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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 10 aprile 2000
LUNA NUOVA - 11 aprile 2000

Come si è trovata a fare campagna elettorale con altre due donne ?

Non ho registrato alcuna differenza rispetto alle campagne interamente "maschili".

Cosa boccia dell'amministrazione Ghigo ?

L'immobilismo, ampiamente concertato con l'opposizione di centro-sinistra, in materia di privatizzazioni e sanità. Vorrei che Ghigo spiegasse ai piemontesi le ragioni per cui una giunta come la sua, che si é fatta eleggere in nome del liberalismo, non ha mosso un dito per dismettere le partecipazioni regionali - che non hanno ragion d'essere - nelle società aeroportuali, interporti, servizi fieristici, aziende termali, enti di formazione e Finpiemonte. Anche in materia di sanità Ghigo ha rinunciato - d'accordo con l'opposizione - a esercitare quel margine ampio di competenze che la legislazione nazionale affida alle Regioni. Di fatto Ghigo e il centrosinistra hanno impedito la liberalizzazione dei servizi sanitari (pure nel quadro dei finanziamenti assicurati dal SSN), e la competizione fra erogatori pubblici e privati. La differenza fra il mio e il loro programma è che io parlo delle prestazioni sanitarie e non delle strutture sanitarie pubbliche; per me è del tutto indifferente che i fornitori di prestazio

ni sanitarie- a parità di costo - siano pubblici o privati. In Piemonte, invece, c'é un partito unico della sanità, un 'sindacato della sanità pubblica'.

Quali sono i punti salienti del suo programma ?

Delegificare (ridurre il numero delle leggi regionali e legiferare solo se indispensabile): perché quanto più numerose sono leggi e amministrazioni coinvolte nel processo decisionale, tanto più si accrescono i costi, i tempi e le incertezze per gli operatori economici.

Risparmiare (attraverso una seria manovra di bilancio): a fronte di certi bilanci regionali che hanno fatto esplodere le spese di mera gestione, sembra invece possibile ridurre le spese correnti dell'1% l'anno, per cinque anni, e destinare questo risparmio agli investimenti, alla riduzione della fiscalità regionale (o per meglio dire al congelamento del margine d'aumento delle aliquote IRAP e IRPEF, unici strumenti del tanto sbandierato federalismo fiscale). Si tratterebbe di circa 100-150 miliardi l'anno, un'operazione che in ciascuna impresa sarebbe possibile fare, a costo zero, razionalizzando l'organizzazione interna, ma che nella "regione dei partiti" è assolutamente impossibile. L'unica distinzione tra questi "poli" è tra chi, a sinistra, aumenterebbe le tasse e chi, a destra, aumenterebbe il debito.

4.Cosa fare per la viabilità nell'area metropolitana?

Più penso alle città 'chiuse per inquinamento', più mi convinco che le misure di 'blocchi' della circolazione non siano prove di lungimiranza, ma ammissioni di impotenza amministrativa. Fino ad ora abbiamo assistito ad azioni ideologico-paternaliste e di scarso impatto reale: se ci si limita a vietare, ma non si facilitano e incentivano i comportamenti virtuosi, non si va lontano. Provate solo a pensare quale attrattiva in termini economici o turistici possa mai esercitare una città che risponde, come è successo, alle problematiche ambientali impedendo a chi è dentro di uscire, a chi è fuori di entrare Sembra un brutto libro di fantascienza. Con un tipo di impostazione di questo tipo si mostra l'inadeguatezza di una città a viversi come tale.

Altro si potrebbe fare: migliorare i servizi pubblici, potenziare i servizi dei taxi (con un processo di liberalizzazione e di concorrenza, che ne abbasserebbe i prezzi per gli utenti, e i costi per i gestori), incentivare la costruzione e la gestione privata di parcheggi pubblici, rendere più rapida la realizzazione delle opere pubbliche: i cantieri a Torino sono eterni, per fare un sottopasso di 400 metri ci si mette anni e si scaricano i costi del caos e del degrado sulla città.

5. Cosa fare per i trasporti locali e pendolari ferroviari della Valle di Susa?

Pensiamo alle grandi opere come a quella dell'alta velocità. Perché non approfittare dei cantieri per il TAV, per potenziare, parallelamente a quest'opera, il trasporto locale, migliorando la connessione tra i piccoli centri? Ma questo comporta che la regione in primo luogo faccia un piano dei trasporti moderno (quello in vigore è vecchio, quello nuovo non c'è) e affidi la gestione delle linee secondo un criterio di mercato. Inoltre la realizzazione della Tav, a lavoro finito comporterebbe vantaggi indiretti anche per il sistema del trasporto locale; sgombrerebbe la linea ferroviaria di superficie da un carico insostenibile, renderebbe accessibile la rete stradale e anche autostradale, restituirebbe le infrastrutture locali della valle al loro uso naturale (consentire la circolazione ai residenti) e cesserebbe di essere utilizzata impropriamente come rete di trasporto internazionale.

6. Cosa fare per il turismo ?

Il turismo in Piemonte non é in declino, come sostiene qualcuno: é piuttosto un settore economico che non é mai stato seriamente valorizzato. Si tratta di un comparto estremamente importante per lo sviluppo della nostra regione, capace di creare occupazione, nonché utile per salvaguardare le zone di montagna a rischio. Penso all'agriturismo, all'offerta di sport invernali, alle aree protette, al turismo eco-ambientale e ad altro ancora.

7. Cosa ne pensa del TAV ?

Le distanze geografiche in termini economici non vanno misurate in chilometri ma in minuti o ore di viaggio. In termini economici Lione è tanto vicina a Parigi (circa 2 ore di viaggio, grazie alla Tav francese) quanto Torino è vicina a Milano; eppure in termini chilometrici è distante circa il triplo L'alta velocità è un'esigenza irrinunciabile per il Piemonte, un'opera dai molteplici effetti positivi. Velocizzare il collegamento del Piemonte con l'Europa significa superare una condizione geografica sfavorevole. L'alta velocità renderebbe più appetibili gli investimenti in Piemonte, porterebbe investimenti, iniziative finanziarie, sbocchi occupazionali. Se Torino fosse a 2 ore da Lione e a 40 minuti da Milano, diventerebbe immediatamente un'altra regione, il suo sistema economico sarebbe più attrattivo di investimenti e più competitivo sul piano nazionale e internazionale. Rispetto ai residenti in Valle di Susa, che dovrebbero sopportare i costi dei cantieri, bisogna essere onesti. Vanno risarciti del danno

subito, d'intesa con gli enti locali; bisogna pensare a compensarne i disagi ridistribuendo in maniera particolare su questa Valle i vantaggi che l'Alta velocità apporterà a tutto il sistema economico regionale. Ma non fare l'Alta velocità non significherebbe fare gli interessi della valle di Susa, ma abbandonare una valle congestionata e marginale al suo destino.

8. Come governare il territorio?

Il Governo dei sistemi territoriali è qualcosa di complesso; le politiche ambientali devono essere un tutt'uno con le politiche socioeconomiche, di infrastrutturazione del territorio, dei costruzione dei nodi e delle reti di sviluppo; una politica del territorio è una politica del sistema, non solo della 'terra' o del 'paesaggio'. Ho una esperienza politica abbastanza lunga e sono ampiamente vaccinata dall'illusione che il modo migliore per difendere il territorio sia quello di non toccarlo, di tentare di conservarlo così com'è, a prescindere dalle conseguenze e dai costi che questo comporta sul piano sociale ed economico. Un sistema territoriale che si impoverisce è più a rischio anche sul piano ambientale.

9. Un giudizio sulle coalizioni che sostengono gli altri candidati.

Sono coalizioni puramente elettorali, incapaci di esprimere - in vista di queste regionali - non dico un intero programma, ma almeno qualche progetto comune. A partire dal "progetto istituzionale". Che tipo di istituzioni regionali auspicano il centrodestra e il centrosinistra? Nessuno lo sa. Solo noi guardiamo alla scadenza del 16 aprile come a un'occasione irripetibile per la trasformazione delle 15 regioni a statuto ordinario in regioni-Stato, in strutture portanti del federalismo liberale di scuola americana: vogliamo che i nuovi statuti regionali rafforzino la scelta presidenzialista e prevedano consiglieri regionali che siano autentici "rappresentanti territoriali", eletti in collegi uninominali, con il maggioritario a turno unico. Cerchiamo insomma di contrapporre al "federalismo amministrativo", che sembra piacere a entrambi i Poli, un vero "federalismo politico".

10. I referendum "sociali" da voi proposti sono stati toccati da questa campagna?

Il centrodestra li ha ignorati, perché non esiste una linea univoca al suo interno e perché Berlusconi ha totalmente personalizzato - "berlusconizzato" - questa campagna elettorale per le regionali, trasformandola nelle "prove generali" delle elezioni legislative dell'anno prossimo. Neanche il centrosinistra, a parte qualche battuta propagandistica, ne parla. Siamo soli anche su questo fronte, ma sempre più convinti che realtà bloccate come quella del Piemonte hanno un bisogno disperato di "rivoluzione liberale".

11. Gli operai della Pinifarina di Grugliasco le chiedono di andare a confrontarsi con loro; ci andrà, e, se sì, quando ?

Non ho alcuna remora a incontrare gli operai della Pininfarina, né i dipendenti della Ferrero né tutti gli altri gruppi di lavoratori che me lo hanno chiesto. Mentre cerchiamo di includere nell'agenda convulsa di questi ultimi giorni quanti più impegni é possibile, approfitto di questa intervista per anticipare che a maestranze e sindacalisti della Pininfarina racconterei la storia - che a me sembra esemplare - di un signore che può essere definito "il Cofferati olandese". Si chiama Wim Kok, dirigeva il sindacato socialista olandese e, passato alla politica, vinte le elezioni, é diventato alcuni anni fa primo ministro. E sapete che ha fatto questo "Cofferati olandese" una volta premier? Ha avviato tutte le riforme liberali che auspichiamo noi, a cominciare dal mercato del lavoro, che in Olanda é il più flessibile dell'Unione Europea. E così facendo ha regalato all'Olanda il tasso di disoccupazione più basso d'Europa (il 3 per cento, mentre la media europea supera il 10), un tasso di crescita fra i più alti e

un bilancio dello Stato in attivo.

 
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