Egregio direttore,
nell'editoriale di ieri, Massimo Luciani scrive che 'la prossima consiliatura regionale sarà dunque determinante per la sorte del regionalismo italiano e lascia a dir poco interdetti il fatto che pressoché nessuno dei contendenti in corsa lo abbia ricordato'.
Luciani è un osservatore attento e informato della vita politica, e quindi lascia a dir poco interdetti, per usare le sue parole, che neppure ricordi che tutta l'iniziativa politica radicale delle ultime settimane, a partire da quella che giornalisticamente è passata come 'trattativa con il Polo', non ha fatto che riproporre l'esigenza di riconoscere e corrispondere nei programmi politici ed elettorali la natura costituente dei prossimi consigli regionali. Sull'assetto istituzionale e sulle regole del sistema-regione la Lista Bonino ha avanzato una proposta cui si dovrebbe riconoscere almeno il pregio della chiarezza e di una precisa articolazione formale, e questo, il professor Luciani dovrebbe apprezzarlo. Il nostro modello è una Regione Stato libera e federale, con presidente e parlamento eletti 'all'americana' e con cittadini direttamente coinvolti nelle decisioni politiche attraverso gli istituti di democrazia diretta della tradizione svizzera.
Conosciamo bene i vincoli che rendono un modello di effettivo federalismo regionale solo immaginabile ma non ancora realizzabile. E' evidente che oggi ci si deve muovere fra le maglie strette di una legislazione centralistica e di una disciplina costituzionale che continuano a riservare alle regioni più funzioni amministrative che aree di effettiva sovranità politica. Ma sappiamo anche che il federalismo in Italia non sarà possibile realizzarlo, se non dotando da subito le regioni degli assetti e degli equilibri politici e istituzionali necessari per l'esercizio dei poteri propri delle Regioni Stato. Possono esistere Regioni Stato con 40 partiti, con sistemi elettorali che incentivano la transazione e la corruzione politica, che attribuiscono a consiglio e giunta più poteri di mediazione che responsabilità di governo? Ovviamente no!
Al nostro federalismo liberale, il solo compatibile con gli istituti di una società e di una economia liberale, destra e sinistra contrappongono modelli di decentramento 'nazionale' o 'amministrativo'.
Noi proponiamo il modello dei grandi Stati dell'Unione.
Il Polo/Lega resuscita il modello dell'Assemblea Regionale Siciliana (non interpreto maliziosamente: riferisco esplicite e pubbliche dichiarazioni sulla possibile 'via italiana' al federalismo di autorevoli esponenti della coalizione del mio avversario in Piemonte, Ghigo).
Il centrosinistra parla di un federalismo 'della funzione pubblica' tagliato a misura degli apparati della burocrazia amministrativa e non delle responsabilità politiche delle istituzioni o dei cittadini. Dunque, la nostra proposta può non piacere, ma non può essere giudicata non pertinente, essere giudicata come le altre, e meno che mai può semplicemente 'non esistere'.
Si trova, per quello che vale, fuori dal mucchio.
Sarà anche vero che la par condicio rende tutti uguali, ed ugualmente irriconoscibili, anche se non tutti ugualmente assenti dai palinsesti dell'informazione, vorrei però capire se della par condicio Luciani è l'ennesima vittima o l'ennesimo rigorosissimo interprete.
EMMA BONINO