine di manovra in materia fiscale che incide per meno del 4% sul carico fiscale medio di un cittadino piemontese. E senza la nostra riforma continueranno ad esserlo. Le nostre proposte istituzionali sulla regione-Stato e quelle economiche sulla new econony nascono proprio dalla necessità di invertire la tendenza che vede accrescere la marginalizzazione del Piemonte nel contesto europeo.
-Quale è il significato politico di questa partecipazione "in solitario" alla tornata amministrativa?
Torna di moda lo slogan "O di qua, o di là", inventato negli anni '70, quando si invitavano i cittadini a votare 'di qua' per Andreotti contro Berlinguer, 'di là' per Berlinguer contro Andreotti. E poi sono arrivati i "compromessi storici" e le "unità nazionali" , grazie ai quali milioni di elettori che avevano votato Berlinguer contro Andreotti e viceversa, si trovavano uniti in una politica "unica". La situazione oggi è analoga: noi cerchiamo di salvare il maggior numero possibile di elettori da questa trappola votando le persone e non più i partiti.
Disoccupazione, microcriminalità infrastrutture burocrazia necessità di sviluppo quali sono le emergenze per la nostra regione?
Il dato più inquietante della realtà piemontese mi sembra una cronica mancanza di giovani (siamo con la Liguria la regione italiana con il più alto tasso di decremento della popolazione attiva) e una limitata propensione all'impresa: vi sono ragioni storiche, ovviamente, alla base di tutto ciò. I piemontesi- soprattutto i torinesi- sono stati a lungo dipendenti e fornitori o della grande impresa o della grande burocrazia pubblica. Dobbiamo trovare il modo di attirare capitale umano giovane e di qualità.
Un commento sulla proposta di legge Bossi-Berlusconi in tema di controllo sull'immigrazione?
Il declino demografico, l'invecchiamento della popolazione, ma soprattutto l'evoluzione rapporto lavoratori-pensionati - se oggi ci sono in Europa 4 lavoratori per pensionato, nel 2050 saranno solo due - causeranno l'esplosione della spesa pensionistica e sociale, portando al collasso gli Stati e l'economia europea. Una politica dell'immigrazione deve tenere conto del fallimento delle politiche sostanzialmente proibizioniste e criminalizzanti attuali, che consegnano gli immigranti al mercato del lavoro nero, all'illegalità, alla clandestinità.
Bisogna governare il fenomeno immigrazione a partire dalla domanda di forza-lavoro e di flessibilità che le nostre economie esprimono, come gli Stati Uniti e anche la Germania di Schröeder. E' desolante constatare che invece in Italia Berlusconi e Bossi non trovino di meglio che alimentare i peggiori "ismi" possibili: nazionalismo, protezionismo, proibizionismo.
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