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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 11 aprile 2000
L'ECO DI BIELLA - 10 aprile 2000

1. In queste regionali la Lista Bonino ha la prospettiva di essere il terzo incomodo fra i due poli: i sondaggi davano a fine marzo fra il 16 e il 25% a seconda del sondaggista. Tanti voti, tutti per ora non sufficienti a vincere ?

Non ho mai avuto la vocazione a fare il terzo incomodo. Io corro secondo le regole dell'uninominale: per governare se sarò eletta, per fare l'opposizione se sarò seconda, per tornare a casa se arrivo terza. Mi si rimprovera di violare le regole del bipolarismo? Noi siamo addirittura per il bipartitismo, ma non sta scritto da nessuna parte che il bipartitismo (o il bipolarismo) sia il duopolio esercitato dalle prime due forze politiche che hanno occupato la scena. Candidandomi, mi impegno a realizzare, se eletta, il programma che ho presentato: insieme agli altri eletti radicali e insieme ai liberali, dell'uno e dell'altro polo, che questo programma condivideranno.

2. Il regime dei due Poli - dite voi -ingessa. "Il mio sogno - ha dichiarato più volte - è un Paese liberale". Qualcuno l'accusa di essere, più che liberale, fortemente liberista, nel senso che vorrebbe azzerare i diritti minimi dei lavoratori e la sanità pubblica. Che replica ?

Che il vero "diritto minimo" di un cittadino, se le parole hanno un senso, é quello di lavorare. Capisco la difficoltà che hanno le nostre burocrazie sindacali ad andare oltre i confini dei loro interessi e di quelli - legittimi, ma di parte - dei loro iscritti. Resta il fatto che basta guardare oltre le Alpi per constatare che solo nei paesi i cui governi hanno già avviato le riforme liberiste che noi invochiamo, a cominciare dalla liberalizzazione del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione é stato ridotto della metà o addirittura di due terzi. E parlo di paesi governati da un laburista come l'inglese Tony Blair o da un socialista ex-sindacalista come l'olandese Wim Kok.

E la sanità? Come mai quella piemontese non é all'altezza di quelle di Lombardia e Veneto? Perché la giunta Ghigo, in pieno accordo con il centrosinistra, ha impedito la liberalizzazione dei servizi sanitari - pur nel quadro dei finanziamenti assicurati dal SSN - e la competizione fra erogatori pubblici e privati. La differenza fra il mio e il loro programma é che io parlo delle prestazioni sanitarie e non delle strutture sanitarie pubbliche: per il cittadino é del tutto indifferente che i fornitori di prestazioni sanitarie, a parità di costo, siano pubblici o privati. Ma in Piemonte abbiamo un "partito unico della sanità pubblica".

3. La salute è sempre al centro del dibattito ed è ovvia: la Regione spende due terzi del bilancio per la sanità. La Regione ha però maturato un deficit di oltre 9 mila miliardi di lire: se diventasse presidente come lo azzererebbe ?

Il problema della sanità non è un problema di risorse o di deficit, ma di impostazione. Io voglio liberalizzare il mercato delle prestazioni sanitarie e superare il regime delle 'convenzioni', assicurando al cittadino la possibilità di scegliere, a parità di costi, erogatore pubblico e privato. Per avere questo mercato delle prestazioni - sia pure finanziato dal Servizio Sanitario Nazionale- è necessario separare la spesa per prestazioni (destinata ad aumentare) dalla spesa di gestione delle strutture pubbliche (che è fuori controllo, e può essere ampiamente ridotta).

Il bilancio della spesa sanitaria regionale degli ultimi tre anni ('96, '97, '98) ha registrato, infatti, una crescita esponenziale del deficit, fino ad arrivare a circa 3.500 miliardi di lire di deficit consolidato nel 1998 (Bilancio ultimo dato disponibile) e questo, grazie all'esplosione delle spese correnti (passate fra il 1997 e il 1998 da 7256 a 8192 miliardi)

In più, gli investimenti nella sanità si sono ridotti al minimo: 66 miliardi per il 1999, contro i 124 del 1998 e 721 del 1997. Inoltre, a fronte di risorse che eccedono di gran lunga il budget preventivato, i cittadini ottengono un servizio complessivamente scadente.

In Piemonte si fa oggi più coda agli sportelli del sistema sanitario che nelle altre regioni del Nord Italia: il 31,3% dei pazienti ha atteso nel 1997 più di 20 minuti, contro il 13,9% in Val d'Aosta, 1l 26,8% in Lombardia, il 17% in Trentino, il 24% in Veneto e il 27% in Emilia Romagna (dati ISTAT riportati da Il Sole 24 Ore).

Chiamiamo le cose con il loro nome: in Piemonte non è cresciuta la spesa sanitaria, ma il costo di aziende pubbliche inefficienti, irresponsabili e co-gestite da maggioranza e opposizione.

4. Biella avrà un ospedale nuovo da 900 posti: con le sue tesi sull'evoluzionismo sociale come riusciremo a mantenerlo dopo che avremo speso 260 miliardi ?

Non sono d'accordo: io non ho tesi di evoluzionismo sociale, semmai propongo soluzioni antitetiche e alternative alla gestione sanitaria attuale, dirigista e statalista, che non offre ai cittadini meno abbienti alternativa alle lunghe liste d'attesa degli ospedali pubblici.

Se Biella costruirà il suo nuovo ospedale, dovrà evitare di ricreare in piccolo una cattedrale inutile, meglio sarebbe puntare alla costruzione un piccolo polo ospedaliero d'eccellenza, da gestire in modo manageriale, capace di funzionare ai livelli più elevati. Penso alla specializzazione in determinati settori sanitari, a una struttura capace di mettere in atto una politica salariale che possa attrarre medici di qualità, a una attenta gestione delle risorse a disposizione.

5. Il Biellese è un territorio demograficamente in declino, che invecchia. Ora s'è aperta la grana delle case di riposo in fase di costruzione e apertura che rischiano di non avere la convenzione con l'ente pubblico come quello di Vigliano, proprio per i problemi di risorse. Come si regolerebbe ?

Come nella sanità, la soluzione è la ricerca di un'effettiva concorrenza. Proporrei che la Regione conceda le autorizzazioni dietro verifica dei soli requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, (implicando la disponibilità a investire dei privati l'esistenza di un fabbisogno di strutture); che tutti i soggetti debitamente autorizzati a fornire una certa prestazione, in questo caso una casa di riposo, vengano automaticamente accreditati e che la convenzione sia concessa a chiunque ne faccia richiesta. Non c'è motivo che la Regione si sostituisca al mercato. Essa deve limitarsi, attraverso la concessione ed eventualmente la revoca dell'autorizzazione, controllare la capacità di fornire prestazioni secondo standard prefissati.

6. Il biellese è un territorio che rischia sempre più l'isolamento. La pedemontana che collegherebbe il Biellese, la Voltri-Sempione e la Malpensa è nella priorità della Regione: ora si tratta di progettare e realizzare questo collegamento indispensabile per il Biellese. Occorrono 450 miliardi. Lei è d'accordo ?

Ovviamente sì, anzi considero urgenti ed improrogabili tutti gli interventi sulle infrastrutture. La situazione dei trasporti piemontese è delicatissima. Il Piemonte ha una dotazione di infrastrutture inferiore a quella media italiana ed ha urgente necessità di completare la rete autostradale (Asti-Cuneo, asse Nord Sud da Genova al Sempione), ma anche di potenziare quella ferroviaria.

7. Biella ha una città studi, dove Università, ricerca e formazione si danno una mano. La strada dello sviluppo del distretto industriale biellese passa anche attraverso questo segmento. E' d'accordo ?

E' vero, la strada per lo sviluppo passa inevitabilmente attraverso sinergie fra università, ricerca e formazione. Anche per questa ragione la nostra politica economica si differenzierà da un passato di sostegno a categorie in crisi e a aree depresse e si concentrerà, in positivo, su: promozione della crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso progetti di unione e associazione tra imprese per dare vita a strutture stabili che consentano di superare i limiti della micro-dimensione delle imprese; promozione dell'accesso e dello sviluppo di alta tecnologia; migliori collegamenti fra il Piemonte e le regioni, non solo italiane, confinanti; creazione delle condizioni urbanistiche, infrastrutturali, normative e finanziarie per la nascita di Business Park, per attrarre e incentivare la nascita di imprese del terziario avanzato, alla base della nuova economia.

8. A campagna avviata è arrivata la proposta Berlusconi-Bossi sull'immigrazione col codice fiscale: in una Regione che impiega molti immigrati, lei concorda ?

Bossi e Berlusconi propongono di affidare alle forze armate, alle forze di polizia e alla nostra burocrazia consolare la gestione di un fenomeno epocale, una delle mutazioni innescate dalla mondializzazione; altri, cattolici e laici, pensano che basta fare appello ai valori della solidarietà e dell'uguaglianza per rendere governabile un processo socio-economico le cui conseguenze vanno affrontate dal legislatore, assistito dai migliori economisti, sociologi, giuristi.

La verità e' che anche il fenomeno dell'immigrazione spinge verso misure di liberalizzazione, a cominciare dal mercato del lavoro. I paesi dell'Europa ancora statalista, con un mercato del lavoro ingessato come il nostro, invece di porsi il problema dell'integrazione, offrono agli immigrati due opzioni, diversamente mortificanti: essere assistiti o essere espulsi.

E la criminalità? Certo, c'è anche la criminalità extracomunitaria, da aggiungere a quella nazionale, che gode di ottima salute. Le statistiche giudiziarie ci dicono che la criminalità extracomunitaria è figlia della clandestinità. Ci spiegano che l'incidenza degli immigrati regolari sul tasso di criminalità (intorno all'1,5%) rimane inferiore alla loro incidenza demografica (che è del 2%).

In una regione come la nostra, con una forte presenza di immigrati, é fondamentale tenere distinti due questioni - immigrazione e sicurezza - che qualcuno tende a unificare. Un conto é razionalizzare i flussi migratori e imparare a governare una società multietnica, un altro conto é reprimere fenomeni di pura illegalità, tentativi condotti da delinquenze organizzate di ogni bandiera di approfittare dell'inefficienza del nostro Stato e della nostra giustizia per "conquistare" il territorio italiano.

9. Se dovesse vincere quale sarà la prima cosa che farà per il Biellese ?

Quello che farei per tutti i piemontesi. Dare loro una legge elettorale che li liberi dei 35 partiti esistenti e del finanziamento pubblico che essi pretendono, una legge che scegliendo i consiglieri regionali col sistema uninominale a turno unico, crei finalmente la figura del "deputato territoriale", cioé di un rappresentante popolare identificato per il collegio di appartenenza - nel nostro caso Biella - prima ancora che per il partito in cui milita. Come avviene nei sistemi politici anglosassoni.

 
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