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Conferenza Emma Bonino
Palma Carmelo - 3 aprile 2000
BONINO: 'REGIONI AMERICANE, NON REGIONI ROMANE'

Torino, 3 aprile 2000

Dichiarazione di Emma Bonino:

La differenza fra il federalismo che proponiamo e quello che Polo/Lega e Centrosinistra ci contrappongono si riassume in poche parole. Loro parlano di Regioni Stato che non sono mai esistite, e che non possono esistere: con 40 partiti, con sistemi elettorali proporzionali che incentivano la transazione e la corruzione politica, con assetti istituzionali che esaltano il ruolo di mediazione dei soggetti della 'concertazione' e che escludono i cittadini da ogni potere di intervento diretto nelle decisioni politiche attraverso lo strumento referendario. Noi proponiamo un assetto istituzionale che esiste, e ha dato, nei secoli, ottima prova di sé. Ed è esattamente opposto a quello del 'federalismo dei partiti': regioni con un sistema elettorale bi o tripartitico, all'americana, con elezione diretta dei parlamentari regionali e del Presidente/Governatore, e con un sistema istituzionale che assicuri il massimo di responsabilità alle istituzioni e il massimo del potere di controllo ai cittadini (referendum legislati

vi e amministrativi, in particolare in materia finanziaria).

Anche il Fondo Monetario Internazionale ha di recente riconosciuto che, a parità di condizioni economiche, i sistemi politici e istituzionali bipartitici sono più efficienti, più capaci di produrre innovazione e di favorire la crescita; che sono, insomma, più 'concorrenziali'. Dare invece maggiori poteri in materia fiscale o economica a Regioni consegnate a questo sistema dei partiti significherebbe solo moltiplicare per 15 la partitocrazia romana.

Il nostro federalismo è quello dei grandi stati dell'Unione americana; quello del Polo/Lega è costruito invece sul modello di quello dell'Assemblea Regionale Siciliana corretto in chiave nazionalistica, ex jugoslava (e non occorre illustrare i disastri cui ha dato luogo quei modelli di autonomia regionale o nazionale). Quello del Centrosinistra è invece un federalismo 'burocratico', che non interviene sui grandi nodi del sistema elettorale e istituzionale e si limita ad una gigantesca ridistribuzione di funzioni amministrative; è, come abbiamo già detto, il federalismo del Ministero della Funzione pubblica, non della politica e delle istituzioni.

Quali poteri sarebbe urgente attribuire alle nuove Regioni (se e solo se, come abbiamo detto, queste si dessero un quadro istituzionale compatibile con l'esercizio di reali funzioni di governo regionale)?

· Innanzitutto i poteri relativi alla politica del lavoro e del mercato del lavoro, in una prospettiva di progressivo superamento tanto della legislazione quanto della contrattazione collettiva nazionale e dunque degli elementi di rigidità più forti con le quali si deve misurare lo sviluppo economico regionale.

· Quindi, i poteri di indirizzo e di decisione sull'assetto istituzionale dei sistema dei servizi (sanità, assistenza, collocamento, formazione, ambiente, trasporti: campi nei quali la regione gestisce quasi tutto, ma non decide quasi niente, e che rimangono legate tuttora ad un modello burocratico, e antiprivatistico costoso e inefficace)

· Infine i poteri in materia fiscale necessari per il finanziamento diretto delle funzioni e dei servizi di competenza regionale. Il tanto sbandierato federalismo fiscale non comporta un ampliamento dell'autonomia impositiva, ma una redistribuzione 'dall'alto' di quote del gettito tributario derivante dai redditi prodotti nel territorio di ciascuna regione. Oggi la Regione ha un margine di manovra (e tutto, naturalmente, in aumento) in materia fiscale che incide per meno del 4% sul carico fiscale medio di un cittadino piemontese. Che questa 'autonomia' sia completamente finta lo dimostra il fatto che, ad oggi, le Regioni, possono aumentare le tasse (con le famigerate addizionali), ma non possono ridurle perché le aliquote sono fissate sul piano nazionale. Non è dunque corretto dire oggi quanta parte del gettito fiscale debba andare alle regioni, perché significherebbe in qualche modo considerare ineluttabile gli attuali insopportabili livelli di pressione fiscale. Più corretto invece è proporre di considerar

e come parametro quello della 'spesa regionale' e rendere i governi effettivamente responsabili dinanzi agli elettori della loro politica fiscale.

· In una prospettiva americana, anche i poteri di polizia (per quello che attiene alla gestione delle risorse e del personale impiegato) e alcuni poteri relativi all'amministrazione della giustizia dovrebbero essere trasferite alle Regioni. Ma prima di pensare alla giustizia delle regioni, occorre, a partire dai prossimi referendum, modificare l'ordinamento giudiziario e 'legalizzare' l'amministrazione della giustizia italiana- che ha conquistato un triste primato di condanne in sede europea.

 
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